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    RUSSIA O UCRINA? GLI ITALIANI STANNO CON I LORO INTERESSI! - NELLA GUERRA TRA MOSCA E KIEV CRESCE L'AREA DI CHI NON SI SCHIERA: IL 44% NON PRENDE POSIZIONE (PIÙ 6% RISPETTO ALLA RILEVAZIONE DEL 17 MARZO) E CALANO I FAVOREVOLI ALLE SANZIONI CONTRO MOSCA (-8%). E’ LA PAURA DI CONSEGUENZE ECONOMICHE O L’EFFETTO DELLA CAMPAGNA DI “DISINFORMATIA” DEI PUTINIANI D’ITALIA?


     
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    Cesare Zapperi per il “Corriere della Sera”

     

    PUTIN ZELENSKY PUTIN ZELENSKY

    Più passano le settimane di guerra e più negli italiani scemano le simpatie (pur sempre rilevanti) nei confronti dell'Ucraina, mentre crescono leggermente quelle per la Russia. Anche se si ingrossa sempre di più il «partito» di chi non sta con nessuna delle parti. Ed è questo il dato più rilevante del sondaggio realizzato dall'Istituto Ipsos diretto da Nando Pagnoncelli sul «sentiment dell'opinione pubblica» rispetto al conflitto.

     

    I numeri dicono che se il 17 marzo i cittadini che dicevano di stare dalla parte ucraina erano il 57 per cento, due mesi e mezzo dopo sono scesi al 49 per cento. Per contro, i simpatizzanti per le ragioni della Russia nell'analogo periodo sono passati dal 5 al 7 per cento (uno scostamento che non modifica il largo consenso per la nazione guidata da Zelensky). Gli analisti osservano, invece, lo scostamento che si registra tra quanti non si schierano «da nessuna delle due parti»: qui si passa dal 38 al 44 per cento.

    putin zelensky putin zelensky

     

    Piccola curiosità aggiuntiva: i maggiori sostenitori delle tesi russe si trovano tra gli elettori di Fratelli d'Italia (13 per cento, con i leghisti al 7), mentre un sostegno granitico all'Ucraina arriva da elettori del Pd (74 per cento, con i pentastellati al 57).

     

    Il sentiment degli italiani sta cambiando anche su un altro fronte, quello più al centro del confronto acceso tra i partiti: le sanzioni alla Russia. Gli effetti diretti ed indiretti dei provvedimenti presi contro l'aggressore si stanno facendo sentire (costo del carburante, tensioni inflazionistiche) e così come, almeno in parte, è mutata l'opinione di alcuni leader politici così è venuta meno una fetta di cittadini favorevole alle misure punitive nei confronti della Russia. Il 17 marzo scorso le sanzioni trovavano «molto d'accordo» il 24 per cento degli intervistati e «abbastanza d'accordo» un altro 31 per cento (in totale, quindi, il 55 per cento).

     

    putin zelensky biden putin zelensky biden

    L'1 giugno la somma è scesa al 47 per cento: composta da «molto d'accordo» per il 17 e «abbastanza d'accordo» per il 30. Gli italiani «per niente d'accordo», invece, sono cresciuti dal 15 al 18 per cento. Il trend non potrebbe essere più chiaro di così.

    Anche se il sondaggio di Ipsos mette in evidenza un dato paradossale, perché gli intervistati che si dichiarano molto o abbastanza preoccupati per quanto sta accadendo in Ucraina sono diminuiti. Il 17 marzo erano l'86 per cento, due mesi e mezzo dopo sono scesi all'80 (comunque un dato elevato).

     

    mario draghi alla parata del 2 giugno 2022 mario draghi alla parata del 2 giugno 2022

    Viste in un'ottica personale o familiare, quali sono le maggiori preoccupazioni degli italiani? Su tutti, nelle risposte spiccano i timori per le conseguenze economiche (per il 55 per cento), dall'aumento dei prezzi alle turbolenze sui mercati che possono mettere a repentaglio investimenti e risparmi. Il 24 per cento, invece, teme che l'Italia possa essere coinvolta direttamente nel conflitto, mentre un 12 per cento si dice preoccupato per il possibile arrivo di un numero di profughi tale da renderne difficile o faticosa l'accoglienza e, quindi, la gestione. C'è un focus anche sull'informazione. È «troppo sbilanciata a favore dell'Ucraina» per il 41 per cento e solo il 6 per cento «a favore della Russia». Per il 27 per cento degli intervistati è «neutrale ed oggettiva». Infine, c'è spazio anche per le previsioni sulla durata della guerra. La maggioranza relativa (il 42 per cento) pensa che durerà ancora diversi mesi, mentre un italiano su quattro crede che si prolungherà per almeno un anno. Solo l'8 per cento confida che terminerà fra poche settimane.

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