Elvira Serra per “Liberi Tutti - Corriere della Sera”
lo stato sociale
Avremmo dovuto capirlo guardando sul palco di Sanremo «la vecchia che balla» dello Stato Sociale. Quella deliziosa signora dai capelli candidi ha sfidato la legge di gravità davanti ai nostri occhi, sperticandosi agilissima in capriole e volteggi come neanche Olivia Newton-John in Grease. Paddy Jones, ballerina snodabile da Guinness dei primati (è la più anziana nella salsa acrobatica), 84 anni il prossimo primo luglio, ha deciso di combattere in pista la sua battaglia contro i radicali liberi. Grazie al ballo, passione d' infanzia abbandonata ventenne dopo le nozze e recuperata quindici anni fa come conforto alla vedovanza, sulla soglia dei settanta.
lo stato sociale
Una scelta astuta e lungimirante, supportata ormai da diversi studi. Uno è della professoressa Kathrin Rehfeld, del Centro tedesco per le malattie neurodegenerative di Magdeburgo, pubblicato sul Frontiers in Human Neuroscience Journal. Per la sua ricerca ha chiesto a cinquantadue volontari tra i 63 e gli 80 anni di dividersi in due gruppi: a uno ha fatto prendere lezioni di ballo, all'altro lezioni di fitness. I «ballerini» si sono dovuti misurare durante ogni lezione in coreografie e musiche diverse, mentre gli «sportivi» si sono cimentati in esercizi di forza, resistenza e agilità. Risultato: l' attività fisica ha fatto bene a tutti, ma al primo gruppo di più.
esausti alla maratona di ballo
L' ippocampo, che è l' area del cervello deputata a preservare la memoria, si è attivato maggiormente su chi ha piroettato con una bella canzone in sottofondo, con grande giovamento anche del subiculum, che è parso a tutti una buona cosa, qualunque essa sia. «Al di là dell' ippocampo, senza entrare troppo nello specifico, sono almeno tre i motivi per cui il ballo ha un' azione più efficace rispetto alla palestra nella prevenzione della demenza e dunque per la salute del nostro cervello», spiega Marco Trabucchi, psichiatra e geriatra, presidente dell' associazione italiana di psicogeriatria.
Il primo motivo è legato alla componente affettiva: «Ballare con un partner è importante, non necessariamente in presenza di sentimenti erotici. Quello che conta è la vicinanza di un' altra persona». Il secondo risiede nel coordinamento tra muscoli e cervello. «In palestra ci viene richiesto uno sforzo - prosegue Trabucchi - ma nel ballo dobbiamo attivare anche la mente. Non è un caso che il tango, in particolare, si stia dimostrando molto utile sui pazienti affetti dal morbo di Parkinson».
gare di resistenza sulla pista da ballo
A chiudere definitivamente la pratica a vantaggio del ballo, è un altro aspetto: «Ballare è qualche cosa che si ricorda, che non si esaurisce con il termine di una sessione. L' ultima tanguerata te la porti a casa, ci ripensi: attiva dei ricordi piacevoli che ti faranno compagnia dopo». E questo porta alla quadratura del cerchio: il ballo è soprattutto un' attività sociale, come non sarà mai la palestra, dove puoi anche non guardare in faccia le persone che sono nella stessa sala con te.
corpo di ballo del gay village (8)
Guarda caso è proprio in pista che ritrova la sua dignità di moglie tradita (e anche un nuovo amore, alla faccia del fedifrago) Imelda Staunton, alias Sandra, nell' ultimo film di Richard Loncraine, Ricomincio da noi (titolo originale: Finding Your Feet). Davvero succede solo al cinema?
L' Alzheimer' s Project Journal l' anno scorso ha fatto riferimento a uno studio dell' Albert Einstein College of Medicine di New York sugli over 75, durato ventun anni. La ricerca ha analizzato gli effetti di alcune attività, fisiche e intellettuali, per prevenire la demenza. Leggere riduce il rischio del 35 per cento, fare le parole crociate almeno quattro giorni alla settimana del 47 per cento. Nuotare o andare in bici: zero. Giocare a golf: zero. Ballare con frequenza: 76 per cento. È l' attività che in assoluto fa meglio, tra tutte quelle studiate finora.
ballo delle debuttanti