Stefania Piras per “il Messaggero”
jacopo suona morricone in terrazza
Piccole oasi di aria e libertà dove poter allungare lo sguardo verso l'orizzonte e far fluire i pensieri della quarantena. Le terrazze condominiali sono le scialuppe di salvataggio di questa clausura forzata: un luogo dove poter prendere una boccata d'aria soprattutto con i bambini.
Per non parlare poi di chi è abituato ad allenarsi che si è trasferito all'ultimo piano con il tappetino e le scarpe da ginnastica per non perdere il ritmo. Qualcuno si lamenta è vero, «Lì si deve andare solo a stendere i panni non può diventare una pista di pattinaggio!», qualcuno gioisce, e sono i bambini con il triciclo che dopo tanto tempo possono tornare ad avere un po' di spazio da esplorare.
ALL'ARIA APERTA
Per i genitori infatti si tratta dell'unica possibilità di svago all'aria aperta. Nei casi più estremi (buon senso non pervenuto), chi si è radunato in terrazza in dieci per aperitivi e sedute di abbronzatura ha scatenato la rabbia dei condomini che hanno dovuto fare ricorso all'amministratore del condominio. «Non siamo in vacanza, questo deve essere chiaro. In alcuni casi abbiamo vietato l'uso degli spazi comuni», spiega Rossana De Angelis, presidente di Anaci Roma. Ma in generale sembra prevalere il buon senso.
jacopo suona morricone in terrazza
«Noi lo usiamo, unica famiglia con figli adolescenti e in questi giorni è stato prezioso», dice Marina Teodoli che abita a piazza Bologna. Sempre qui, e in terrazza Guido Corradi riesce anche a fare dei giri in bicicletta. Francesco Bianchini ha potuto festeggiare il suo quarantesimo compleanno da solo, con la moglie, il figlio e una mega torta al cioccolato. «Il mio vicino che ha le chiavi mi ha detto che ogni volta che voglio portare i miei figli sulla terrazza non devo far altro che suonargli», spiega Manuel Proietti dal Nomentano. D'altronde la situazione è talmente straordinaria che nelle terrazze più grandi quando due famiglie si ritrovano contemporaneamente in terrazza si posizionano subito agli estremi, lontani, si salutano con un cenno, a volte parlano. Si vengono incontro .
La vita si è spostata in cima ai palazzi, sul rooftop, prima luogo cool (il concerto dei Beatles) e di intellettuali cinefili, ora exit strategy temporanea della pandemia. E per i bambini è un mondo tutto nuovo. «Sentirli mi rallegra il cuore», dice Frida che abita in un attico. «C'è chi passeggia, chi telefona, chi fa ginnastica o i bambini giocano a palla, devo dire che é un bel vedere, finora mai visti assembramenti», racconta un' altra residente.
terrazza
«Io, il mio compagno e il nostro piccolo ancora in pancia qualche settimana fa per la prima volta abbiamo fatto un vero e proprio pic nic in terrazza», racconta Simona da Collina Fleming. Molti si sono organizzati con delle chat condominiali e si fanno i turni. Anche per Claudia Abbenda di Torpignattara è una valvola di sfogo importante. «Ho due figli, uno di un mese e mezzo e l'altro di tre anni. Ha imparato ad accontentarsi di piccole cose come inseguire le bolle di sapone, guardare le nuvole, osservare un insetto o ascoltare le campane che generalmente, da noi, sono sempre sovrastate dai rumori del traffico».
Alla Marranella stessa organizzazione con tempi e modi contingentati: «Chi fa yoga, ginnastica, chi prende il sole o legge un libro», dice Anna Pozzali. Non si litiga in un momento come questo: «Facciamo a turno: se vediamo che la porta è aperta sappiamo che c'è qualcuno e quindi riproviamo più tardi», dice Luisa Fabriziani. «Conosco una persona anziana che è stata da poco operata al femore e va tutti i giorni a camminare in terrazza per 20 minuti.
terrazze
Una salvezza», spiega Elisabetta Pasta da Prati. Nicoletta Pilorusso a Monteverde «con la scusa di stendere i panni portiamo il nostro piccolino di 16 mesi a prendere una boccata d'aria». A Fonte Meravigliosa tra l'Ardeatina e la Laurentina Daria Brancatisano porta i suoi nipoti in terrazza: «È uno sfogo motorio importante». E a stendere i panni ci si penserà dopo. Ora, la terrazza è la nuova piazza senza folle, un punto di connessione con la città che si specchia sui tetti. E se ci si incontra in terrazza non è per stendere i panni, ma per smaltire la quarantena.