1 - SLITTA IL DL ANTI-SCARCERAZIONI SOTTO ACCUSA L'EX CAPO DEL DAP
Francesco Grignetti per “la Stampa”
giuseppe conte alfonso bonafede
ALFONSO BONAFEDE MARCO TRAVAGLIO
Il «cantiere» per il nuovo decreto sulle scarcerazioni, evocato dal ministro Alfonso Bonafede in Parlamento due giorni fa, non ha ancora terminato i lavori. Mentre il centrodestra accelera i tempi per tentare la spallata, con mozione di sfiducia al Senato, firmata da Lega Fd' I e Forza Italia, e incentrata più su una complessiva «inadeguatezza» della gestione che sul caso Di Matteo, Bonafede ha passato la giornata al telefono con Giuseppe Conte, i capi M5S, interlocutori di maggioranza e anche magistrati.
PRIMA PAGINA IL FATTO QUOTIDIANO 7 MAGGIO 2020
nino di matteo alfonso bonafede
L' obiettivo è arrivare al più presto a un consiglio dei ministri, preferibilmente entro la settimana. Dev' essere un decreto in grado di superare il vaglio di costituzionalità: l' Esecutivo non può certo intimare alla magistratura che cosa fare. Ecco perché il decreto dovrà avere due capitoli distinti: uno per i detenuti mafiosi con condanna definitiva, le cui posizioni sono state vagliate dal Tribunale di Sorveglianza; l' altro per quelli in custodia cautelare, che hanno ottenuto gli arresti domiciliari da tribunali ordinari.
PRIMA PAGINA DE IL FATTO QUOTIDIANO 8 MAGGIO 2020
alfonso bonafede francesco basentini 1
Per i primi, s' immagina un obbligatorio riesame ogni mese. E così, quando il Tribunale di Sorveglianza dovesse riguardare il caso di un Pasquale Zagaria, il nuovo corso del Dap potrebbe ora garantire che c' è un posto-letto in carcere anche per la sua patologia. Per i secondi, si pensa di dare la possibilità alle procure distrettuali di fare ricorso davanti al tribunale ordinario, facendo leva sulla fine del lockdown e l' inizio della Fase 2. Se non c' è più un rischio assoluto per la popolazione, a maggior ragione cala il pericolo di contagio per un detenuto, ristretto in un carcere ad alta sorveglianza. Bonafede è in difficoltà.
pasquale zagaria
MARCO TRAVAGLIO ALFONSO BONAFEDE
Quando ha scoperto che ci sono altre 456 domande di scarcerazione che pendono, e potrebbero essere anche di più, il suo primo pensiero è andato al decreto del 28 aprile, quello che ha imposto un «parere» preventivo alle distrettuali Antimafia. «Almeno non ci saranno scarcerazioni al buio», ha commentato. Si è scoperto infatti che centinaia di boss sono stati mandati a casa sulla base di un sillogismo astratto: dato che nelle carceri c' è sovraffollamento e non si può garantire il distanziamento, allora il detenuto va scarcerato. A prescindere da quale rischio rappresenti.
gaetano riina, fratello di toto' 2
IL FATTO QUOTIDIANO 30 MARZO E LE SOMMOSSE
Il ministro ha letto con rabbia che il precedente capo del Dipartimento, Francesco Basentini, aveva trattato con atteggiamento burocratico il caso Zagaria, e ha ordinato al nuovo vicedirettore Roberto Tartaglia di riesaminare tutti i casi simili. Si andrà a ritroso per fare le bucce alla gestione uscente.
