DAGOREPORT – AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE…
Stefano Iannaccone per editorialedomani.it - Estratti
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I modi sono quelli garbati di chi è incline al dialogo, sempre pronto a trovare la migliore soluzione possibile. Mai un decibel di troppo. Uno stile che fa pendant con l’eleganza, che è un marchio distintivo di Andrea Abodi, ministro dello Sport e dei giovani del governo Meloni, che sta vivendo un’era d’oro per il mondo sportivo, da quelli di maggiore impatto mediatico come i trionfi di Jannik Sinner e quelli meno noti, per esempio record italiano nella maratona fatto segnare da Yeman Crippa.
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Abodi non passa all’incasso, resta sempre un passo indietro. «Il ministro che non c’è», dicono i più cattivi, imputandogli una scarsa azione propulsiva: i tagli ci sono (quasi 21 milioni di euro) fin dai trasferimenti economici di Palazzo Chigi.
Il ministro, intanto, non cambia passo: lo stile resta sobrio come quello dei completi che indossa. Caratteristiche che fanno di Abodi uno dei profili più enigmatici dell’esperienza della destra al potere. Con un’antinomia: lei proveniente dalla popolare Garbatella, lui frutto dei rapporti della Roma bene, la Roma Nord dei costruttori e degli imprenditori rampanti.
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L’AMICA MELONI
Poco male. Meloni lo voleva come candidato-sindaco al comune di Roma nel 2021. Abodi avrebbe accettato volentieri ma un grave problema di salute - superato e raccontato proprio dall’attuale ministro in un’intervista- ha impedito la realizzazione del sogno.
Così la leader di FdI puntò su Enrico Michetti, trovando al manager - con trascorsi da presidente della Lega di B e molti altri ruoli in aziende - la collocazione al dipartimento dello Sport con l’ampliamento della delega ai giovani.
Nei prossimi mesi la stima di antica data potrebbe non bastare più: Abodi è uno dei nomi che circola tra i possibili sacrificati sull’altare di un rimpasto post Europee.
(…)
PISTA FERMA
Fatto sta che sul ministro dello Sport stanno ricadendo le colpe degli altri. Lo sguardo viene rivolto al Nord a quell’Olimpiade Milano-Cortina 2026, che ha accumulato ritardi legati a opere infrastrutturali che non fanno tutte capo al dipartimento dello Sport. Anzi, tra ministeri, amministrazioni e società sono molti gli attori con un ruolo centrale. Eppure è stato lui a doverci mettere la faccia, anche sulla querelle sulla pista da bob, finita con l’abbattimento di centinaia di larici.
Non si prende la gloria delle vittorie sportive e subisce i rovesci. Un problema per un governo che fa della propaganda il suo tratto imprescindibile. Di certo a Palazzo Chigi dovrebbero trovare un’onorevole via d’uscita.
Si vocifera di una sostituzione con Marco Mezzaroma, attuale presidente di Sport e Salute che non ha buoni rapporti con il ministro, che potrebbe entrare nella squadra di governo. Abodi tornerebbe a fare il manager, bisognerebbe vedere dove, oppure potrebbe essere un possibile candidato alle Europee per fare da traino, insieme ad altri ministri. Di certo molto ruota intorno a Sport e Salute, la cassaforte per il settore sportivo vista la mole di risorse economiche che gestisce.
Del resto non è un caso che una delle rare forzature dall’inizio del suo mandato, è stata l’ipotesi di commissariamento della partecipata pubblica: in caso di un mancato accordo sul rinnovo dei vertici, avrebbe azzerato tutto.
Era una tentazione: non c’è stato bisogno di intervenire perché l’intesa fu raggiunta con una serie di equilibrismi sull’amministratore delegato, Diego Nepi Molineris, gradito al Mef di Giancarlo Giorgetti e al presidente del Coni, Giovanni Malagò, così come allo stesso Abodi, che lo conosce da manager sportivo di lungo corso.
IL NEMICO LOTITO
Mezzaroma, da parte sua, gode di sponsorizzazioni d’eccezione, in testa Arianna Meloni, sorella della premier e sempre più influente su determinate scelte. A caldeggiare il nome dell'imprenditore c’è il vulcanico cognato Claudio Lotito, senatore di Forza Italia che ha l’ossessione di essere un ministro ombra.
Di sicuro è l’ombra del ministro, nel senso che lo tallona. Il patron della Lazio sa di non avere il phsyique dû role per fare il ministro, diventerebbe un caso di scuola di gaffe. Così sarebbe felice di piazzare una persona di sua fiducia: chi meglio di Mezzaroma? Sarebbe un altro pezzo del puzzle nella destra “dei cognati”.
Una guerra non inedita quella tra Abodi e Lotito. L’attuale ministro ha fallito per due volte gli obiettivi nel mondo del calcio a causa del suo arcirivale: nel 2017 voleva la guida della Federcalcio e nel 2022 accarezzava l’ambizione di diventare presidente della lega di Serie A. Il “niet” lotitiano ha pesato in entrambi i casi.
Così Abodi ha dovuto accontentarsi - si fa per dire - della poltrona ministeriale, che deve difendere dall’ennesimo assalto del parlamentare di Forza Italia. Solo con Carlo Tavecchio ha intrattenuto un rapporto simile, di alti e bassi, prima di sostegno per la corsa alla Federcalcio poi di sfida per quella poltrona.
(…)
POCHI SOLDI
marco mezzaroma claudio lotito
Certo, sottovoce - quasi inascoltato - Abodi lamenta una scarsa attenzione, che si traduce in pochi soldi allo sport. Lo ha detto per il Pnrr: «Non è un’opinione, è una questione di numeri. Stiamo parlando di una percentuale del Pnrr destinato allo sport inferiore allo 0,35 per cento», ha ammesso.
Una lamentela ripetuta a distanza di qualche mese, quando l’oggetto era la manovra: «Non sono felice. Lo sport rischia sempre di rimanere un po’ più indietro rispetto al resto del Paese». Tradotto: la legge di Bilancio, come il Pnrr, metteva a disposizione poche risorse per lo sport. Stesso discorso per i giovani, tema lasciato a piè di lista dal governo Meloni. Con Abodi che paga il conto per non aver imposto i suoi temi.
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