Nel mese di febbraio 2019 la signora Anna Molli, affetta da neoplasia mammaria secondaria entrava in contatto il signor Alessandro Proto tramite il social network "Linkedin", e Proto, presentatosi come imprenditore, la circuiva attraverso una serie di raggiri diretti a ottenere dalla medesima cospicue somme di denaro attraverso racconti artefatti su figli deceduti e spese mediche da sostenere.
ARRESTO DI ALESSANDRO PROTO
Somme che nel corso delle settimane, da dazioni indotte dai tranelli artatamente architettati dal Proto, si trasformavano in veri e propri comportamenti estorsivi, in particolare per una serie di minacce, velate o meno, che la Molli riceveva, via messaggio, mail e telefono, dal Proto e da terze persone (in realtà probabilmente Proto in persona) che le paventavano mali ulteriori per lei e la sua famiglia nel caso in cui non avesse continuato con i versamenti di denaro.
Alessandro Proto è stato condannato a quattro anni ed ora è in carcere. Ad Anna Molli mancano pochi mesi di vita e mai è stata risarcita. In questa intervista vuole dire che anche quando non ci sarà più combatterà perché la giustizia riporti alla sua famiglia i soldi, centoquaranta mila euro rubati dal Proto.
Giovanni Terzi per “Libero quotidiano”
ALESSANDRO PROTO
Salgo al decimo piano del grattacielo Pirelli dove c' è l' ufficio di Elisabetta Aldrovandi, avvocato e combattente garante per la tutela delle vittime della Regione Lombardia, che mi ha organizzato l' incontro con Anna Molli, vittima di una truffa che si è trasformata in un vero e proprio omicidio morale e fisico per lei e per la sua famiglia.
Anna Molli è malata di cancro, la sua malattia è ormai arrivata all' ultimo stadio. Seduta sulla sedia con accanto il marito Michele, mi guarda con due occhi che raccontano da soli ciò che sta vivendo e che ha vissuto in questi anni.
«Mi mancano pochi mesi di vita, ma voglio dire che anche da morta combatterò perché la mia famiglia possa riavere i soldi che il signor Alessandro Proto mi ha rubato, 140mila euro, e che mi servivano per le cure».
Anna, quando ha conosciuto Alessandro Proto?
«Pensi che l' ho contattato io su internet tramite un social: malata, avevo bisogno di parlare con qualcuno e scrissi a lui, una debolezza senza perché».
Quando lei lo contattò, come rispose Proto?
«Io raccontai che da sette anni stavo combattendo con un tumore, e lui subito si accostò al mio dolore raccontandomi le sue disgrazie. Aveva perso un figlio ed era lui stesso malato...».
ANNA MOLLI
Fu così che vi incontraste?
«Il dolore, sembra pazzesco ma è così, unisce e lui era gentilissimo. Mi diceva che in Svizzera c' era una medicina sperimentale che era in grado di guarire il tumore».
E lei ci credette?
«Chi è malato crede sempre alla speranza di poter guarire. Chiunque, e per qualsiasi malattia, prega e spera nella guarigione. Poi le devo dire una cosa...».
Mi dica.
«Chi non dice bugie, chi si comporta bene, non ha gli anticorpi per proteggersi dai plagi e dalle truffe. Io sono stata attaccata là dove c' erano le mie debolezze».
ANNA MOLLI
Ma subito dopo iniziò a chiederle dei soldi.
«Subito li chiese, per le mie cure e le sue. Venne a casa immediatamente a prenderli, e fu l' inizio della mia fine».
Quanto le ha portato via?
«Centotrentaquattromila euro in sei mesi. Mi vergognavo quando iniziavo a capire che si stava trattando di una truffa e volevo uccidermi per il senso di colpa.
Mi erano rimasti due euro in tasca quando chiamai i miei avvocati e dissi "la faccio finita"».
E i suoi avvocati che cosa le dissero?
«I miei avvocati, Marcello Gasperini e Boris Boffelli, mi hanno sostenuto da subito, e mi hanno fatto capire l' importanza di combattere e di credere nella giustizia».
