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    “IL SOGNO? VORREI CHE METTESSERO IL RISCALDAMENTO NEL PALAZZETTO DI FABRIANO IN CUI MI ALLENO. SI MUORE DI FREDDO” – VITA, OSSESSIONI E RINUNCE DELLA FENOMENALE SOFIA RAFFAELI, 18 ANNI, PRIMA ITALIANA A VINCERE UN TITOLO MONDIALE INDIVIDUALE NELLA GINNASTICA RITMICA – “LE ACCUSE NEI CONFRONTI DELLA ALLENATRICE DELLE FARFALLE MACCARANI? DA GINNASTA MI SONO SUBITO SENTITA VICINA A CHI DENUNCIAVA - GAREGGIARE IN SQUADRA NON MI INTERESSA. SE LE COSE NON VANNO COME VOGLIO IO, SBROCCO - "QUANTO GUADAGNA? 1.500 EURO AL MESE. LO STIPENDIO DELLA POLIZIA – IL RAGAZZO? NON CE L’HO - I SOCIAL MI ANNOIANO" – E SUI GIOCHI DI PARIGI…


     
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    Fiamma Tinelli per Oggi – www.oggi.it

     

    Lo sport è una cosa sana, bella. Se ti fa stare male c’è qualcosa di sbagliato — Sofia Raffaeli

     

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    Il giorno in cui Sofia Raffaeli ha vinto i Mondiali di ginnastica ritmica, un anno fa, i telecronisti della Rai manca poco piangevano. Lei, all’annuncio del punteggio (un 133.250 da infarto strappato alla tedesca Darja Varfolomeev all’ultimo giro di palla), ha fatto un sorriso luminoso quasi quanto il suo body di paillettes. Un bel momento, sì. Ma i campioni mica nascono in tv, tra i lustrini. Il palazzetto di Fabriano, centro d’eccellenza della ginnastica ritmica italiana, è una cupola di cemento scrostato, in periferia. Sulla ringhiera della tribuna pende sbilenca una bandiera dell’Italia.

     

    (...) Sofia Raffaeli, individualista della Nazionale italiana di ritmica, Fiamma oro della Polizia di Stato, è una ragazza non comune: non beve, non fuma, il sabato sera non va a ballare e dei social non sa che farsene («Mi annoiano»).

     

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    19 anni che a vederla sembrano 15, è l’individualista che ha ottenuto il punteggio più alto di sempre in una competizione internazionale, la prima e unica azzurra ad aver vinto un oro nel concorso generale della Coppa del mondo. Seduta su un gradone della palestra, i capelli che le scappano dallo chignon improvvisato con l’elastico, le gambe che non stanno ferme mai, dice che le gare si fanno per vincere, certo, ma in fondo sono una parentesi: cinque giorni a settimana, otto ore al giorno, la sua vita è qui.

     

    «E se vado in vacanza, mi manca la pedana». A fare ritmica ha cominciato da piccola e non ha più smesso. Fino a due anni fa viveva a Chiaravalle con la sua famiglia, a Fabriano l’accompagnava tutti i giorni nonno Nello. 60 chilometri ad andare, 60 a tornare, col sole, con la pioggia, «anche con la febbre, se nessuno se ne accorgeva». Un’ossessione? «Forse. Ma un’ossessione bella».

     

     

    Si diverte ancora oggi?

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    «Sempre. Anche se a me piace di più provare che gareggiare».

     

    Perché?

    «Perché all’inizio un esercizio nuovo non ti viene, 10 volte dopo nemmeno e poi all’improvviso sì. È lì che cresci».

     

    Gareggiare in squadra non la interessa?

    «No. Se le cose non vanno come voglio io, sbrocco».

     

    Ha un attrezzo preferito?

    «Mi piacciono tutti. Soprattutto adoro i rischi: nella ritmica è quando lanci un attrezzo, fai due rotazioni e lo recuperi».

     

    Le piace anche nella vita, il rischio?

    «Mica tanto. Non amo molto i cambiamenti».

     

    Che cosa fa dopo gli allenamenti?

    «Mangio, dormo».

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    Va bene e poi?

    «Poi basta. Torno in palestra».

     

    (...)

     

    Ha un ragazzo?

    «Nooo».

     

    Viaggia?

    «Per le gare, sì. Ma alla fine vedo solo i palazzetti».

     

    Quanto guadagna?

    «1.500 euro al mese. Lo stipendio della Polizia»

     

    Non si sente mai sola?

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    «No. In palestra siamo tante, stiamo insieme».

     

    Non c’è competizione tra di voi?

    «La competizione è in gara».

     

    (...)

    A cosa a rinunciato per arrivare così in alto?

    «Alla scuola, un po’. Alle superiori avevo lezione dalle 18.30 alle 20.30, è poco. Però ho fatto la maturità, liceo delle Scienze Umane, e ora sono iscritta a Psicologia. Seguo le lezioni on line».

     

    Perché Psicologia?

    «Perché la nostra è una carriera breve, a 28 anni sei fuori. Magari un giorno farò l’allenatrice e le bambine vanno capite, accompagnate».

     

    Un anno fa nella ritmica c’è stato un terremoto. Emanuela Maccarani, allenatrice delle Farfalle, la squadra della Nazionale di ritmica che si allena a Desio, è stata accusata di maltrattamenti. Ex ginnaste hanno raccontato che venivano pesate pubblicamente e insultate se solo avevano preso un etto. Molte di loro hanno sofferto di disturbi alimentari. Lei ha mai vissuto questa pressione?

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    «Mai. Non so bene neanche quanto peso, credo 43-44 chili. La bilancia qui a Fabriano l’hanno tolta anni fa».

     

    Come l’ha fatta sentire questa vicenda?

    «Male. Io non lo so cos’è successo a Desio, ma da ginnasta mi sono subito sentita vicina a chi denunciava. Due di quelle ragazze le conoscevo bene».

     

    Quanto conta il peso nella ritmica?

    «Conta. È uno sport elegante, devi essere sottile. Basta sapersi regolare: qui da noi non abbiamo un nutrizionista, ma nessuna esagera con le diete. Io ogni tanto mi concedo anche la pizza».

     

    Lei accetterebbe un allenatore che passa il segno?

    «Oggi no. Da bambina però non lo so».

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    Simone Biles, la più grande ginnasta del mondo, ha dichiarato di aver sofferto di attacchi di panico. Per curarsi ha lasciato le gare per due anni.

    «È stata coraggiosissima a raccontarsi, un esempio immenso per tutti i ragazzi e le ragazze che fanno fatica a tenere il passo. La fragilità esiste».

     

    Il mondo vi immagina incrollabili.

    «Già. E invece la nostra è una vita che lascia un segno. Viviamo in una bolla, la differenza la fa chi ti guida».

     

    L’aspettano le Olimpiadi. Lì sì che la pressione sarà micidiale.

    «La pressione si impara a gestire giorno per giorno, ora per ora. Su quella pedana lì».

     

    Nonno Nello verrà a vederla?

    «Se regge... Ai Mondiali è andato via prima perché era troppo agitato».

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    Un sogno di vita nascosto, solo suo, ce l’ha?

    «Vorrei che mettessero il riscaldamento».

     

    Prego?

    «In questo palazzetto si muore di freddo...».

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