Giacomo Amadori e Fabio Amendolara per “La Verità”
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Nella vicenda del deputato ivoriano Aboubakar Soumahoro bisogna aggiungere una brutta storia di presunte firme false apposte alle domande di disoccupazione inviate all'Inps dai braccianti agricoli della provincia di Foggia. Una faccenda messa nero su bianco in numerosi moduli di «revoca delega e disconoscimento di firma» spedite all'istituto previdenziale dai lavoratori.
Siamo in Puglia, e precisamente nelle campagne tra Foggia e San Severo. Una vasta area occupata circa 20 anni fa dai primi «braccianti-coloni» conosciuta come il «Grande Ghetto» di Rignano garganico. Un luogo infame senza strade e servizi igienici che è arrivato a ospitare fino a 4.000 persone Chi vi abita, la grande maggioranza, di mestiere fa il bracciante. Immigrati divenuti famosi per lo sfruttamento, il caporalato. Pestaggi, risse e anche morti.
lacrime di Soumahoro meme
Il sindacato Usb diventa la voce di questi emarginati e cerca di tutelarli. Nel 2019 arriva lui, Soumahoro. Ha studiato ed è sveglio. Quando intuisce di avere un seguito importante lascia l'Usb e fonda la Lega Braccianti, un sindacato tutto suo. Fa incetta di iscritti, sottraendoli all'Usb, alla Cgil, alla Cisl.
Durante il periodo della pandemia la fa da padrone con i suoi presidi a Torretta Antonacci e a Borgo Mezzanone. Nelle tre baraccopoli sarebbero state raccolte centinaia (si parla di circa 600-700) di richieste per le misure di sostegno alle quali potevano accedere in quel momento gli immigrati impiegati in agricoltura: in primis la disoccupazione.
Il cortocircuito, con al centro Soumahoro e il suo ex braccio destro Sambare Soumaila, si è innescato quando all'Inps, che avrebbe dovuto erogare i sussidi, sono arrivate due domande fotocopia per ciascun bracciante.
liliana murekatete
A quel punto l'ente pensionistico ha convocato i richiedenti ed è scoppiato il bubbone: i lavoratori hanno dovuto compilare un modulo per disconoscere la loro firma su una delle due richieste. Il 17 gennaio scorso Soumahoro si era filmato davanti a un casolare e aveva annunciato: «Con gli operatori del patronato siamo a Torretta Antonacci per pratiche di disoccupazione agricola, controllo busta paga, permessi di soggiorno, eccetera. La Lega braccianti, espressione della volontà popolare senza delega, lotta e continua nel percorso di migliorare le condizioni di vita dei braccianti».
Dietro di lui si vedevano tre persone. Probabilmente il parlamentare era lì con i funzionari del patronato. Che, si scopre adesso, è l'Inpal di Bari. Da qui, infatti, partono le pratiche inviate all'Inps. Solo due mesi dopo, però, a marzo, l'istituto di via Ciro il grande scopre le domande fotocopia. E a quel punto i braccianti inviano una comunicazione con richiesta di revoca della precedente domanda e disconoscimento della firma apposta in calce.
MARIE THERESE MUKAMITSINDO
Un documento in cui si legge: «Con la presente si dichiara di non aver mai conferito delega o rinnovato delega ad alcun patronato per l'inoltro della domanda di disoccupazione agricola».
Francesca Di Credico, rappresentante della Cisl di Foggia, ragiona: «Probabilmente hanno inoltrato le richieste senza il mandato di queste stesse persone. È capitato a noi ma anche alla Cgil e all'Usb. Ci trovavamo le domande duplicate dall'Inpal di Bari».
E se per i sindacati, al momento della liquidazione del primo bonus, il bracciante autorizza una trattenuta come quota di iscrizione (e a quel punto può accedere a tutti i servizi offerti per la tutela), per i patronati funziona in modo diverso: il lavoratore deve pagare per la preparazione della pratica.
L'aspetto da chiarire è se i braccianti abbiano anticipato soldi per le istanze e se le domande siano state inviate senza mandati. «Io», continua la Di Credico, «ho trovato appesa alla porta del container assegnato alla Lega Braccianti nel ghetto di Rignano una lista di nominativi con i codici fiscali a fianco. Una quarantina erano nel database del nostro sindacato. La stessa cosa è accaduta alla Cgil e anche all'Usb».
liliane murekatete.
