Riccardo De Palo per “il Messaggero”
ANTONIO SCURATI - M IL FIGLIO DEL SECOLO
«Ogni vita raccontata è esemplare», diceva Marguerite Yourcenar; ma ciò che più colpisce, nel panorama editoriale di questi mesi, è la prevalenza di biografie, o romanzi, incentrati sulle figure di Hitler e Mussolini.
Rosella Postorino - Le assaggiatrici
Non si tratta solo delle tante opere di narrativa ambientate all' epoca della Seconda Guerra Mondiale, che hanno molto successo: basti pensare all' ultimo lavoro di Wilbur Smith, La guerra dei Courtney, che racconta l'amore travagliato tra una Mata hari britannica e un aviatore tedesco; oppure alla saga di Carmen Korn, da poco in libreria con Figlie di una nuova era; o al thriller Il sentimento del ferro di Giaime Alonge; no, si tratta proprio dei leader del fascismo e del nazismo. Più vivi che mai, nella narrativa come nella saggistica, in tv come al cinema.
IL CASO
mussolini hitler
Il caso più eclatante è quello delle 848 pagine di M. Il figlio del secolo, il romanzo di Antonio Scurati che, malgrado le accuse di inesattezze storiche, ha scalato le classifiche; ma c' è anche il precedente di Rosella Postorino, che con Le assaggiatrici ha vinto il Campiello, raccontando le peripezie delle donne costrette ad assaggiare il cibo del Führer; o di Pasquale Chessa che, con Il romanzo di Benito, ha ripercorso la vera storia del falsi diari del Duce; ed è stato pubblicato da un mese Dittatori. Hitler e Mussolini tra passioni e potere, di Pino Scaccia e Anna Raviglione, che hanno scelto di raccontare i due leader a partire dalle loro «piccole, deformanti e maniacali debolezze umane».
Pasquale Chessa - Il romanzo di Benito
MONOGRAFIE
Torna intanto in libreria, per Bompiani, la solida monografia di Ian Kershaw dedicata al capo del Nazismo; ed è stato un successo, anche nel nostro Paese, Lui è tornato, il romanzo di Timur Vermes che racconta il ritorno di Hitler ai giorni nostri, diventato anche un fortunato film di David Wnendt: il libro ha ispirato a sua volta il regista Luca Miniero, che ha fatto resuscitare Mussolini (interpretato da Massimo Popolizio) a Roma, in una affollata (e multietnica) Piazza Vittorio.
Le ragioni del successo sono molteplici. «La distanza temporale ci permette di riprendere questi temi a volte decolorandoli, togliendo loro consistenza - dice Stefano Cavazza, professore di Storia contemporanea all' Università di Bologna - oppure ci permette di usare questi leader per parlare del presente, utilizzandoli magari in maniera critica ma con più libertà rispetto al passato». Certo, c' è anche «un senso di insoddisfazione nei confronti delle leadership che abbiamo», la ricerca di personalità «che in qualche modo possano risolvere la crisi», ma questo è soltanto un aspetto del fenomeno.
Ian Kershaw - Hitler
LEADERSHIP
Dal punto di vista degli storici, ormai da qualche anno, «c' è un crescente interesse per la figura della leadership all' interno delle analisi del fascismo e del nazismo»; un tempo si attribuiva a questi personaggi una «funzione esplicativa» dei loro regimi, ma oggi si va più a fondo, si cerca di capire la loro funzione «di equilibrio» all' interno delle strutture di potere, laddove il carisma resta un elemento centrale «per la costruzione del consenso».
Il revisionismo, la nostalgia, sono solo aspetti marginali. «Il fascismo è un pezzo di storia italiana - taglia corto Eugenio Di Rienzo, autore di una monografia su Ciano - che ha delle sue propaggini anche nel periodo successivo, ma non si può certo parlare di una sua risorgenza».
QUASI DUCE
libro di Vermes lui tornato
Ancora più netto Gabriele Ranzato, docente all' Università di Pisa: «Se ne parla spesso a sproposito ma oggi una riproduzione del fascismo, così come è stato, non potrebbe prosperare».
Perché un libro su Ciano? «È stato - dice Di Rienzo - quasi Duce in uno dei momenti cruciali della storia italiana, dal 36, dalla fine della guerra d' Etiopia, fino al 25 luglio del 1943: scrivendo una sua biografia avrei finito per farne anche una sul fascismo, e sulla sua politica estera».
mussolini e hitler al berghof 2
Ma è soprattutto il lato umano a interessare: «Una figura un po' luciferina, che affascina. Era schiavo della sua verbocrazia: faceva una narrazione e poi, al contrario di Mussolini, ci credeva veramente». Alla fine, è stata la sua stessa narrazione a travolgerlo.
Di Rienzo trova che di recente ci sia, più generalmente, «un interesse per la storia della Repubblica che il pubblico di massa non ha mai avuto: pensi a un libro su Fanfani, come sarebbe interessante leggerlo oggi».
MUSSOLINI HITLER