Alberto Commisso per "www.ilmessaggero.it"
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Appartamento gratuito da destinare a medici ed infermieri impegnati nella lotta al Covid-19? No, grazie. È diventata un caso la lettera inviata dall’amministratore di un condominio del centro città al vicesindaco Eligio Grizzo e alla direzione dell’Azienda sanitaria del Friuli Occidentale.
Una lettera nella quale si evince la perplessità di alcuni condomini nell’appoggiare la scelta di marito e moglie nel voler mettere a disposizione il loro appartamento, attualmente sfitto, a due operatori della sanità che arriveranno nei prossimi giorni a Pordenone. Il loro impiego? Il reparto Covid dell’ospedale civile di Pordenone.
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Il motivo è presto chiarito: c’è il timore, specie dei residenti più anziani di quella palazzina, che, lavorando a stretto contatto con le persone ricoverate perché contagiate dal nuovo coronavirus, i due professionisti possano, in quale modo, portare il Covid-19 all’interno della palazzina.
Da qui la richiesta all’amministratore di inviare una lettera al vicesindaco Grizzo e alla direzione dell’Asfo. Quando ha letto la missiva, Grizzo ha avuto un attacco di rabbia. Di petto ha inviato una risposta pungente, minacciano pure azioni legali qualora qualcuno avesse reso pubblico lo stato di salute di chi, tra qualche giorno, potrebbe andare a vivere momentaneamente in quell’appartamento.
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L’ASSESSORE
«A parte il fatto che il proprietario può decidere di affittare il suo immobile a chi vuole – attacca il vicesindaco, che ha la delega alle Politiche sociali – nel caso specifico credo che quella lettera, che l’amministratore si è visto costretto ad inviare, sia un affronto nei riguardi di chi in questo momento è chiamato a salvare delle vite umane.
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Sono arrabbiato e, anzi, mi auspico quanto prima che quell’appartamento venga assegnato, sino a giugno, a personale che lavora in ospedale nel reparto Covid o in Terapia intensiva». Un caso singolare, che stride con la disponibilità dimostrata da molti cittadini nel mettere a disposizione gratuitamente, per un periodo massimo di tre mesi (da aprile a giugno), immobili sfitti a favore dimedici ed infermieri, vincitori di concorso, che stanno arrivando a Pordenone per dare manforte ai colleghi in trincea.
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Sono ventiquattro, per l’esattezza, quelli che hanno aperto le loro porte. Una decina gli operatori già sistemati dei sessanta che giungeranno in città a scaglioni. «Le uniche spese a carico degli utenti – ricorda il vicesindaco – sono quelle delle bollette di luce, acqua e gas. Ho visitato personalmente gli appartamenti messi a disposizione e tutti, lo devo dire, sono tenuti molto bene. Anche quello finito nel mirino di alcuni condomini che, concluse alcune piccolissime operazioni di manutenzione già avviate, risulterà essere probabilmente il migliore. Lo so, nella riposta data all’amministratore sono stato duro ma di fronte a certe preteste e richieste non ci ho più visto».
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Dello stesso avviso Luciano Clarizia, presidente dell’Ordine delle professionisti infermieristiche di Pordenone: «Siamo di fronte a considerazioni gravi – si dispiace – che dimostrano l’ignoranza sanitaria di certe persone che, per fortuna, costituiscono una netta minoranza.
Chi lavora nei reparti Covid è più controllato di qualsiasi altra persona, quindi mi viene difficile comprendere tutti questi timori.
Di quella lettera, lo devo dire, sono rimasto male anche io, in particolare quando si chiede all’Azienda sanitaria di sapere le condizioni di salute di potrebbe andare ad abitare in quell’appartamento.
medico fa parlare un paziente con i parenti via skype
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E se chi l’ha fatta scrivere, un domani, risultasse positivo al coronavirus? E’ questo il ringraziamento a sacrifica la propria vita per salvare quella di altri? Fortunatamente la maggior parte dei pordenonesi, anche in questo frangente, ha dimostrato di avere un cuore enorme»