2 - IN 63 AI DOMICILIARI SENZA FARE RICHIESTA E ADESSO SPERA ANCHE IL FRATELLO DI RIINA
Francesco Grignetti per “la Stampa”
Giuseppe Di Matteo
Una lunga litania di nomi da brivido, quella dei 376 detenuti pericolosi scarcerati, preparata dall' amministrazione penitenziaria e inviata alla commissione parlamentare Antimafia. Ma ce n' è un' altra in preparazione, con quelli scarcerati tra il 25 aprile e oggi: potrebbero essere altri due o trecento boss inviati a casa (e tra questi c' è Franco Cataldo, il custode del piccolo Giuseppe Di Matteo che fu poi sciolto nell' acido).
francesco basentini alfonso bonafede
E poi c' è un' altra lista ancora, di quelli che hanno presentato istanza e aspettano risposta dalla magistratura di Sorveglianza: ne hanno contati 456, ma potrebbero essere molti di più. Il più conosciuto di tutti è il fratello di Totò Riina, Gaetano, 87 anni, in carcere a Torino: respinta la sua domanda in prima istanza, ora spera nel ricorso al Tribunale di Sorveglianza.
gaetano riina, fratello di toto'
Tra quelli già a casa, i più noti sono il camorrista Pasquale Zagaria, il mafioso Francesco Bonura e lo 'ndranghetista Vincenzo Iannazzo. Gli unici tre che erano al 41 bis. Per promemoria: Zagaria era la mente dei casalesi, Bonura il luogotonente di Bernardo Provenzano, Iannazzo il capo della cosca di Lamezia Terme, protagonista di una faida che ha causato decine di morti, l' implacabile boss che ha preteso tangenti all' infinito sulla modernizzazione dell' autostrada. Ora sono a casa perché si temeva per la loro salute. Poliziotti e carabinieri, che hanno rischiato la vita per arrestare ciascuno di loro, sono senza parole.
francesco bonura 1
L' elenco è lungo. Antonino Sacco, considerato erede dei fratelli Graviano, mandamento di Brancaccio. Gino Bontempo, uno dei padrini della mafia dei pascoli nei Neobrodi. Francesco Ventrici, broker della cocaina. Fabio Costantino, della 'ndrina Mancuso di Limbadi. Ciro Quindici, del clan Mazzarella di Napoli, terrore del rione Forcella. Giosuè Fioretto, un cassiere dei Casalesi. Rosalia Di Trapani, moglie del boss Salvatore Lo Piccolo e sua ascoltata consigliera.
benedetto nitto santapaola 1
Sbalordisce che 63 di questi scarcerati nemmeno avesse fatto domanda: ci hanno pensato i direttori dei penitenziari, sulla base della circolare del Dap, a sollecitarne la scarcerazione. Erano tutti nel circuito Alta Sicurezza 3, dove finiscono quelli che hanno terminato il periodo di 41bis. Si vede che non vedevano l' ora di mandarli a casa.
La circolare del Dap risale al 21 marzo. Da quel momento è stata una corsa a presentare domanda di scarcerazione. Uno dei principali boss del clan Traiano a Napoli, Salvatore Perrella, è tornato a casa accolto dai fuochi artificiali. È uscito anche Placido Toscano, in carcere dal 2014 per associazione mafiosa ed estorsione, di Biancavilla (Catania). E Francesco Manno, di Marina di Gioiosa ionica (Reggio Calabria), ergastolano condannato per omicidio, danneggiamento e illegale detenzione di armi.
gaetano riina, fratello di toto'
Tutti personaggi pericolosi. Saverio Capoluongo, boss dei Casalesi che aveva coordinato l' infiltrazione in Veneto. Lorenzo Cono, condannato per aver gestito piazze di spaccio a Torre Annunziata e comuni limitrofi e altresì fuori provincia, oltre a smerciare droga anche negli istituti penitenziari di Lanciano e Salerno: ben 700 le contestazioni di spaccio di stupefacente. Il 10 aprile è tornato a casa persino Rocco Santo Filippone, del clan Piromalli, imputato in Corte d' Assise nel processo «'Ndrangheta stragista» con il palermitano, ex capo mandamento di Brancaccio, Giuseppe Graviano.