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    SPARO’ ALLE SPALLE A UN POLACCO A UN CHECKPOINT DEL MURO DI BERLINO: MARTIN NAUMANN, UN UFFICIALE DELLA STASI, LA POLIZIA SEGRETA DELLA GERMANIA DELL’EST, A PROCESSO DOPO 50 ANNI – IL SUO LEGALE HA DEPOSTO UNA RICHIESTA PER ALLARGARE L’INCHIESTA A TUTTE LE PERSONE ANCORA IN VITA, DECORATE DAL REGIME PER AVER “NEUTRALIZZATO” IL CITTADINO POLACCO. COSTUI SI PRESENTÒ ALL’AMBASCIATA DI BERLINO, MINACCIANDO DI FAR ESPLODERE UNA FINTA BOMBA. I FUNZIONARI DI VARSAVIA GLI PREPARARONO I DOCUMENTI PER L’ESPATRIO, MA AVVERTIRONO LA STASI. DA LÌ SCATTÒ LA TRAPPOLA…


     
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    Mara Gergolet per il “Corriere della Sera” - Estratti

     

    MURO DI BERLINO 2 MURO DI BERLINO 2

    Il 29 marzo 1974, cinquant’anni fa, il tenente colonnello Martin Naumann era appostato dietro uno schermo all’ultimo punto di controllo prima di passare in Occidente. L’uomo che procedeva dalla stazione di Friedrichstrasse — uno dei checkpoint più celebri della Guerra fredda, all’ansa del fiume Sprea — aveva regolari documenti d’espatrio, era polacco e padre di tre figli. Naumann gli sparò alle spalle da due metri. Per questo omicidio — per la morte di una delle 161 persone che hanno provato, senza riuscirci, a superare il Muro di Berlino — Naumann deve ora rispondere ai giudici. Era da vent’anni che un ufficiale della Stasi non veniva processato.

     

    Ieri Naumann, un pensionato di 80 anni che vive a Lipsia, si è presentato in giacca di flanella grigia su camicia bordeaux, cappellino da baseball e una cartella nera tra le mani per nascondere il volto. Il nome dell’imputato in Germania non si pubblica sui giornali, e lui è pur sempre stato un agente della polizia segreta della Ddr.

    Martin Naumann Martin Naumann

     

    Anche se le procedure non lo prevedono, l’avvocato ci ha tenuto a precisare che il suo cliente si professa «innocente».

     

    Il processo andrà avanti fino a maggio ed è uno dei rari casi in cui sono stati incriminati degli agenti della Stasi. Si deve a due storici, il tedesco Hans-Hermann Hertle e al polacco Filip Gonczak — che hanno seguito gli indizi negli archivi arrivando a dare un nome ai protagonisti — se si sa cos’è successo quella mattina a Friedrichstrasse.

     

     

    Il cittadino polacco si chiamava Czeslaw Kuluczka, veniva dalla piccola cittadina di Limanowa e voleva andare «nel mondo libero». Si presentò all’ambasciata polacca di Berlino, minacciando che avrebbe fatto esplodere una finta bomba che aveva in borsa se glielo avessero negato. I funzionari di Varsavia gli prepararono i documenti per l’espatrio, ma avvertirono la Stasi. Da lì scattò la trappola.

     

    Martin Naumann Martin Naumann

    Lo accompagnarono in macchina a Friedrichstrasse, gli fecero superare tutti i controlli e, quando era a un passo dalla «libertà» che cercava, il tenente colonnello Naumann lo «neutralizzò», come da ordini dei superiori.

     

    I figli di Kuluczka si sono costituiti parte civile nel processo. L’avvocato Hans-Jürgen Förster, a cui si sono affidati, in un’intervista alla France Press dice che «Naumann è l’ultimo anello della catena di comando» e ha deposto una richiesta per allargare l’inchiesta a tutte le persone ancora in vita, decorate dal regime per aver «neutralizzato» Kuluczka. Due dei protagonisti di quella mattina sono certamente morti: tra loro il braccio destro del capo della Stasi, Erick Mielke.

     

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    checkpoint berlino checkpoint berlino

    Gli fu invece contestato l’omicidio di due poliziotti nel 1931, quando era un giovane comunista, e per quel delitto dovette scontare 6 anni. Ma sono stati i polacchi, stavolta, ad accelerare gli eventi. Contro Naumann hanno emesso un ordine d’arresto internazionale. Al quale i tedeschi hanno risposto processandolo loro.

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