La questione, oltre che all'Inps, sarebbe stata segnalata per conoscenza anche alla Procura di Foggia e, per almeno un episodio, anche a quella di Catania. Il legale dell'Inpal, l'avvocato Vito Marino Verzillo, contattato dal nostro giornale, spiega: «Ci fu un accordo tra la Lega braccianti e l'Inpal nazionale, perché dicevano che nessun patronato voleva andare lì a Borgo Mezzanone e a Torretta Antonacci.
Noi ci siamo andati diverse volte, in un paio di occasioni anche io personalmente insieme con il direttore e con un collaboratore. I braccianti firmavano il mandato per essere assistiti e le richieste venivano inviate». Per l'Inpal, insomma, sarebbe tutto in regola. A volte, spiega il legale, trovavano ad accoglierli Soumahoro, «che veniva da Roma». Spesso «c'era anche Sambare, un campano, che arrivava da Napoli». Le pratiche, insomma, erano sollecitate dalla Lega Braccianti.
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«Quando dal nazionale ci hanno chiesto di andare lì», conferma Verzillo, «trovavamo loro». E le pratiche doppie? «È una prassi tra sindacati e patronati, ma anche tra patronati e patronati» assicura il professionista. E conclude: «Il lavoratore fa la domanda, poi si rivolge a un'altra sigla perché gli viene più comodo - tenga conto, per esempio, che noi siamo a Bari e i braccianti lavorano a Foggia- e revoca la delega». E le firme disconosciute?
«Noi», afferma l'avvocato dell'Inpal, «abbiamo la documentazione con le firme prese in nostra presenza. Siamo andati lì fisicamente. E per alcune pratiche che sono tornate indietro abbiamo minacciato di rivolgerci all'autorità giudiziaria, perché se l'assistito ha firmato davanti ai funzionari dell'Inpal, mi devono spiegare quando è stata firmata la richiesta davanti all'altro sindacato».
Aboubakar Soumahoro
Per capirne di più abbiamo chiesto delucidazioni a Soumaila, il vecchio compagno di lotta di Soumahoro: «Quando stavo con Aboubakar ero io a ricevere le domande di disoccupazione. E quelle erano firme vere. Ci sono anche i video della gente che fa la coda. Io raccoglievo le pratiche di tutti i braccianti e l'Inpal veniva a prenderle per inoltrare le domande a Bari». Facciamo presente che i sindacati sostengono che molte firme sono state disconosciute. La replica è immediata: «Quando c'ero io ognuno ha firmato la sua disoccupazione e non c'è mai stato problema con nessuno, ma». Ma? «Loro avendo dati e documenti dei braccianti che avevano chiesto la disoccupazione con loro, l'anno dopo hanno rifatto la domanda automaticamente senza chiedere il consenso.
Ma in quel momento io non stavo già più con la Lega Braccianti ».
Dunque le firme false sarebbero quelle con la richiesta di rinnovo della disoccupazione. Soumaila ci spiega anche che il suo sindacato ha provato a trovare una soluzione al problema: «All'Inps hanno bloccate le domande doppie, ma grazie al nostro servizio con Usb le hanno poi sbloccate. Abbiamo chiesto all'ente previdenziale da chi fosse stato presentato il doppione e ci hanno detto che erano tutte dell'Inpal. Noi non c'entriamo nulla.
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Noi abbiamo fatto 700 domande e quelli che hanno avuto la duplicazione sono molti di più di coloro che non l'hanno avuta. Si tratta di centinaia di braccianti». Soumaila sembra sicuro di quello che dice: «Io qui sono conosciutissimo e quando mi siedo tutti vengono a fare le domande da me. Io sono stato con Lega braccianti nel 2019-2020 e nel 2021 io e altri siamo andati via. La Lega Braccianti l'abbiamo creata come un'associazione per gestire Torretta Antonacci. Aboubakar l'ha trasformata in un sindacato senza informare nessuno. Lui ci ha tradito e noi lo abbiamo abbandonato».
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E il clima si è esacerbato. Come viene raccontato in un paio di comunicati firmati dagli abitanti e delegati Usb di Torretta Antonacci. In uno si chiede a Soumahoro di evitare le «intimidazioni» e in un secondo, datato 22 dicembre 2021, si legge che «un gruppo di aderenti alla Lega Braccianti Ets (Ente del Terzo Settore) ha divelto l'insegna della strada, dedicata a due braccianti arsi vivi nell'incendio della baraccopoli nel marzo 2017, per poi minacciare alcuni abitanti del luogo, rei di mantenere esposto sulla loro baracca una bandiera Usb». Una grave accusa per chi si fa vanto di difendere gli ultimi e gli invisibili. (ha collaborato Irene Cosul Cuffaro)
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