ESTASI CARPI, “ALLA FACCIA DI LOTITO” - STORICA PROMOZIONE DEL CLUB CHE IL NUMERO UNO LAZIALE NON VOLEVA IN A - MA C’E’ LA GRANA STADIO: I TIFOSI NON VOGLIONO ANDARE A GIOCARE A MODENA

1. LA FAVOLA DEL CARPI IN A: “SIAMO L’ITALIA CHE CORRE”

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Alberto Mattioli per “la Stampa”

 

E adesso, con il Carpi in serie A, tutti gridano al miracolo. Ma, come sempre succede, lo sport non inventa la realtà: la certifica. Certo, il miracolo calcistico è indiscutibile. Il Carpi ha ottenuto quattro promozioni in sei anni: l’ultima, ieri sera, in casa in una notte di tregenda con tuoni, lampi e acqua a catinelle.

 

È bastato pareggiare in casa con il Bari per 0-0 e il Carpi è automaticamente in A, per la prima volta nella sua storia e con 4 giornate d’anticipo. Nel 2010, giocava ancora in Interregionale.

 

Un trionfo, un miracolo, una favola, chiamatela come volete. Oltretutto, low cost: il monte stipendi è di due milioni e mezzo, una bazzecola, il centravanti nigeriano Jerry Mbakogu è stato prelevato a costo zero dal fallimento del Parma e dai dilettanti dell’Este è arrivato per 11 mila euro Kevin Lasagna, idolo della città (però certi nomi sono davvero possibili solo qui, nella Bassa emiliana).

 

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Il direttore sportivo Cristiano Giuntoli e il mister Fabrizio Castori sanno quello che fanno. Teorizzavano «la cultura della sconfitta» come antidoto agli isterismi del calcio di lusso: da allora, non hanno fatto che vincere. «Alla faccia di Lotito», che non vuole i piccoli in A, come proclamava ieri uno striscione della curva.
 

Le fabbriche della moda
Intorno, c’è il vero miracolo di questa città di 72 mila abitanti in provincia di Modena che tre anni fa se la doveva vedere con due calamità: il terremoto e la crisi del tessile, sul quale qui vivono più o meno tutti. Bene: il terremoto lo ricorda solo il Duomo incartato dalle impalcature.

 

Le famiglie ancora fuori casa sono ancora 380, ma nessuna ha mai dovuto vivere nei prefabbricati. Quanto alla maglieria, il distretto oggi ha prodotto utili per quasi un miliardo e mezzo di euro, con l’export in crescita del 36%, e nuovi marchi l’hanno rilanciata alla grande.

 

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A parte la «storica» Blumarine, si chiamano Twin-Set, Liu Jo, Manila Grace, Gaudì jeans, che è poi la griffe di Stefano Bonacini, ex agente di commercio e patron della squadra. Così sul miracolo economico carpigiano ultimamente sono fioriti editoriali sui giornali, analisi sociologiche e perfino un reportage del «Nouvel Observateur» che, dopo che Manila Grace aveva aperto un monomarca a Saint-Germain-des-Près, ha mandato un’inviata nella Bassa per raccontare Carpi «laboratorio del  metodo Renzi».
 

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«Ma io sono bersaniano», se la ride il sindaco Alberto Bellelli, 38 anni, simpatico, concreto e piddino (ma questo è inutile dirlo. Politicamente, Carpi è più stabile di Pyongyang, Pci e derivati governano dal ‘45 e il Pd ha preso il 51,8% alle ultime amministrative). «In realtà - spiega - non siamo ancora usciti dalla crisi, però abbiamo trovato il bandolo della matassa. E’ cambiato il modello produttivo, abbiamo saputo rinnovarci. Quanto al calcio, i giocatori sono come la città. Sa perché vincono? Perché corrono più degli altri».

