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ADDIO A GIUSSY FARINA, L’ULTIMO PRESIDENTE DEL MILAN PRIMA DELL’ERA BERLUSCONI – AVREBBE COMPIUTO 92 ANNI A SETTEMBRE - FU IL PRESIDENTE CHE VENDETTE PAOLO ROSSI ALLA JUVENTUS: “AGNELLI MI DIEDE UN MILIARDO IN NERO” - “TUTTI A CONSIGLIARMI: 'COMPRA IL MILAN, VEDRAI QUANTE DONNE CADRANNO AI TUOI PIEDI'. MANCO UNA” - LA VENDITA DEL CLUB ROSSONERO, INDEBITATO PER 13 MILIARDI DI LIRE, AL CAV: "ANDAI DA SILVIO AD ARCORE. PRENDILO TU, GLI DISSI. LUI RISPOSE: 'T’INVIDIO QUELLA BELLA TESTA DI CAPELLI NERI'”
È morto Giuseppe Farina, ex presidente del Milan, meglio noto come Giussy. Il dirigente rossonero ha tenuto le redini del club dal 1982 al 1986, prima di consegnarlo nelle mani di Silvio Berlusconi. Nato a Gambellara, in provincia di Vicenza, nel 1933, avrebbe compiuto 92 anni a settembre. Nel corso della sua carriera da imprenditore ha guidato – oltre i rossoneri – anche Padova e Vicenza, dove ottenne uno storico secondo posto in Serie A durante l’annata 1977-78. È stato il presidente di Paolo Rossi
In totale in carriera ha tenuto le redini di 12 squadre: Milan, Padova, Vicenza, Audace, Valdagno, Legnago, Schio, Rovigo, Belluno, Rovereto, Modena e Palù.
Il 20 febbraio 1986 il presidente di Fininvest Silvio Berlusconi acquistò il Milan di Farina, ripianando il debito di diversi miliardi di lire e salvando il club dal fallimento.
Una delle ultime interviste le ha concesse al Corriere della Sera. Allora aveva 89 anni. Farina ha avuto molte fiamme.
«Non ero un cornificatore seriale. Se capitava… Fino ai 40 anni non ho corteggiato nessuna, semmai venivo corteggiato. Tutti a consigliarmi: “Compra il Milan, vedrai quante donne cadranno ai tuoi piedi”. Manco una».
Ha perso tutto per i debiti del Milan: 13 miliardi di lire. Farina racconta:
«Andai da Silvio Berlusconi ad Arcore. Prendilo tu, gli dissi. “T’invidio quella bella testa di capelli neri”, mi rispose. Fui arrestato per un reato, il falso in bilancio, che oggi non esiste nemmeno più. Il mio avvocato s’era accordato con il pm Ilio Poppa perché mi rilasciasse subito. Invece mi tennero in cella 48 ore. Cominciai lo sciopero della fame. I g’ha ciapà paura. Il lunedì, prima di liberarmi, mi portarono in mensa: g’ho fato ’na magnàda che ancora ce l’ho in mente. “Se non passi tre giorni in galera, in Italia non sei nessuno”, commentò mia sorella. Aveva ragione».
Odia ancora Berlusconi?
«Continuavo a chiedere: ma è morto? Ora che se n’è andato, quasi mi dispiace».
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