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    1. SE SILVIO BERLUSCONI È STATO ASSOLTO ANCHE IN CASSAZIONE PER L’INCHIESTA SU RUBY È PERCHÉ NON HA COMMESSO ALCUN REATO NEL TELEFONARE IN QUESTURA PER FAR RILASCIARE LA RAGAZZA MAROCCHINA E PERCHÉ NON SAPEVA CHE QUESTA FOSSE MINORENNE 2. LA CASSAZIONE HA DUNQUE MESSO LA PAROLA FINE SU UN PROCESSO E UN’INCHIESTA FATTA DI INDIZI SENZA PROVE. L’EX CAVALIERE HA SUBITO DAVVERO UNA GOGNA MEDIATICA SENZA PARI PER QUESTA STORIA E OGGI QUESTO GLI VA RICONOSCIUTO


     
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    Colin Ward (Special Guest: Pippo il Patriota) per Dagospia

     

    MINETTI FEDE MORA BERLUSCONI RUBY BUNGA MINETTI FEDE MORA BERLUSCONI RUBY BUNGA

    1. L’ONORE DI SILVIO E UN FINALE ASSURDO

    Si può molto ridere sul bunga bunga di Papi Silvio. Il voto del Parlamento italiano che crede alla “nipote di Mubarak” resterà negli annali della Repubblica e tutte quelle buste con i contanti per le ragazze che partecipavano alle famose “cene eleganti” ci dicono che ad Arcore si esercitava la prostituzione. Ma se Silvio Berlusconi è stato assolto anche in Cassazione per l’inchiesta su Ruby è perché non ha commesso alcun reato nel telefonare in Questura per far rilasciare la ragazza marocchina e perché, se anche avesse avuto rapporti sessuali con lei, non sapeva che questa fosse minorenne.

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    La Cassazione ha dunque messo la parola fine su un processo e su un’inchiesta giudiziaria che hanno rappresentato lo sputtanamento massimo, anche internazionale, di Berlusconi. L’ex Cavaliere ha subito davvero una gogna mediatica senza pari per questa storia e oggi questo gli va riconosciuto. Adesso resta in piedi un’inchiesta assai insidiosa sui depistaggi che avrebbe orchestrato per coprire il bunga bunga. Ruby sarà chiamata a giustificare i suoi soldi e le sue proprietà in Messico, e molte Olgettine sembrano disposte a collaborare con la giustizia sul denaro e sulle case ricevute da Berlusconi.

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    Questa storia di Ruby e delle ragazze, insomma, prepara un finale completamente assurdo. Berlusconi non ha commesso alcun reato nelle “cene eleganti”, ma ne avrebbe commessi di gravi per orchestrare le deposizioni delle sue ospiti. Se saranno provate le accuse sul depistaggio, sarà anche provato che a fianco di Berlusconi, in questi anni, ci sono stati due avvocati, Pietro Longo e Niccolò Ghedini, specializzati nel procurargli allarmi. Meno male che poi ci sono Coppi e Dinacci.

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    2. HURRA’, IL BUNGA BUNGA È LEGALE!

    “Berlusconi ancora assolto” titola in prima pagina il Corriere, mentre Repubblica non ci vuole stare e sfodera un titolo di rara meschinità: “La Cassazione salva Berlusconi”. Come se al Palazzaccio ci fosse ancora il giudice Carnevale.

     

    berlu bunga berlu bunga

    Il Giornale esulta a tutta prima: “Il bunga bunga era una bufala. Berlusconi assolto definitivamente dalla Cassazione. La vergogna della Boccassini che ha rovinato un uomo e un Paese”. “Cinque anni senza una prova. Così finisce il teorema di fango”. Mastica amaro il Fatto Quotidiano: “B. assolto in Cassazione perché il reato non c’è più. L’avvocato Coppi: ‘Prostituzione ad Arcore’. Ma i giudici non riconoscono la concussione (grazie alla Severino che ha cambiato la norma) e la consapevolezza da parte del Caimano della minore età della ragazza” (p. 1).

