1. SUPER TRIS AZZURRO CHE SINFONIA NEI 100 TOKYO DA IMPAZZIRE: «FELICI DI STARE LASSÙ»
Claudio Arrigoni per “La Gazzetta dello Sport”
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« W e have wings», noi abbiamo le ali. Per volare anche se dicono che non si può fare. Le troviamo dentro e fuori di noi. Era il giorno della cerimonia che apriva una delle più strane e belle Paralimpiadi di sempre e quelle parole risuonavano forti dentro lo Stadio di Tokyo a esprimere il significato dei dieci giorni magnifici che sarebbero arrivati. Niente di più vero. Nella notte giapponese che precede la chiusura, c'è la musica a suonare ancora più forte nello stadio. Volare Come è accaduto nei giorni olimpici.
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E Volare (Nel blu dipinto di blu è il titolo della canzone resa famosa da Domenico Modugno) questa volta lo intonano tre ragazze magiche che davvero lo hanno fatto sulla pista dei sogni: Ambra Sabatini, Martina Caironi, Monica Contrafatto sono davvero «felici di stare lassù», come cantano nella notte che hanno illuminato di una luce che mai si spegnerà nel loro cuore. Una gara che è già leggenda anche se è ancora storia. Una tripletta mai vista per un podio tutto italiano dei 100 metri della categoria che è di tutte e tre, amputate di gamba sopra il ginocchio. Ambra Sabatini, la nuova sensazione paralimpica, che batte Martina Caironi, doppio oro su questa distanza fra Londra e Rio, correndo in maniera pazzesca sotto la pioggia di Tokyo, oro e record mondiale con 14"11, piangendo per l'emozione prima di tagliare il traguardo come è giusto per una esordiente come lei: «Le mie lacrime sulla linea di arrivo rappresentavano il riscatto di questi due anni, dall'incidente in poi. Ora finalmente mi sento completa».
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Martina, sua amica e mentore, che sembra quasi più contenta di lei anche se la sua è «solo» la medaglia d'argento: «Sono stata battuta da una grande avversaria. Ma il bello è che tutte e tre siamo legate l'una all'altra. Ecco perché è ancora più bello vincere», dice mentre mima l'incoronazione della compagna. Monica Contrafatto, che non è una terza incomoda, ma una parte di loro, a prendersi un terzo posto di potenza, per una dedica che le parte dal cuore: «All'Afghanistan, un posto al quale sono molto legata e il motivo per cui sono qui, che mi ha tolto qualcosa, ma in realtà mi ha regalato tanto in una vita diversa e più bella. Cinque anni fa abbiamo scritto la storia io e Martina, quest' anno è stato ancora più bello.
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Finalmente un podio a tre. Siamo riuscite a unire tutta l'Italia,Nord-Centro-Sud, ognuno proveniente da un'area diversa, così abbiamo fatto felice tutta l'Italia. Il nostro messaggio è di non arrendersi, le cose brutte possono accadere, ma l'importante è trovare la forza in qualcosa. Io l'ho trovata nell'atletica, è stata la mia luce fuori dal tunnel. E ci si può rialzare e diventare più forti di prima. Noi siamo un esempio». Più bella I prodromi della più bella gara di atletica di Tokyo e forse non solo, si erano avuti fin dal mattino, nelle qualificazioni. Prima batteria: Ambra subito record del mondo con 14"39. Seconda batteria: Martina la detronizza e se lo riprende per due centesimi. In finale cadrà per la terza volta consecutiva! Hanno un legame speciale, come dice Martina: «Ci unisce la voglia di superarci e di tirare fuori qualcosa di più dalla condizione di disabilità che abbiamo. Non solo abbiamo superato la nostra condizione di svantaggio, ma ne stiamo facendo qualcosa di grande».
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Ultima Era l'ultima gara dell'ultimo giorno allo Stadio Olimpico. Eravamo a Tokyo, ma avremmo potuto essere a Venezia, al Festival del Cinema, perché questo è un film da Leone d'Oro e chi ne ha scritto la sceneggiatura è un folle genio tanto quei 100 metri sono pieni di intrecci ed emozioni. Quelle che partono dai giorni dolci della primavera afghana fanno di nove anni fa. Bersagliera, Monica è impegnata con il contingente italiano. Un colpo di mortaio e la gamba amputata. Rimane stupefatta dai Giochi di Londra che vede in tv in ospedale. Vede Martina vincere l'oro. Ne è ispirata e comincia a correre. Ispirazione, che parola bella. Vale anche per Ambra. Ama la corsa e il mezzofondo.
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Un'auto investe il motorino he la porta agli allenamenti. In ospedale le amputano la gamba. La mente le torna a Martina e alle sue corse, viste sul tablet. «Lo posso fare anche io», si disse. Martina da ispirazione divenne la sua mentore e compagna di stanza quando sono in raduno con le Fiamme Gialle. Ma quella parola vale anche per Martina. Ispirazione Spiega dopo la gara: «Ambra per me quest' anno è stata fondamentale. Mi ha fatto tirare fuori forse quello che non sapevo di avere dentro. E che non avevo mai tirato fuori prima.
