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    "ORA VINCO CON IL FISICO E CON LA TESTA” – JANNIK SINNER, DOPO AVER CONQUISTATO IL TORNEO DI VIENNA, È TRA I FAVORITI PER LE FINALS DI TORINO: "SIAMO GLI OTTO MIGLIORI DEL MONDO, SARÀ UNA SFIDA APERTA" – “IL PROSSIMO MIGLIORAMENTO? LA COSA PIÙ IMPORTANTE, IN VISTA DELLA PROSSIMA STAGIONE, SARÀ LA PREPARAZIONE FISICA. DEVO DIVENTARE UN ATLETA ANCORA MIGLIORE” - IL SALTO DI QUALITÀ FUORI DAL CAMPO GRAZIE AI NUOVI TECNICI VAGNOZZI E CAHILL – VIDEO


     
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    Stefano Semeraro per “la Stampa” - Estratti

     

    sinner trionfa a vienna sinner trionfa a vienna

    Dalla Cina all'Austria, da Pechino a Vienna, cambia la geografia ma la storia è la stessa: questo è un Sinner magistrale. Un campione assoluto, tosto, affidabile, quasi scientifico nella capacità di ripetersi. Tre settimane fa in Oriente aveva messo in fila Alcaraz e Medvedev, ieri si è ripetuto contro il russo, il numero tre del mondo, la sua ex bestia nera, e lo ha fatto alla fine di un match scorticante, giocato a ritmi folli, tre set (7-6 4-6 6-3) e oltre tre ore di gioco.

     

    Si è preso il quarto titolo dell'anno, il decimo in carriera - pareggiato il record azzurro nell'era Open di Panatta - confermando che vale il quarto posto al mondo, anzi, qualcosa di più. Il tutto a soli 22 anni. Per la gioia di mamma e papà che a Vienna hanno passato con lui tutta la settimana.

     

    sinner trionfa a vienna sinner trionfa a vienna

    Jannik, che cosa le ha fatto cambiare marcia dopo gli Us Open?

    «Mi sento sempre meglio, e paradossalmente anche quella sconfitta mi ha aiutato a crescere. A Pechino ho giocato meglio che un mese prima, e oggi meglio di un mese fa. Ma un mese è troppo poco per cambiare così tanto: questo è il frutto del lavoro che stiamo facendo da un anno e mezzo».

     

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    Il corpo e l'anima: quanto l'aiuta il lavoro fatto con Formula Medicine studiando in parallelo parametri mentali e fisiologici?

    «Quello che fai fuori del campo conta, certo, sia mentalmente sia fisicamente. Sto ancora cercando di capire come funziona il mio cervello, credo di saperlo sempre meglio, ma qualche errore ancora lo faccio: del resto a 22 anni sarebbe strano il contrario, no? Ma se poi in campo non hai il coraggio di fare certe cose, conta poco. È lì che bisogna dimostrare di essere forti».

     

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    Intanto Medvedev, che era la sua bestia nera, ora la teme. La finale di ieri dove la mette nella classifica delle sue migliori? In fondo è stata quella della conferma ad altissimi livelli.

    «Non so fare una classifica, ma è stata importante. A Pechino ho dimostrato che potevo batterlo (dopo 6 sconfitte, ndr) qui è stata una partita diversa. Lui si aspettava che facessi certe cose, io me ne sono accorto, e ho cambiato strategia durante la partita. Un anno fa non ci sarei riuscito».

     

    A Vienna è stato bello avere accanto anche sua madre, oltre che suo padre che ultimamente l'accompagna spesso?

    «È stato importante, certo, ad esempio perché abbiamo fatto colazione insieme tutta la settimana. Di solito capita solo quando sono a casa, ma per uno, due giorni al massimo, quando vado a trovare i nonni che sono anziani, qui è stato diverso».

     

    Vincere davanti alla propria famiglia è sempre speciale.

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    «È vero, ma per loro, come credo per tutti i genitori, è molto più importante sapere che sono felice. E per me sapere che lo sono anche loro, che stanno bene. Quando succede, abbiamo già vinto tutti. Se poi va bene anche in campo, è il top».

     

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    Tutto il contrario che sul campo da tennis. Il prossimo miglioramento quale sarà?

    «Ci sono tante cose da migliorare, perché anche se ho avuto una bella stagione non mi dimentico che in tre Slam su quattro non ho fatto bene. La cosa più importante, in vista della prossima stagione, sarà la preparazione fisica. Devo diventare un atleta ancora migliore».

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    Da qui a fine anno ci sono ancora traguardi importanti. Il Masters 1000 di Parigi-Bercy, l'ultimo della stagione, la Coppa Davis a Malaga. E soprattutto le Atp Finals di Torino. Sente di poterle vincere?

    «A Torino le condizioni di gioco saranno ancora diverse rispetto a Pechino e a Vienna, favoriranno qualcuno, sfavoriranno qualcun altro. Ma lì in campo ci saranno gli otto migliori giocatori del mondo, quindi ognuno di noi può vincere».

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