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    “Per Berlusconi assoluzione definitiva. Caso Ruby, la Corte di cassazione si è pronunciata dopo nove ore di camera di consiglio. La procura generale aveva chiesto la condanna. Ma gli avvocati: sentenza inattaccabile” (Corriere, p. 8). “L’esultanza ad Arcore. ‘Mi sono tolto un macigno dal cuore’. Il sollievo dopo l’attesa: non mi ubriaco ma stavolta brindo” (p.9). “Il Cavaliere in lacrime. ‘E’ la fine di un incubo, ora via la legge Severino” (Repubblica, p. 3). La Stampa titola: “Dopo lunga attesa Silvio si rilancia come leader politico. Scongiurato il pessimismo di Ghedini” (p. 6). Il Messaggero ricorda: “Ma resta l’indagine per la corruzione delle olgettine. Il filone ter si intreccia con l’inchiesta escort in corso a Bari” (p. 2). Per Berlusconi i processi non finiscono mai (per la gioia degli avvocati).

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    3. GLI AFFARI DEL BANANA CON MISTER PINK, MILIARDARIO CINESE

    Una foto messa su Internet da una modella romena, ex fidanzata di un miliardario cinese, ritrae Berlusconi mentre firma delle carte con il magnate cinese Poe Qui Ying Wangsuo. Il Corriere la pubblica e in un articolo spiega che il Cavaliere, più che il Milan, potrebbe aver venduto una delle sue ville in esubero: Villa Certosa in Sardegna, oppure villa Gernetto in Lombardia. Da apprezzare che sul tavolo al quale sono seduti i due anziani plutocrati fa bella mostra di sé un volume intitolato “Amiano Silvio” (p. 10).

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    4. LA RIFORMA CHE SPACCA I PARTITI

    renzi e berlusconi italicum renzi e berlusconi italicum

    La riforma del Senato passa alla Camera, ma Pd e Forza Italia si dividono, anche in vista del voto sull’Italicum. Cominciamo da quello che succede tra gli azzurri. Diciotto deputati, in massima parte verdiniani, hanno votato “no” come da ordine di Berlusconi, ma hanno firmato una lettera aperta al Capo facendogli capire che lo hanno fatto solo per affetto nei suoi confronti. Intervistata dal Corriere, una delle firmatarie, Laura Ravetto, non le manda a dire: “Queste cose avrei voluto dirle anche al Presidente, se non fosse che ci impediscono di parlare con lui, che ci impediscono di avere un contatto diretto, che lo tengono ovattato, lontano dalla verità” (p. 2). Il giornale diretto da Ferruccio De Bortoli racconta poi le fatiche del Cavaliere per tenere unito il partito: “Tra blandizie e richiami. La lunga notte al telefono di Berlusconi con i ribelli. La resistenza dei verdiniani: Brunetta nel mirino” (p. 3).

    berlusconi alfano brunetta verdini santanch nella nuova sede di forza italia berlusconi alfano brunetta verdini santanch nella nuova sede di forza italia ILLUSTRAZIONE DI DOMENICO DE ROSA RENZI ITALICUM ILLUSTRAZIONE DI DOMENICO DE ROSA RENZI ITALICUM

     

    Anche Repubblica descrive il marasma forzista: “Azzurri allo sbando, Brunetta a rischio. Alla Camera la fronda è maggioranza. Il partito di Berlusconi diviso in tre. In transatlantico si riuniscono in capannelli: i fittiani, i verdiniani e i pretoriani del leader. Santanchè: ‘Sulle riforme la linea deve cambiare’. Abrignani: ‘Il capogruppo va eletto” (p. 9). Messaggero: “La fronda FI cede per affetto. Verdini: ora però via Brunetta” (p. 5). Il Giornale edulcora un po’ la faccenda: “Forza Italia vota compatta il ‘no’ al Renzi dittatore. Ma nasce una nuova corrente” (p. 4).