Io mi sono ispirata molto a come si muove, viene dall'atletica olimpica e ha movimenti perfetti. Ma anche a Monica e non gliel'ho mai detto prima: io mi lamento di avere 32 anni, ma cominciare dopo quello che le è successo e non avere più 20 anni è straordinario». Loro tre a terra abbracciate con il tricolore è la nuova iconica immagine di un movimento paralimpico italiano diventato grande: a Tokyo l'Italia ha toccato quota 69 medaglie (14 d'oro, 29 d'argento e 26 di bronzo), ed è nona nel medagliere prima delle ultime gare in programma oggi e della maratona. E grazie a queste tre ragazze un medagliere ancora più ricco. L'azzurro vola...
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LA FORZA E LA GIOVENTÙ È UNA PREDESTINATA CHE LASCERÀ IL SEGNO
Sulla pagina Facebook della sua società l'Atletica Grosseto Banca Tema si legge: «Due anni fa ci venivi a trovare al campo con le stampelle, oggi sei sul tetto del mondo». Pensiamo ai tanti luoghi comuni (sbagliati) che gravano sui giovani di oggi e guardiamo Ambra e alla sua forza d'animo. Nel 2019 il papà Ambrogio la accompagna allo stadio dove si allena come mezzofondista. Sono in due sullo scooter, una vettura li investe, per il papà nessuna conseguenza, per lei «Mi è stata amputata la gamba sinistra al di sopra del ginocchio.
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Sin dall'inizio ho cercato di sdrammatizzare la cosa, anche scherzandoci su». Quando la vanno a trovare in ospedale, subito dopo l'operazione: «Era lei che faceva coraggio a noi», ricorda Alfio Giomi, già numero 1 della Fidal e ora presidente del club grossetano. «Ambra, che oggi è con le Fiamme Gialle, ha qualità umane e tecniche non comuni. Grazie alla sua famiglia e a Jacopo Boscarini, un bravissimo allenatore che la segue da sempre, ha pianificato subito il suo ritorno all'atletica, cambiando soltanto specialità.
Credo che Ambra sarà la prima donna a scendere sotto i 14 secondi nei 100. Non lo ha fatto in questa finale a causa della pioggia, ma ci arriverà prestissimo». In meno di 24 mesi, da quei giorni, la trasformazione: la protesi, le corse e un 2021 da record iniziato col primato del mondo a Dubai, fino a Tokyo avvolta nei tricolori e ubriaca di gioia abbracciata alle compagne...
LA SUA VITA A COLORI HA APERTO UNA STRADA CON L'ORO DI LONDRA E RIO
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La sua vita a colori è come il riflesso dei suoi capelli sulla pista di Tokyo: azzurri, come le tinte di questa incredibile notte giapponese. Il suo appuntamento con "la storia" è fissato nel 2007 , quando aveva 18 anni e un incidente in motorino costringe i medici ad amputarle la gamba sinistra. La nuova vita viene raccontata dai colori della sua protesi che non si sono mai spenti nonostante tutte le difficoltà, anche una squalifica per doping che l'ha fermata qualche mese nel 2019, prima che riuscisse a dimostrare che la causa era una pomata cicatrizzante usata per curare un'ulcera (che conteneva una sostanza proibita).
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Ma Martina non si è fatta abbattere anche se ci sono stati momenti bui. Poi la pandemia e il cambio di preparazione, ora divisa tra Bologna e Roma (come la Sabatini è un'atleta delle Fiamme Gialle). «Lo sport è divertimento, ma anche adrenalina, agonismo e un'energia pura che mi permette ogni giorno di sentirmi abile, forte e di superare la mia disabilità con orgoglio e con passione». Grazie alle medaglie collezionate a Londra (2012) e Rio (2016) diventa uno degli emblemi del movimento paralimpico italiano. Senza dimenticare mai gli altri. Martina fa volontariato raccontando la sua storia nelle scuole. Il suo messaggio: «Una volta accettata la propria diversità ci si può divertire: giocarci permette di viverla bene. Non avessi fatto l'atleta? Avrei lavorato nella cooperazione internazionale». Per fortuna ha deciso di correre per l'Italia...
DALL'AFGHANISTAN A TOKYO LA SICILIANA DEI BERSAGLIERI NON SMETTE DI CORRERE
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«La resilienza? Sono io, una persona che si rialza ogni volta che cade e non si ferma mai». Monica Contrafatto si definisce così. Fin da quando il 24 marzo 2012 viene colpita da un colpo di mortaio nella base dei militari italiani, Ice, nel distretto del Gulistan, nel Sud-Est dell'Afghanistan. La siciliana dei bersaglieri (da ragazzina le piaceva molto il fez che viene indossato da questo corpo) è trascinata al sicuro da un commilitone, prima di essere trasportata in Germania, dove inizia la sua seconda vita.
È la prima donna soldato italiana a venire insignita della Medaglia al valore dell'Esercito, ma la medaglia che sta nel suo cuore è quella paralimpica. Proprio in quell'estate del 2012 vede in televisione le imprese di Martina Caironi che vince a Londra il primo oro e in pochi minuti, da donna risoluta e determinata (con una gran passione per i cani), decide che avrebbe partecipato a un'edizione dei Giochi.
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Quattro anni dopo l'attentato chiude il cerchio con la storia: non solo gareggia a Rio al fianco del suo "modello", ma addirittura sale sul podio con lei conquistando il primo bronzo olimpico della sua carriera. Ieri l'apoteosi con le due compagne che lei stessa aveva profetizzato qualche tempo fa e la dedica che la lega indissolubilmente all'Afghanistan. Un pensiero speciale e dolcissimo verso il paese asiatico e la sua gente con un invito a non arrendersi mai. Come Monica. Che del suo sport ama la libertà: «Quando corro mi sento un super eroe».
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