IL GRANDE FREDDO AGNELLI-CONTE - IL PRESIDENTE DELLA JUVE AL VELENO CONTRO IL CT CHE CHIEDE PIÙ SPAZIO PER L’ITALIA: “DI TEMPO LA NAZIONALE NE HA GIÀ AVUTO PARECCHIO: NEGLI ULTIMI 80 GIORNI I NOSTRI CALCIATORI NE HANNO FATTI 50 NEL CLUB E 30 IN AZZURRO”

Emanuele Gamba per “la Repubblica

 

I GIOCATORI DELLA JUVE FESTEGGIANO ANTONIO CONTE DOPO LO SCUDETTO I GIOCATORI DELLA JUVE FESTEGGIANO ANTONIO CONTE DOPO LO SCUDETTO

Se, per parlare di Antonio Conte, Andrea Agnelli arriva a usare le stesse parole di Claudio Lotito, non proprio il suo modello di collega, è evidente che la relazione tra il cittì e la società che lo ha fatto grande (o con la società che lui ha reso di nuovo grande: dipende dai punti di vista) sia prigioniero del gelo, un ghiaccio che si è stratificato da più di un anno ormai. «Il rapporto con la nazionale penso sia perfetto, noi sappiamo quando dobbiamo rilasciare i calciatori e quando devono essere rilasciati. Se non sbaglio, negli ultimi 80 giorni, ne hanno fatti 50 nel club e 30 in azzurro».

 

I GIOCATORI DELLA JUVE FESTEGGIANO ANTONIO CONTE DOPO LO SCUDETTO I GIOCATORI DELLA JUVE FESTEGGIANO ANTONIO CONTE DOPO LO SCUDETTO

Non sbaglia: è un calcolo che hanno fatto in Lega e che già Lotito non ha esitato a sbandierare. «E quindi devo dire che di tempo la nazionale ne ha avuto parecchio ». Sulla stessa linea Allegri: «Basta organizzarsi». E quindi Conte non s’allarghi, non s’immischi: sembra questo il senso, perché poi sono i toni (gelidi) a parlare più delle parole. Il vecchio allenatore non viene nemmeno nominato. Se deve fare un esempio, cita altri: «Non capisco quale sia la difficoltà: il selezionatore Deschamps può chiamare Pogba o Coman quando lo ritiene opportuno. Vale per tutti e anche per l’Italia».

ANTONIO CONTE ANDREA AGNELLI ANTONIO CONTE ANDREA AGNELLI

 

Agnelli e Conte non si vedono (né si sentono) da un pezzo. Il cittì ha qualche contatto con Marotta, ma perché l’allenatore della nazionale non può non averne con l’amministratore delegato del principale club italiano.

 

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A Torino, però, Conte frequenta più spesso i dirigenti del Torino (il segretario Longo e il diesse Petrachi, anche lui salentino e amico d’infanzia) che quelli con i quali ha condiviso un’avventura memorabile finita però bruscamente e non certo per essersi incagliata su Iturbe o su Cuadrado: Agnelli aveva cominciato a perdere considerazione per il suo tecnico dalla primavera 2013, quando i dubbi contiani allungarono un’ombra sul secondo scudetto, oscurando poi anche il terzo con frasi giudicate sgradevoli («Non si può mangiare con dieci euro in un ristorante da cento»).

marotta foto mezzelani gmt marotta foto mezzelani gmt

 

Conte non ha ancora messo piede e Vinovo in veste di cittì, e pure questo è strano: due volte ha tentato di andarci e due volte è stato respinto, perché la Juve vuole che la visita sia molto istituzionale, con la presenza sia di Agnelli sia di Marotta, anche se l’allenatore avrebbe la necessità di parlare con il collega Allegri, mica con altri.

 

Buffon e Chiellini, bianconeri azzurrissimi, ieri si sono limitati a celebrare il rinnovo dei rispettivi contratti: fino al 2017 per il portiere («Potrebbe anche essere l’ultimo, ma non mi sono ancora posto il problema») e fino al 2018 per il terzino. Sono due bandiere «e soprattutto due leader», li ha benedetti Agnelli, parlandone come di gente che ha una voglia feroce di lavorare: quelli che piacciono a Conte, il quale li vorrebbe a tutti così.

Buffon Buffon