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    “SONO UNA DRAG DENTRO. A 17-18 ANNI MI TRAVESTIVO, FACEVO LE IMITAZIONI. ERO PATTY PRAVO, LOREDANA BERTÈ” - ALBA PARIETTI SBARCA SU RAIDUE CON “NON SONO UNA SIGNORA”, IL PROGRAMMA SULLE DRAG QUEEN – LO SCHIAFFO A RULA JEBREAL CHE DI FRONTE ALLO SCANDALO A BASE DI MOLESTIE, CHAT SPINTE, RAGAZZE TRATTATE COME OGGETTI, HA TROVATO UNA CONNESSIONE CON IL “CLIMA CREATO DALLA DESTRA”: "INACCETTABILE. FORSE RULA VIVE TROPPO POCO IN ITALIA. QUI LA POLITICA NON HA LA FORZA DI INFLUENZARE NESSUNO”


     
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    Estratto dell'articolo di Daniele Priori per “Libero quotidiano”

     

    Alba Parietti torna più provocante che mai.

    ALBA PARIETTI VERSIONE DRAG ALBA PARIETTI VERSIONE DRAG

    Da giovedì sera la rivedremo in prima serata su RaiDue con uno show che farà parlare: Non sono una signora, protagoniste le drag queen ovvero artisti che reciteranno travestiti. Niente di così necessario probabilmente. Ma tant’è. La Rai, dopo lunghi mesi di pensieri e rinvii, ha deciso di mandarlo in onda. Con la Parietti che si sente arruolatissima, tanto da entrare lei stessa nello spirito della drag queen per spiegarci di che si tratta. Nel frattempo si prende più licenze e, com’è nel suo stile, parla di tutto.

     

    Alba, come sarà questo suo ritorno in tv?

    «La trasmissione l’abbiamo girata nello scorso mese di ottobre. È stato un parto spontaneo e facile. Ci siamo divertiti tantissimo. Poi sono seguiti otto mesi di incubatrice. Ora il pubblico potrà finalmente giudicarlo».

     

    Vuole dirci che non è stato complicato portare uno spettacolo en travesti nella prima serata della Rai?

    ALBA PARIETTI IN VERSIONE DRAG QUEEN ALBA PARIETTI IN VERSIONE DRAG QUEEN

    «Io sinceramente tutta questa complicatezza non la vedo. Sarà per la mia educazione o perché sono una drag dentro. A 17-18 anni vivevo con le drag. Io stessa mi travestivo, facevo le imitazioni. Ero Patty Pravo, Loredana Bertè, proprio come fanno le drag, interpretando personaggi ai quali ci si sente affini. Da giovedì lo vedremo in tv e, anche se non si dovrebbero citare i santi, dico: che Dio ce la mandi buona».

     

    RULA JEBREAL RULA JEBREAL

    Fuori dalla scena o forse appena di lato, in questi giorni c’è uno scandalo a base di molestie, chat spinte, ragazze trattate come oggetti che, ancora una volta, sta coinvolgendo e sconvolgendo il mondo dei social e della comunicazione web. Ha idee al riguardo?

    «Penso che siamo arrivati al punto in cui serva una regolamentazione non ferrea ma di più. Il mondo dei social ci ha dato così tanto ma ora è diventato un’arma a doppio taglio che ci sta togliendo tutto. La capacità di comunicare, specie tra i ragazzi, l’empatia e il senso della morale in particolare. Si stanno esaltando l’assenza dei sentimenti e la pornografia degli eventi. Ognuno non è più capace di vivere la realtà se non la condivide attraverso i social».

     

    Rula Jebreal in relazione a questo scandalo a sfondo sessista, legato alla degenerazione del web, ha trovato una connessione con il «clima creato dalla destra». È d’accordo?

    «Rula è un’amica e una donna straordinaria con una storia personale che merita rispetto.

    Questa politicizzazione di qualsiasi cosa accada, però, sta diventando come il politicamente corretto. Cose che non accetto più. Forse Rula vive troppo poco in Italia. Qui, infatti, credo che la politica non abbia proprio la forza di influenzare nessuno. Non siamo politicizzati ma omogeneizzati dalla politica. L’Italia non è un popolo di rivoluzionari. Non siamo in grado di essere né veri fascisti né veri comunisti. Siamo piuttosto qualunquisti superficiali. Non è che gli intellettuali sono quelli di sinistra e i violenti di destra. È la società tutta ad essere diventata violenta, poco empatica. Il continuo attacco delle rispettive posizioni politiche è frustrante».

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