DAGOREPORT - CHI L’HA VISTO? ERA DIVENTATO IL NOSTRO ANGOLO DEL BUONUMORE, NE SPARAVA UNA AL…
L’Arte è sempre stata intrinsecamente legata all’espressione, alla passione e alla sensualità e, nei secoli, ci sono state esplicite descrizioni dell’atto carnale nella sua gloria nuda. Basti pensare agli “Shunga”, termine giapponese che significa 'immagini della primavera' e indica un genere di stampe a soggetto erotico.
Rappresentano il sesso in modo schietto, cosa che gli occidentali non sono riusciti a fare prima del ventesimo secolo.
Katsukawa Shun’ei, libero da qualsiasi idea cristiana che legasse il sesso al peccato, già tra il 1795-1810 riuscì a dipingere l’utopia del piacere reciproco in dieci scene dove il tempo è sospeso.
Nella mitologia greca e romana i satiri seguivano i riti del dio Bacco, dedicati al vino, al sesso e all’estasi. Nel 1510-1520 Andrea Riccio li immagina abbracciati e bramosi, in corpo e desiderio. Quando Picasso disegna un bacio non è un tocco romantico fra labbra ma un incontro carnale di lingue. “Il bacio” (1967), infatti, è l’allegoria estatica delle copulazioni che l’artista può ricordare o immaginare.
leda e il cigno di michelangelo
Egon Schiele è l’artista che ha per soggetto la camera da letto. Negli ultimi giorni dell’impero austro-ungarico, Sigmund Freud indagava la sessualità e Gustav Klimt metteva su tela i suoi sogni sensuali. Schiele invece portava tutto a un livello di sublime pornografia o sondava la curiosità erotica in opere come “Due donne che abbracciano”(1915).
Quasi fosse una fusione in anticipo fra il dipinto di Picasso e quello di Schiele, Henri de Toulouse-Lautrec, già nel 1892, realizzò “A letto, il bacio”, due donne che si baciano fra le lenzuola, libere da qualsiasi pregiudizio dell’epoca. L’artista amava ritrarre prostitute, ballerine e modelle di Montmartre, nel segno dell’idea che l’amore è facile, l’amore è libero.
Quando Jeff Koons sposò la pornostar Cicciolina, immortalò l’unione in una serie di quadri e sculture, tutti ritraenti loro due che facevano sesso, pop art indistinguibile dal porno. Il poster “Made in Heaven” (1991) ne è la prova ed è custodito al Whitney Museum di New York.
“Leda e il cigno” di Michelangelo, databile intorno al 1530, insinua fellatio e omosessualità. Zeus, sotto forma di cigno, fa l’amore con la donna, che, nella realtà, era il modello
Antonio Mini. L’opera si può quindi leggere come il ricordo, o la fantasia, del pene di Michelangelo che incontra la bocca di Mini.
Durante il Rinascimento e nel Barocco, le immagini di sesso erano accoppiamenti fra una donna e una nuvola, fra un ragazzo e un’aquila. In “Letto alla francese” Rembrandt
il grande masturbatore di dali
(1646) mostra l’atto così com’è, senza metafore: una coppia, forse proprio Rembrandt con l’amante Hendrickje Stoffels, a letto in posizione del missionario. Ancora più esplicito fu, sempre nel Rinascimento, Antonio Raimondi che incise i disegni di Giulio Romano, un vero libro erotico con sedici posizioni sessuali che, nel tempo, è diventato un best seller.
Il leader surrealista André Breton invitava i suoi seguaci a liberare l’inconscio. Salvador Dalí apprese la lezione, dipingendo fantasie e onanismo. “Il grande masturbatore” è una delle sue più importanti opere pittoriche (1929), un atto sessuale con un solo partecipante, un sogno narcisistico che crea il piacere indipendente.
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