Andrea Scarpa per “Il Messaggero” - Estratti
EDOARDO LEO
Edoardo Leo (...) ha appena finito di girare la serie Il clandestino per Rai1, pochi giorni fa era a Venezia perché nel cast del film di Liliana Cavani L’ordine del tempo, dal 14 agosto è nelle sale con I peggiori giorni - da lui scritto, diretto e interpretato con Massimiliano Bruno - e una settimana prima era a Locarno, in Svizzera, per presentare il suo nuovo lavoro da regista-attore, Non sono quello che sono, trasposizione in romanesco dell’Otello scespiriano ambientato ai giorni nostri fra i malavitosi di Ostia. Insomma, di tutto. Senza risparmiarsi. Per calarsi nei panni del perfido Jago è anche ingrassato di 22 chili.
Vuole liberarsi dell’etichetta di bello e simpatico?
«Tutti quelli che hanno successo inevitabilmente se ne ritrovano una addosso. È successo a me, è successo a Favino, Germano e tanti altri. La mia è quella del protagonista di film che, pur non essendo un caratterista, riesce a empatizzare con il grande pubblico in una maniera che ancora mi sorprende».
Perché una scelta così estrema, alla Robert De Niro in “Toro scatenato”, per il suo Jago?
«Volevo liberarmi dell’immagine del bel ragazzo con le spalle larghe che fa le foto glamour con lo smoking. Volevo disintegrarla».
Per strada le chiedono i selfie per quali film?
EDOARDO LEO
«Smetto quando voglio, Noi e la Giulia, Perfetti sconosciuti e via dicendo. Mi va benissimo, sia chiaro, ma a un certo punto non potevo più fingere con me stesso di non avere anche altre esigenze. Non voglio restare confinato nel recinto dorato delle commedie, che - sia chiaro - continuo ad amare.
Capisco che per qualcuno vedermi in certi ruoli può risultare scioccante, ma per fare questo lavoro bisogna esporsi e rischiare. Woody Allen dice che il pubblico vuole vedere sempre le stesse cose, ogni tanto per migliorare bisogna avere il coraggio di deluderlo».
La voglia di piacere a tutti non ce l’ha più?
«Prima ce l’avevo. Le critiche mi colpivano tantissimo, ma bisogna farsene una ragione e capire che bisogna liberarsi dal cattivo gusto di voler andare d’accordo con tutti. Parole di Nietzsche, queste, che sottoscrivo».
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EDOARDO LEO
Un po’ è cambiato lei: quanti tempo ci ha messo a ingrassare?
«Tre mesi e qualcosa. Prendere 22 chili è stato bellissimo. Ho mangiato pasta a pranzo e cena tutti i giorni. Per perderli se n’è andato un anno. Un inferno».
A 51 anni ha raccolto il giusto?
«Mi sento alla pari. Lavoro da trent’anni, mi va bene da dieci. I primi venti sono stati duri: faticavo a pagare l’affitto. Diciamo che nel 2024 posso festeggiarne trenta di gavetta».
Il punto più alto e quello più basso?
«Il mio primo film da regista, 18 anni, realizzato con il mio più caro amico Marco Bonini. Il più basso forse Anno mille, in cui anch’io ero un cane».
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