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    “SIETE STRANE! LESBICHE DEL CAZZO” - URLA E LANCI DI BOTTIGLIA, COSÌ UNA BABY GANG DI UNA VENTINA DI RAGAZZI TRA I 16 E I 18 ANNI STA TERRORIZZANDO IL CENTRO DI TORINO - SABATO POMERIGGIO UN PESTAGGIO, QUELLO PRECEDENTE L’AGGRESSIONE A DUE RAGAZZE: INSULTANO, PICCHIANO A SUON DI CALCI E PUGNI E RAPINANO - LA MAMMA DI UNA DELLE VITTIME: “LA BORSA ARCOBALENO E ALTRI ACCESSORI ORMAI SONO VISTI COME UN SEGNO DISTINTIVO. CI TROVIAMO DAVANTI A SCENE DI UNA VIOLENZA INAUDITA E GRATUITA”


     
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    Irene Famà per www.lastampa.it

     

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    Arrivano in gruppo. Anzi, in branco. Perché questa è la parola corretta. Sono una ventina, ragazzotti tra i 16 e i 18 anni e terrorizzano i coetanei. Li insultano, li prendono a botte, li rapinano. Li raggiungono al monumento Emanuele Filiberto Duca d’Aosta in piazza Castello a Torino e attaccano briga.

     

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    È successo ieri sera, intorno alle 18. Il branco è comparso sugli scaloni e subito sono partiti gli insulti, gli sbeffeggiamenti. Hanno individuato la loro vittima, un adolescente che se ne stava un po’ in disparte. L’hanno deriso per il suo abbigliamento e l’hanno colpito con calci e pugni.

     

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    Qualcuno scappa, qualcun altro cerca di intervenire. Uno del branco afferra una bottiglia da terra e la lancia in aria. Per una manciata di centimetri non colpisce una ragazza in pieno volto.

     

    Un raid andato in scena ieri sera. E anche sabato scorso, quello prima e così via. La scorsa settimana due quattordicenni sono state aggredite. Stavano ballando sugli scaloni del monumento, quando è comparso il branco.

     

    «Siete strane! Lesbiche del cazzo» hanno urlato. E poi hanno lanciato una lattina piena. «Il primo istinto – racconta la madre di una delle due ragazze – è stato quello di dire a mia figlia di non andare più lì, di non frequentare più quel posto, di evitare il problema. Poi però ho cambiato idea: perché devo insegnarle ad avere paura?».

     

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    La preoccupazione c’è, non la nega: «Non c’è una causa scatenante, non c’è un pretesto. Dietro a quel monumento si ritrovano quelli che i ragazzi chiamano “alternativi”. Sicuramente la borsa arcobaleno e altri accessori ormai sono visti come un segno distintivo e la parola “lesbica” è considerata un insulto. Un segno distintivo, appunto. Che distingue un gruppo da un altro. Ci troviamo davanti a scene di una violenza inaudita e gratuita».

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