RENZI REFERENDUM
Carlo Bertini per “la Stampa”
I primi ad essere scettici, pur sperandoci, sono gli stessi renziani, che a questo punto della giostra, con i sondaggi sempre bloccati sul segno meno, si attaccano a qualsiasi spiraglio di luce gli venga fornito.
E l' ultimo in ordine di apparizione è quello sciorinato dai guru americani di stanza al Comitato: che hanno spiegato con dovizia di particolari perché, malgrado tutti i sondaggi diano sempre in testa il No di varie lunghezze, il Sì sarebbe ancora in partita e la scommessa va giocata puntando sulle regioni del nord, specie al nord ovest.
Tradotto in poche parole un lungo ragionamento, di cui ovviamente è stato messo a parte il premier, il succo è semplice: siccome le regioni del nord sono quelle dove l' affluenza al voto nelle ultime tornate è più alta ed essendo quelle dove il Sì è più forte rispetto ad altre zone d' Italia, potrebbero far da traino ad una ipotetica rimonta finale, ad oggi ai più del tutto imprevista.
Uno dei pilastri del renzismo nella trincea del Senato, il fiorentino Andrea Marcucci, la mette giù così: «I sondaggi ci dicono che il sì è particolarmente forte nel nord-ovest ed è ampiamente in partita anche nel nord e centro Italia: sono le aree del paese dove storicamente si vota di più, questo è certo un buon viatico per il referendum del 4 dicembre».
renzi a piazza del popolo manifestazione pd referendum
Sicilia tira la volata al No Parole speranzose dunque, che si scontrano con una vulgata di segno opposto, secondo cui invece il fronte del No sarebbe in vantaggio pure in Piemonte, Liguria, oltre che nel Veneto e nel nord est. E la speranza di una rimonta si scontra poi con una realtà dura da digerire negli altri fronti di battaglia dove le cose vanno male: e cioè il sud, specie in due regioni come la Sicilia e la Puglia.
«Anche se il governo con noi è stato molto serio, affrontando le aree di crisi, i problemi di infrastrutture e di finanza pubblica, da noi il Sì è dato indietro di oltre dieci punti», ammette Fausto Raciti, segretario regionale del Pd siciliano. E anche Anna Finocchiaro non è da meno, convinta che «purtroppo» il distacco nella sua regione sia perfino superiore.
Dunque, sul nord come bacino potenziale per una vittoria ai punti si concentrano le scommesse del "giglio magico", come spiega un altro fedelissimo di Renzi, il segretario della Toscana Dario Parrini: «Il nord è l' area più produttiva dove il ceto moderato e imprenditoriale è il più attrezzato a capire che il Sì è fondamentale per le dinamiche economiche del paese».
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Nella sede del Comitato del Sì a Santi Apostoli analizzano i sondaggi comparati di vari istituti secondo cui «nel nord ovest è in testa il Sì, nel nord est avanti il no con una percentuale del 2-3%, il centro è da considerarsi pari, anche se per due istituti su quattro è in testa il no. Mentre al sud e nelle isole è fortemente in testa il No». Ecco in una siffatta realtà, il messaggio ottimistico è che il nord ovest e il centro sono le regioni con le serie storiche di maggiore partecipazione al voto «e ce la giochiamo in tutti e tre». E quindi il Si spera in un' affluenza alta al centro nord e bassa nel sud.
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Il fattore Berlusconi Ma c' è un altro fattore, evocato questa volta nel back stage della Leopolda dal "giglio magico" con Renzi, che assomiglia più ad un auspicio che ad una convinzione: e cioè che la maggioranza silenziosa di indecisi (ancora quotati tra il 25-30%) «per un motivo o l' altro scelga la stabilità, puntando sul governo, grazie magari a qualche provvedimento della manovra, o per paura del salto nel buio», spiega un dirigente vicino al premier. Che evoca «quello che succedeva con Berlusconi, la grande risalita improvvisa che i sondaggi non evidenziavano...».
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