Arturo Zampaglione per “la Repubblica”
HILLARY TRUMP PUTIN
Spie e hacker, oligarchi e faccendieri, ville in Florida e alberghi sulla piazza Rossa, nuovi assetti geopolitici e concorrenti per Miss Universo: c’è proprio di tutto dietro alla “Russian Connection” di Donald Trump, a cominciare dall’ombra di Vladimir Putin che ormai si allunga sulla politica elettorale americana, allarmando sia l’establishment repubblicano che il ticket democratico.
Se Putin gioca la carta Trump non è solo perché è un nemico giurato di Hillary Clinton, che da anni lo accusa di autoritarismo e che ha persino paragonato l’annessione della Crimea alle invasioni di Hitler nell’Europa dell’Est, ma soprattutto perché il tycoon newyorkese sembra assecondare le posizioni di Mosca sulla Nato, sulla Crimea e più in generale sul ruolo del Cremlino negli affari internazionali.
TRUMP
GLI INCHINI A PUTIN
Prim’ancora che scoppiasse il caso dell’hackeraggio ai danni del partito democratico (e ricollegabile all’intelligence militare russa), che ha fatto scoppiare il caso, Trump aveva delineato una posizione molto soft nei confronti della Russia. Ha ricordato più volte le parole di apprezzamento di Putin nei suoi confronti. Ha ipotizzato che un ravvicinamento con Mosca potesse essere utile agli Stati Uniti, specie nella offensiva contro l’Is. E ha sempre sorvolato sulla gestione putiniana del potere.
BUSINESS CON GLI OLIGARCHI
vladimir putin alla conferenza di fine anno
Trump si è anche vantato di avere sempre avuto ottimi rapporti d’affari con i russi. Varie inchieste dei media hanno mostrato che, pur non avendo prodotto i guadagni sbandierati, queste relazioni hanno creato una rete di stretti contatti. Già nel 1987 l’immobiliarista newyorkese aveva cercato di costruire una Trump tower vicino alla piazza Rossa: uno sforzo continuato negli anni successi senza mai andare in porto.
Poi nel 1997 aveva tentato (sempre invano) di rilevare e rilanciare l’immenso hotel Rossya, alle spalle del Cremlino. In compenso Trump è riuscito nel 2008 a vendere, per la cifra record di 95 milioni di dollari, una villa a Palm Beach a Dmitry Rybolovlev, il re dei fertilizzanti, mentre altri oligarchi hanno investito nel Trump Soho Hotel di New York. «I russi stanno comprando una parte preponderante dei nostri asset immobiliari», aveva confermato il figlio di Trump, Donald Jr.
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MISS UNIVERSO A MOSCA
Tre anni fa Trump ha intascato 7 milioni di dollari da un altro miliardario, Aras Agalarov, per i diritti legati all’organizzazione del concorso di Miss Universo nel Crocus city hall. Doveva essere l’occasione per il primo incontro con Putin: «Voleva venire, ma non ce l’ha fatta», ha ricordato adesso il tycoon.
VIA LIBERA AGLI HACKER
Secondo fonti della Casa Bianca ed esperti informatici, i tre ciberattacchi contro il partito democratico, con il furto di mail e documenti poi disseminati da WikiLeaks, sono partiti da Mosca. Il presumibile obiettivo: indebolire la Clinton. Ma Trump non si è fatto turbare dalle implicazioni di sicurezza nazionale, invitando invece gli hackers, pubblicamente, a procurarsi anche le mail scomparse dal server privato usato da Hillary, in violazione delle norme, quando era segretario di Stato.
putin e figlie
NATO, UCRAINA E CRIMEA
A dispetto delle tradizionali posizioni dei repubblicani, e in particolare dei falchi del partito, Trump è molto più conciliante con la Russia su alcune grandi questioni di politica estera. Ha messo in dubbio il principio di base della Nato ipotizzando che, in caso di una sua vittoria, potrebbe non difendere gli Stati baltici da una invasione russa. Ha tolto dal programma del partito il riferimento al riarmo dell’Ucraina. E ha fatto capire che potrebbe accettare l’annessione russa della Crimea.
L ex presidente Viktor Yanukovich
IL RUOLO DI PAUL MANAFORT
Il presidente della campagna di Trump ha lavorato a lungo come consulente politico — arricchendosi, e finendo persino in guai giudiziari — per Viktor Yanukovich, l’ex-presidente ucraino alleato del Cremlino. Il sospetto di molto osservatori è che Manafort abbia un ruolo di primo piano nella linea morbida nei confronti della Russia.
L’OSTILITÀ PUTIN-CLINTON
putin con moglie ludmila e figlie maria e ekaterina
Nel 2009, appena nominata segretario di Stato, la Clinton regalò a Putin un pulsante rosso che doveva indicare la volontà di “reset”, cioè di reimpostare le relazioni Mosca-Washington. Ma da allora i rapporti sono peggiorati, anziché migliorare. Hillary è stata inflessibile nel denunciare le aggressioni del Cremlino, la politica in Ucraina, i brogli nelle elezioni russe del 2011. Putin non gliel’ha mai perdonato. Vede in lei un ostacolo all’espansione del suo potere nel mondo..