Estratto dell’articolo di Monica Guerzoni per il “Corriere della Sera”
giorgia meloni alfredo mantovano adolfo urso sergio mattarella
Berlusconi e Renzi ci provarono senza fortuna e ora tocca a Giorgia Meloni percorrere la via della riforma costituzionale. E di corsa, perché la leader della destra ha fretta di portare l’Italia nella «Terza Repubblica». […] Meloni vuole introdurre l’elezione diretta del presidente del Consiglio.
«Abbiamo sulle nostre spalle una responsabilità storica, consolidare la democrazia dell’alternanza e accompagnare finalmente l’Italia nella Terza Repubblica», scrive Meloni. […] L’ingresso nella «Terza Repubblica» dovrebbe avvenire grazie al disegno di legge in cinque articoli sul cosiddetto premierato soft, destinato ad approdare nel Consiglio dei ministri di venerdì. […] Oggi a Palazzo Chigi la premier farà il punto con Ciriani, Fazzolari, Mantovano, Salvini, Tajani, Lupi e ovviamente la ministra Casellati.
sergio mattarella giorgia meloni alla riunione del Consiglio Supremo di Difesa
L’ultima bozza della legge, che entrerebbe in vigore alla fine del secondo settennato di Sergio Mattarella (2029), è da giorni a Palazzo Chigi, dove i tecnici si stanno confrontando con il Quirinale. Le forze di opposizione e anche diversi costituzionalisti temono che la riforma possa intaccare i poteri del capo dello Stato, minando l’equilibrio di pesi e contrappesi che sorregge l’architettura istituzionale.
sergio mattarella e giorgia meloni alla scuola nazionale dell amministrazione 2
Elly Schlein ha già detto a Giorgia Meloni che il Pd non è disponibile a sostenere l’elezione diretta. […] Nel ddl il capo dello Stato conferisce l’incarico al premier eletto e mantiene il potere di nominare i ministri su indicazione del capo del governo, il quale non può revocarli. Non c’è sfiducia costruttiva, ma una norma anti-ribaltone per garantire continuità alla legislatura e impedire che i parlamentari cambino casacca. Se il premier si dimette o cade non si torna subito al voto. Il Quirinale può conferire l’incarico allo stesso premier uscente, oppure a un altro parlamentare, collegato al predecessore eletto direttamente dal popolo, purché sia votato dalla stessa maggioranza in entrambe le Camere.
sergio mattarella e giorgia meloni all altare della patria
Questa formulazione, proposta da Forza Italia, non convinceva FdI, perché toglie al capo del governo il potere di «minacciare» il ritorno alle urne. «Se viene meno la fiducia nel premier si va a votare», è infatti il leitmotiv di Meloni. […] La Carta viene modificata agli articoli 88, 92 e 94. Il cardine della riforma è l’elezione diretta del premier, il cui mandato dura cinque anni. C’è l’indicazione per un sistema elettorale maggioritario con un premio del 55% assegnato su base nazionale ed è prevista una sola scheda, con cui votare sia il premier sia le Camere. […]