Valentina Errante per il Messaggero
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Un carico che valeva più di 170 milioni di euro. Quattro quintali di cocaina nascosti in un carico di banane. Un lungo viaggio da Guayaquil, in Ecuador, a Civitavecchia, per rifornire le piazze dello spaccio, il porto di arrivo, dove era previsto lo scarico ufficiale della frutta esotica era Salerno, ma evidentemente la cocaina serviva a rifornire l'Italia centrale e per questo quel container era sulla banchina a Civitavecchia. Dentro c'erano circa 70 panetti di coca nascosta sotto la frutta.
L'attività degli uomini dell'Agenzia della Dogane e dei Monopoli e del comando provinciale della Guardia di Finanza non è stata casuale. Nelle settimane scorse, proprio nel porto di Civitavecchia, erano stati trovati aperti alcuni container.
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Manomessi, come se qualcuno fosse alla ricerca di merce. Una circostanza che aveva insospettito i militari, che da settembre hanno istituito un corpo speciale destinato al controllo dello scalo, guidato dal colonnello Fabrizio Stella, ma anche le Dogane, che hanno intensificato i controlli. Sui mercantili che arrivano in porto dal Sudamerica sono in corso anche indagini internazionali sul narcotraffico. E dopo il sequestro, avvenuto tre giorni fa, la nave aveva proseguito la sua rotta.
Quando è arrivata a Salerno, c'è stato un altro sequestro: altri 60 chili di cocaina divisi in 50 panetti, nascosti tra le banane, valore 12 milioni di euro. Il sospetto è che quest' ultimo potesse essere un carico civetta. Mentre la vera partita riguardava le quattro tonnellate trovate a Civitavecchia
Erano sei i container sulla nave e i controlli dei cani della Finanza, con Pes che ha fiutato il carico, e gli scanner delle Dogane hanno consentito di individuare quello che conteneva l'enorme quantitativo di stupefacente, che di solito viene nascosto nel vano motore dei mercantili.
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Adesso sono in corso indagini per identificare i responsabili e ricostruire i canali di approvvigionamento della cocaina e, soprattutto, chi in Italia dovesse ritirare il carico. La droga, ancora da tagliare, ha un valore di mercato ancora più alto, fino a cinque volte superiore a quella già tagliata. E Civitavecchia, insieme a Genova, con le organizzazioni criminali pronte a ritirare i carichi, è considerato uno dei porti più importanti nelle rotte della droga che arriva dal Sudamerica a rifornire le pizza europee. Le piantagioni di coca si trovano in tre paesi: Bolivia, Colombia e Perù, dove la superficie coltivata a coca va dai 132 mila ai 190 mila ettari.
Dall'America Latina, la cocaina è spedita in Europa principalmente attraverso le navi, che partono dal Brasile, dall'Ecuador, come quella individuata a Civitavecchia, e dal Venezuela.
La maggior parte del traffico avviene via mare. Lo prova il fatto che due terzi dei sequestri di cocaina vengono effettuati e nei porti. I punti d'ingresso in Europa sono tanti, non solo l'Italia: la penisola iberica, il nord-Europa, i paesi del Mediterraneo come l'Italia, la Turchia, i Balcani.
Il traffico è gestito da organizzazioni criminali internazionali.
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In Italia sono la ndrangheta, la camorra e i gruppi balcanici e sud americani a gestire il commercio, distribuendo poi sul territorio la coca.
IN EUROPA Nell'Unione europea, dopo quelli di cannabis, i sequestri di cocaina sono i più numerosi. E se in cima alla classifica dei porti prima c'era la Spagna, adesso, come ha segnalato l'Europol, il mercato della cocaina si sarebbe spostato più a nord. In un report che Europol ha realizzato insieme all'ufficio delle Nazioni unite per la droga e la criminalità (Unodc) di Vienna si legge: «L'uso sempre maggiore di spedizioni tramite container che fanno affidamento ai porti ad alto traffico di Anversa, Rotterdam e Amburgo hanno consolidato il ruolo dell'Olanda come punto di transito». E ancora: «Così le coste settentrionali dell'Europa hanno superato «la penisola Iberica come punto di ingresso primario per la cocaina in Europa».