     

    Sul fronte del Pd, “Renzi festeggia. La minoranza Pd lo avverte. ‘Un Paese più semplice e giusto’. Ma Bersani avverte: se la legge elettorale non cambia non la votiamo. Il segretario presenta ai suoi parlamentari il ddl per riformare la Rai sul modello Spa: serve un capo azienda” (Corriere, p. 5). Sulla Stampa: “Il premier sogna l’autosufficienza. E per la minoranza è l’ultimo sì. Boschi si lascia sfuggire una frase sibillina: ‘Parte di Forza Italia voterà le riforme al Senato…” (p. 2).

     

     

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    5. MA FACCE RIDE!

    Renato Brunetta: “Ho vinto su tutta la linea. Il gruppo sta con me” (Repubblica, p. 9).

     

     

    6. ULTIME DALLA SEGA NORD

    Va avanti la telenovela veneta del Carroccio: “Tosi adesso è fuori’, dopo il diktat di Salvini il sindaco sfida Zaia. Annuncio da Strasburgo. La reazione: ‘Sei un Caino travestito da Abele’. Il governatore: si volta pagina” (Repubblica, p. 12). Poi interviene pure Bossi, che di Tosi dice: “E’ un pirla se lascia per unirsi a Passera” (p. 12). La Stampa analizza la partita del segretario: “E ora il ‘capitano’ Matteo si gioca tutto in Veneto. Il segretario rompe dopo giorni di incertezze. In dubbio la vittoria alle elezioni regionali” (p. 5).

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    7. FA SOSTA LA SUPPOSTA?

    Il Corriere pubblica una notizia che fa sperare molti: “Salario minimo per chi è senza contratto. Il provvedimento in uno dei prossimi decreti attuativi del Jobs Act. Ipotesi 6,5-7 euro l’ora. Si applicherà nei settori che non sono già regolati da un accordo nazionale. I dubbi dei sindacati. L’anno scorso Berlino ha fissato la soglia base a 8,5 euro all’ora” (p. 13).

     

     

    8. “UNA STRAMBA GIORNATA” (A COSA SERVONO I GIORNALI)

    FABRIZIO BICIO PENSA FABRIZIO BICIO PENSA

    C’è la storia di Lapo e dell’ennesimo ricatto a sfondo sessuale subito dal nipote pazzerello dell’Avvocato. La classica vicenda sulla quale i giornali – per chiunque altro – ci sguazzano allegramente. Il Corriere titola: “I 30 mila euro estorti a Lapo. Arrestato il paparazzo ‘Bicio’. Ex collaboratore di Corona, al telefono diceva: ‘Io questo lo distruggo’”. Nell’articolo, si sorvola con vari equilibrismi sulle condotte oggetto del ricatto. Si dice che Lapo era “protagonista di video compromettenti dopo una stramba giornata milanese di periferia” (p. 27).

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    Nella “stramba giornata milanese”, secondo Repubblica, Lapo si sarebbe fatto riprendere seminudo, era “sotto effetto di stupefacenti” e, secondo uno dei protagonisti dell’estorsione, “si stava masturbando”. Il video sarebbe stato offerto a “Chi” e poi si sarebbe pensato, chissà perché, di metterlo a disposizione di Della Valle (p. 21).  La Stampa dedica alla vicenda un impagabile colonnino dal quale si ricava che il problema di Lapo era “aver bevuto molto”. Lo hanno ricattato per questo, perché aveva alzato un po’ il gomito (p. 14).

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    9. IL GIOCO DELLE TORRI

    Come volevasi dimostrare l’Opas di Mediaset su Rai Way era un’iniziativa assai amichevole, che voleva aprire un negoziato. Corriere: “Rai Way-Ei Towers, prove di accordo. Il sottosegretario Giacomelli al Senato: un operatore unico delle torri tv non preoccupa il governo. Patuano: non serve separare la rete Telecom. Colloqui con Mediaset e Netflix per la pay tv” (p. 35).

     

    Intanto sul tema della rete interviene anche il boss della Cdp, Franco Bassanini, che dice: “Una società comune per Internet superveloce. Fatti gli investimenti il controllo a Telecom. Se il progetto sarà respinto, andremo avanti con Metroweb, Wind, Vodafone, Fastweb e con chi ci sta” (Repubblica, p. 15). 

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