Alessio Lana per www.corriere.it
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«Ma tanto è resistente all'acqua, l'ho letto nelle specifiche». Con l'estate si vedono spesso smartphone usati vicino all'acqua o addirittura mentre si sta facendo il bagno al mare o in piscina e di fronte al nostro sgomento, la risposta che sentiamo più spesso è quella di cui sopra. Ma è vero? Sì e no.
Cosa significa smartphone «water resistant»
Numerosi dispositivi in commercio, e gran parte degli smartphone di fascia alta, presentano nelle specifiche la dicitura «water resistant». Significa resistente all'acqua ed è ben diverso da «waterproof», ovvero completamente impermeabile. Questa «resistenza» a gocce e schizzi infatti è vera solo in parte e sono le stesse case produttrici ad affermarlo. Prendiamo l'iPhone.
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Nel manuale del 13 si legge che i «modelli supportati» (vale a dire dal 7 in poi) «sono resistenti a schizzi, acqua e polvere e sono stati testati in condizioni di laboratorio controllate ottenendo una classificazione IP68 o IP67 secondo lo standard IEC 60529». Lo stesso compare nel manuale del Samsung Galaxy S22 dove leggiamo che «ha ottenuto la certificazione IP68 da un laboratorio accreditato, secondo lo standard IEC 60529». Ciò vale anche per tanti altri concorrenti come l'Oppo Find 5X Pro che è IP68 e il Pixel 6a di Google, che è IP67. Ma cosa vuol dire?
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Il «tranello» dell'IP68
L'IP è un parametro internazionale (definito dallo standard IEC 60529 e stabilito dalla Commissione elettrotecnica internazionale) che classifica il grado di protezione fornito da involucri meccanici e quadri elettrici contro l'intrusione di particelle solide e l'accesso di liquidi.
Il primo numero, il 6, determina che il dispositivo è «protetto contro l'ingresso di polvere, sabbia e in generale qualsiasi corpo solido di piccole dimensioni».
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Il secondo, l'8, indica che il device resiste a un'immersione «a una profondità maggiore di un metro» per una «durata maggiore o uguale a 30 minuti».
Il 7, invece, prevede immersione in un metro d'acqua per mezz'ora.
Così, nel manuale dell'S22 leggiamo che il telefono è stato testato «a 1,5 metri di profondità per 30 minuti», stessa cosa per Oppo Find 5X Pro mentre iPhone, a seconda del modello, è arrivato «fino a una profondità massima di 6 metri per un massimo di 30 minuti».
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Lo standard che fa la differenza
Ora facciamo attenzione a tre punti di questo standard che fanno la differenza.
Uno: IP è uno standard di laboratorio. Viene misurato tenendo il telefono immerso all'interno di un contenitore, una condizione irrealistica. Usando il telefono al mare o in piscina difficilmente lo terremo immobile come nei test. «Il dispositivo è stato testato in un ambiente controllato e certificato», come si legge nel manuale dell'Oppo.
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Due: lo standard si riferisce allo smartphone nuovo. Non a caso Apple rileva che «La resistenza a schizzi, acqua e polvere non è una condizione permanente e potrebbe diminuire come conseguenza al normale consumo». Le guarnizioni e le colle che tengono ben chiusa la scocca infatti si usurano con il tempo e ciò fa calare anche la resistenza ad acqua e polvere. Google sottolinea che «la caduta del dispositivo potrebbe comportare la perdita della resistenza all'acqua». Infatti anche gli urti vanno a inficiare la protezione.
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Tre: l'acqua. I test si riferiscono ad acqua pura e non a caso Samsung avverte di non esporre «il dispositivo ad acqua impura o altri liquidi come acqua salata e acqua della piscina».
Meglio tenere lo smartphone lontano dall'acqua
Insomma, sono i produttori stessi ad avvertirci di tenere il telefono lontano dall'acqua e ciò si riflette nella garanzia. Tutte le aziende infatti non coprono i danni prodotti da liquidi, siano essi acqua o altro. «Questo dispositivo è dotato di rilevatori di liquido al suo interno. I danni provocati dall'acqua al vostro dispositivo potrebbero invalidare la garanzia del produttore», avverte Samsung nella Safety Guide del Galaxy S22.
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«I danni provocati da liquidi non sono coperti dalla garanzia», gli fa eco Apple. «Non portare il telefono in doccia, nella sauna o nei pressi di un lavandino o di una vasca» scrive Google per il Pixel 6a avvertendo che «I danni dovuti a incidenti o cause esterne, come danni causati dall'acqua, non sono coperti dalla garanzia».
E non provate a mentire: all'interno dei dispositivi c'è un cosiddetto indicatore LCI (in inglese liquid contact indicator) ovvero un piccolo indicatore in grado di cambiare colore dopo il contatto con l'acqua. Si tratta di piccoli adesivi, collocati in punti diversi sotto la scocca del dispositivo che, se bagnati, passano dal bianco al rosso.
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