Ci fu un momento in cui lei si rifiutò di dare denaro. Come reagì Alessandro Proto?
«Quando io decisi di non pagare più un soldo, lui iniziò a insultarmi e a minacciare la mia famiglia; mi sentivo schiacciata ed il tumore esplose in metastasi».
Cosa fece?
«Andai a denunciare la cosa con i miei avvocati alla Guardia di Finanza che furono meravigliosi. Erano già arrivate segnalazioni su Proto, ha più di dieci denunce penali per lo stesso motivo, anche dalla Posta di Como».
Perché dalla Posta?
ANNA MOLLI
«In modo solerte il direttore delle Poste di Como vedeva centinaia di migliaia di euro mobilitati da una Posta Pay e fece scattare una segnalazione. Lei sa dove era la Posta in cui prelevava?».
No, signora Anna: mi dica.
«Dentro il Tribunale di Como, perché questo delinquente criminale non soltanto truffava, ma anche si prendeva gioco di noi tutti.
L' altra cosa triste è che certa informazione l' ha trattato come se se si trattasse di un uomo tutto sommato interessante».
Ma cosa sta dicendo! Di cosa parla?
«Proto scrisse aiutato da Andrea Sceresini un libro, "Io sono l' impostore", dove racconta nel primo capitolo "come vi ho fregati". Quest' uomo mi ha ucciso definitivamente: come si può essere così semplicisti da narrare la propria storia da delinquente? "Io non sono un uomo di successo, sono il successo fatto in persona", così racconta di se stesso».
ALESSANDRO PROTO
Lei però è stata tutelata dalle istituzioni...
«Sia dalla Guardia di Finanza che dalla magistratura. Sono stata fortunata perché un magistrato, il dottor Addesso Pasquale, ha preso a cuore la mia vicenda e in meno di un anno è andato a processo, così Proto è stato condannato a quattro anni di carcere».
Un avvenimento, vero?
«Sì, sono stata fortunata, però in sede civile non esiste alcun risarcimento! Ho perso tutto e quei soldi, i miei centotrentaquattromila euro, erano tutto per me e per la mia famiglia, adesso non ho nulla e sto morendo!».
Anna Molli si interrompe e mi guarda negli occhi, nuovamente cercando di farmi capire la sua tragedia e quella di altre persone che sono finite nelle mani di questa persona. Elisabetta Aldrovandi interviene, è lei che sta cercando di sostenere il caso con le istituzioni.
ALESSANDRO PROTO
Avvocato, cosa succede in questi casi?
«Risulta evidente che una delle conseguenze più nefaste e dannose, a medio e lungo termine, per le vittime di truffe, nelle sue varie accezioni, e di estorsioni, è rappresentata dall' impossibilità di recuperare, almeno in parte, le somme oggetto di raggiro o di dazione mediante violenza o minaccia, e che la relegazione del recupero delle suddette a lunghe e costose azioni civili comporta spesso risultati infruttuosi o comunque largamente insoddisfacenti, per i tempi necessari al recupero e le spese necessarie per intraprendere dette azioni. Recuperi che potrebbero essere accelerati e facilitati dall' adozione di misure cautelari reali avviate in sede penale, le cui possibilità di indagine, anche patrimoniale, sui beni dell' imputato sono senza dubbio più semplificate e veloci».
Cosa vuole fare, signora Anna?
«Io so che morirò, ma anche da lassù non darò tregua a questa persona che ha devastato la mia vita. La sua famiglia vive in un appartamento molto bello, in Svizzera. So che ha portato via altri soldi, tra cui seicentomila euro ad una donna svedese che è disperata».
ALESSANDRO PROTO E LA SUA BABY BUSINESS SCHOOL
Cosa vorrebbe che accadesse?
«Mi sarebbe piaciuto uno Stato che, attraverso un fondo per le vittime di truffe e a fronte di una condanna penale, si facesse carico del danno; in casi come il mio il tempo è una variabile decisiva. È come se ad una persona che sta morendo di sete si arrivasse con un bicchier d' acqua quando è morta. Così accadrà a me. I soldi arriveranno ma io sarò morta senza la possibilità di curarmi».
ALESSANDRO PROTO