Ilvo Diamanti per repubblica.it
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I Fratelli d'Italia (Fd'I) e "il" Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, proseguono la loro progressione, nelle preferenze politiche ed elettorali. La "spinta" ottenuta dal voto del 25 settembre non si è fermata. Al contrario, continua. D'altronde, sull'altro versante non c'è quasi nulla. L'opposizione e gli oppositori si muovono nell'ombra. Quasi invisibili. In particolare, il Pd. Di-sceso sotto al M5S. È ciò che emerge dal sondaggio condotto da Demos per Repubblica. I Fd'I, in particolare, rispetto alle elezioni politiche sono saliti al 28,8% e hanno allargato ulteriormente le distanze dagli altri partiti.
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Attualmente, nel sondaggio di Demos, sono oltre 10 punti sopra al M5S, che ha raggiunto il 17,3%, superando il Pd, arretrato di quasi 1 punto. Oggi è stimato al 16,9%. Il livello più basso dalle elezioni politiche del 2018. Quando si era, comunque, avvicinato al 19%. Più indietro, fra il 7 e l'8%, ci sono la Lega, Azione-Italia Viva e Forza Italia. Mentre più in basso si collocano Europa Verde e Sinistra Italiana (3,8%), +Europa e, in fondo, Italexit.
Giorgia Meloni dimostra un consenso solido e in crescita anche sul piano "personale". Come leader. La fiducia nei suoi riguardi sfiora il 60%: 6 punti in più rispetto al mese precedente. E 15 più di Giuseppe Conte. Tra gli altri leader, Emma Bonino conferma un livello di gradimento elevato: 40%. Affiancata dal vicepresidente del Consiglio, Antonio Tajani. Matteo Salvini (in ripresa) in-segue, con il 35% di giudizi favorevoli, tra gli elettori. E, comunque, è davanti a Silvio Berlusconi e a Carlo Calenda. Ma, soprattutto, a Enrico Letta. Il segretario del Pd. Dimissionario. Ma, comunque, ancora in carica. Fino al congresso, che si svolgerà nel marzo 2023. Poco più indietro, si pongono i segretari di Sinistra Italiana e dei Verdi: Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli. Insieme a Matteo Renzi. Chiude la classifica, come sempre, Beppe Grillo. Che, però, è un leader che non con-corre "personalmente" nelle competizioni elettorali.
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È, comunque, importante e interessante sottolineare come, in questo sondaggio di Demos, davanti a tutti vi sia ancora Mario Draghi. Il Presidente del Consiglio uscente, "sfiduciato" per iniziativa di Giuseppe Conte, è, attualmente, "fiduciato" (per usare un neologismo desueto) da oltre il 70% dei cittadini. In crescita, rispetto a ottobre, di 8 punti. Segno che non è stato, certo, dimenticato, dai cittadini.
Peraltro, il consenso nei confronti del governo attuale appare più limitato, rispetto al governo Draghi: di quasi 10 punti, se confrontato con l'ultima fase. In settembre, quando si era in attesa del voto.
enrico letta durante il confronto con la meloni
"Il" Presidente Giorgia Meloni ottiene, dunque, un gradimento personale elevato. Superiore rispetto allo stesso governo che guida: 55%. E, a maggior ragione, alla squadra dei ministri che ne fanno parte: 49%. Tuttavia, la quota di persone che prevede una durata del governo "fino a fine legislatura, nel 2027, per quanto minoritaria, è cresciuta di 6 punti, nell'ultimo mese. E oggi sfiora il 40 per cento.
D'altronde, la "maggioranza" di Centro-Destra si conferma ancora "maggioranza fra gli elettori". Senza alternative. Perché nell'opposizione, le divisioni appaiono profonde. Il M5S non pare intenzionato a costruire un progetto e un soggetto comune con il Pd. Né, soprattutto, con le altre forze di Sinistra. A loro volta lontane dai 5S. Che vedono la loro politica - "distinta" e "distante" dal Pd - premiata da un'ampia parte di elettori, delusa dalla politica. E favorevole a chi "si chiama fuori". Come i Fd'I, che hanno tratto vantaggio dalla "posizione di unica opposizione", all'ultimo governo di (quasi) tutti. Tranne i Fd'I di Giorgia Meloni. Appunto. Per questa ragione, il Centro-Destra ha la possibilità di proseguire il percorso di governo senza ostacoli insormontabili, in Parlamento. Almeno, da parte delle opposizioni.
CONTE LETTA
I problemi, semmai, possono sorgere al suo interno. Dagli alleati, schiacciati dalla leadership di Giorgia Meloni. Altre difficoltà, peraltro, possono sorgere dai rapporti con l'Europa. Come hanno evidenziato, nei giorni scorsi, le divergenze con la Francia, intorno alla questione dei migranti. Che continua a ri-emergere, anche se ha perduto rilievo, nell'opinione pubblica. Il governo e "il" Presidente del Consiglio, infine, devono misurarsi con il disagio dei cittadini, di fronte alle prospettive precarie dell'economia. E alle tensioni che emergono in alcuni settori della società. I giovani, in primo luogo. Poco disposti ad accettare freni eccessivi alla loro "vita di comunità". Come il provvedimento "restrittivo" del governo sui "rave party", a cui dedica il suo commento Roberto Biorcio. Perché la giovinezza è l'età della formazione. Ma anche della trasgressione.
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La questione di fondo "per chi governa", però, rimane "il governo". Che, in tempi inquieti come questi, diventa, inevitabilmente, il bersaglio dell'insoddisfazione sociale. E Giorgia Meloni, in questo caso, non può avvalersi, come in passato, del vantaggio di essere "contro". "Fuori". Perché oggi è "il capo".
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