Carlos Passerini per il “Corriere della Sera”
kjaer danimarca repubblica ceca
«Non sono un eroe», dice subito Simon Kjaer, come a voler chiudere già il discorso. Di quella storia preferirebbe non parlare e infatti finora non l'ha mai fatto. Solo un post sui social, qualche giorno dopo l'episodio: «Quel momento farà parte di me per sempre», fu il messaggio. Non si sente un eroe e non vuole essere chiamato così. Lo dice più volte, nel corso dell'intervista. «Ho fatto solo quello che dovevo fare, senza pensarci, come avrebbe fatto chiunque altro».
kjaer soccorre eriksen
Una cosa è certa: la sicurezza e la prontezza con cui pronuncia queste parole sono le stesse che il 12 giugno scorso, durante Danimarca-Finlandia degli Europei, gli hanno permesso di salvare la vita al suo compagno di squadra Christian Eriksen, crollato in campo per un arresto cardiaco. Dopo aver fatto il giro del mondo, quella scena è ancora stampata nella memoria di tutti noi: la corsa verso il compagno che cade a terra con gli occhi spalancati, la freddezza di estrargli la lingua dalla bocca impedendogli di soffocare, il primo massaggio cardiaco, l'intervento dei medici, infine l'abbraccio alla moglie dell'amico, disperata e in lacrime, in mezzo al campo.
Due mesi dopo, che ricordo resta di quel giorno?
kjaer con la moglie di eriksen
«Prima la festa, poi il silenzio. Era un giorno storico per tutti noi danesi, la prima partita dell'Europeo, in casa nostra. Poi è successo quello che è successo. Ho avuto la prontezza di restare lucido, come tutti i miei compagni. È stato un lavoro di squadra, avremmo fatto ovviamente lo stesso se fosse stato un avversario. Tutto qua. L'unica cosa che conta è che Christian ora stia bene. Solo quello è importante».
Di lei ha impressionato il sangue freddo.
«L'ho fatto senza riflettere. L'istinto mi guidava e ho fatto quello che dovevo, automaticamente. Era la prima volta che mi succedeva, spero sia anche l'ultima».
sabrina kvist jensen, la moglie di christian eriksen 5
Non crede che tutti i giocatori, e forse non solo, dovrebbero imparare le tecniche di rianimazione?
«Certamente. Spero che quell'immagine abbia sensibilizzato sul tema. I medici sono stati bravissimi, sono intervenuti subito, ma di sicuro sapere cosa fare in certi momenti è fondamentale. Può salvare una vita».
I tifosi del Milan ora la vogliono capitano.
«Un capitano ce l'abbiamo già e si chiama Romagnoli. Fra noi c'è grande sintonia e sportività. Non m' interessa la fascia. Io do il massimo sempre e comunque».
danimarca eriksen
Lunedì si parte, in casa della Samp. Che Milan sarà?
«La continuità ci sarà d'aiuto, ma stiamo lavorando per crescere ulteriormente. Siamo diventati più imprevedibili, più difficili da affrontare».
Però avete perso Donnarumma e Calhanoglu.
«Sì, ma con Giroud davanti ci siamo rinforzati, è un grande attaccante. Ha esperienza, fame, sa fare gol. Anche in Champions sarà utile».
pioli ibra
Dopo il brillantissimo secondo posto, l'obiettivo ora è lo scudetto? O è troppo presto?
«Una squadra come il Milan ha il dovere di puntare al massimo. Solo così si cresce. Io non ho mai vinto un campionato e mi piacerebbe riuscirci col Milan. Sarebbe un sogno. Ma ci sono anche gli altri. La concorrenza è forte. Davanti a tutti vedo Inter e Juve».
Ibrahimovic resterà fuori fino a settembre. Quanto è importante?
«Lui cambia le squadre da solo. Tutti insieme abbiamo iniziato un percorso. Ma non è ancora finita, ora serve un altro step».
L'impressione è che accanto a lei crescano tutti: che ne pensa di Tomori?
«È migliorato molto, tatticamente e come personalità. Ora deve imparare l'italiano».
In porta tocca a Maignan. Che impressione le ha fatto?
«Mi ha colpito. È un grande portiere, vedrete».
ibra maignan
Pioli ha detto: «Kjaer è un giocatore di un'intelligenza rara». Cosa intende?
«Forse che sono vecchio. Scherzi a parte, è grazie al mister se siamo cresciuti tanto. È un grande allenatore. Il suo lavoro è sotto gli occhi di tutti».
Poi c'è Maldini.
«Un mito. Soprattutto per chi come me fa il difensore ed è cresciuto ammirandolo».
Il suo contratto scade fra un anno. Rinnoverà?
«Per me non è un problema. Io qui sto benissimo e vorrei restare ancora a lungo. Il Milan era un sogno e l'ho realizzato. Ora ci parleremo».
kjaer milan
L'impressione, da fuori, è che nel Milan regni grande sintonia. E da dentro?
«È così. C'è armonia, unità. Ma soprattutto c'è voglia di lavorare. Perché senza lavoro, non si migliora».
È vero che sui social si fa aiutare dai più giovani?
«A loro viene facile. Non mi piace mettere in pubblico le mie cose. Capisco l'importanza dei social nel 2021, ma non li amo».
i festeggiamenti dopo la vittoria a euro 2020
L'Italia campione d'Europa l'ha sorpresa?
«Ho fatto il tifo per voi. Una vittoria meritata che darà visibilità alla serie A, che non è più il campionato difensivo di un tempo. E la Nazionale l'ha dimostrato».
In un'intervista di qualche anno fa, lei ha detto che i calciatori hanno il dovere di guardare oltre il campo. Che effetto le hanno fatto le immagini dell'Afghanistan?
«Impossibile restare indifferenti, non si può fare finta di nulla. Credo che come cittadini del mondo abbiamo il dovere di aiutare sempre chi sta peggio. E batterci per ciò che è giusto. Come per quanto riguarda i cambiamenti climatici. Anche lì serve una mentalità nuova».
gazidis maldini
Chi ha portato una mentalità nuova nel Milan è l'a.d. Ivan Gazidis, che ora sta combattendo una battaglia contro il cancro.
«Lui sa che è sempre nei nostri pensieri. Come dicevo prima, il Milan ora è una famiglia. La sua battaglia è la nostra battaglia».