GLI EX BOSS DELLA MARRANELLA RIFUGIATI NELLA COSTA DEL SOL
Mirko Polisano per il Messaggero
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Gli ex boss della Marranella sono i broker della droga che riforniscono di cocaina le piazze di spaccio della Capitale. Ponte di Nona, La Rustica e Acilia: il traffico degli stupefacenti arriva dalla Spagna, dove si sono rifugiati da tempo i super-latitanti che da Roma hanno trovato nella Costa del Sol il loro posto al sole.
Mentre i Casamonica stringono accordi con le cosche siciliane e gli «attivi» della Banda della Magliana continuano a essere l'ago degli equilibri negli scenari criminali romani. A metterlo nero su bianco è la relazione della Direzione Distrettuale anti-mafia. Nella relazione si fa riferimento a «un'articolata organizzazione criminale dedita al narcotraffico e allo smercio di carichi di cocaina, hashish e marijuana sull'asse Spagna-Italia».
Il riferimento è all'operazione Hispania in cui fu arrestato Fortunato Stassi, narcotrafficante di Partanna - in provincia di Trapani - latitante evaso dopo la condanna a 11 anni e 7 mesi per il reato di associazione finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti.
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I DETTAGLI L'operazione è stata condotta grazie alla costante collaborazione tra l'arma dei carabinieri e la guardia civil, e ha confermato come la Costa del Sol sia un importante snodo delle rotte del narcotraffico che alimentano il mercato romano. È dalla Spagna che arriva la droga di per rifornire le piazze di spaccio della Capitale. Non è la prima volta che i narcos trovano riparo in Costa del Sol. Qui aveva la sua base operativa anche Giuseppe Refrigeri, boss della banda della Marranella che si era nascosto in Spagna per fuggire all'Italia e per gestire con i figli una fitta rete di traffico di stupefacenti. Anche gli Spada importavano droga dalla penisola iberica.
Così come ha dimostrato l'operazione Critical, portata a termine nel maggio di quattro anni fa dai carabinieri del Gruppo Ostia all'epoca guidati dal colonnello Pasqualino Toscani. «Il traffico di stupefacenti nella Regione - scrive la DIA - continuerebbe a costituire uno dei principali affari illeciti perpetrato dai sodalizi anche in ragione della sua centralità territoriale e degli importanti collegamenti aerei e marittimi presenti. Talune recenti operazioni di polizia hanno consentito di disarticolare efferate organizzazioni dedite al narcotraffico e riconducibili alla ndrangheta».
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I TENTACOLI Nel documento si traccia anche la mappa della geografia criminale romana. A partire dai Casamonica e dai loro legami con le cosche siciliane. Un'alleanza tra la famiglia rom e il «mandamento mafioso» di Partinico, vicino Palermo. Un primo tentativo di contatto con i sinti dei Casamonica che da tempo «controllano» interi quadranti della Capitale e contro i quali più volte è intervenuta la magistratura. Ci sono poi i boss della vecchia guardia che non si tirano indietro.
COCAINA NELLE BANANE - PORTO DI GIOIA TAURO
I FANTASMI Sono «tutt' ora attivi - scrive ancora la Dia - nel panorama romano personaggi dall'elevato spessore criminale già interpreti dei noti eventi delinquenziali riconducibili alla banda della Magliana e apparentemente in grado di bilanciare gli equilibri negli scenari criminali romani». Salvatore Nicitra, ex componente di spicco della Banda della Magliana che con i Gambacurta spadroneggiava tra Primavalle e Montespaccato, quartieri nel quadrante nord-ovest della Capitale. O come faceva sul litorale Marcello Colafigli, il Bufalo dei Bravi Ragazzi. Marcellone - che ha ispirato anche un personaggio di Romanzo Criminale si faceva vedere in giro in compagnia di persone pregiudicate. Non persone qualsiasi ma vicine ai Casalesi. Storie di un passato recente. Che a volte ritornano.
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