 

Adesso c’è il problema dello stadio, perché il Cabassi (indirizzo: via Marx, prolungamento di via Lenin) è perfino commovente nella sua modestia da 4.164 posti: impensabile ospitarci la Juve o l’Inter. Nessuno sa ancora cosa si farà, se allargarlo o andare a giocare a Modena. Per ora, tutti preferiscono godersi il trionfo. Al bar Tribhune, con la «acca», un cartello avvisa che «in questa osteria si organizzano corsi di recupero per astemi» ma gli avventori sono ubriachi solo felicità. Però molto concreta, senza trionfalismi: «Pensavamo che fosse già un lusso la B, è andata grassa», ragiona il barista. 
 

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L’esempio del Sassuolo
I tifosi organizzati, peraltro, sono divisi. La maggioranza appartiene ai GDL, i Guidati dal Lambrusco, una minoranza rumorosa agli Irriducibili. Il contrasto è tutto politico: i Guidati sono di sinistra, gli altri di destra. Il giubilo comunque unisce tutti ed è doppio, perché il Modena resta confinato (e a fatica) in B. Ed è proprio vero che se Carpi ride Modena piange, tanto più che è saldamente in A anche il Sassuolo.

 

Qui dove la «esse» sibila, i modenesi hanno sempre guardato i carpigiani con un po’ di sufficienza: per carità, brava gente, lavoratrice, ricca (anzi, arricchita), ma capaci del peggio, tipo mangiare i tortellini alla panna e magari pure coi gomiti sul tavolo. I carpigiani si vendicano ostentando indifferenza per il capoluogo già detestato e ora snobbato. «Il Modena? C... loro», riassume lapidario un GDL. Il topino di campagna ha umiliato quello di città.
 

Intanto, GDL e Irriducibili, tifosi e non, vecchi e giovani, indigeni e immigrati, gente che va allo stadio e gente che non ci va (anche perché non c’è posto), insomma tutta Carpi è impazzita per i suoi undici eroi in mutande, e domenica c’è il derby con il Modena. La felicità è ancora più bella perché è vagamente incredula, come se questa mattina, smaltita la sbornia, ci si dovesse di nuovo risvegliare in interregionale. Eppure, ogni tanto, i nuovi miracoli italiani accadono davvero.

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2. L’ORGOGLIO DELLA CITTA’: A MODENA NON GIOCHIAMO

Franco Giubilei per “la Stampa”

 

«L’anno prossimo vogliamo continuare a giocare al Cabassi!». Ora che l’incredibile è avvenuto, una volta passata la sbornia della festa toccherà affrontare la grana-stadio: la sua cavalcata trionfale il Carpi FC l’ha compiuta nel minuscolo Cabassi, impianto anteguerra da 4.200 posti. I tifosi premono per l’ampliamento fino a 10mila persone, il minimo per la serie A.

 

Esiste anche un progetto presentato dalla società e attualmente al vaglio degli organismi di sicurezza, per cui servirebbero 5-6 milioni. Il Comune però non ha soldi da investire, dunque dovrebbe farsene carico la società, che a sua volta non vuole sforare sul budget. Resta l’alternativa più plausibile, cioè che la squadra emigri a Modena, ma qui cominciano i problemi di campanile: è a soli 20 chilometri e il comune ospite ha già fatto capire che accoglierebbe molto volentieri i biancorossi (ma i tifosi modenesi rosicano: la squadra di casa annaspa a fondo classifica). 
 

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«Il calcio non è un circo»
Quelli che proprio non vogliono saperne sono gli ultrà del Carpi, che da settimane hanno avviato una campagna martellante: «Non è giusto, la rivalità con Modena è molto sentita, diciamo che Carpi sta a Modena come Modena sta a Bologna (tifoserie che non si sopportano, ndr) - spiegano Alberto, Marco e Nicola, del gruppo Guidati dal Lambrusco, circa 600 ragazzi -.

 

Non si può svendere questa opportunità, sarebbe una perdita sportiva, economica e sociale. Tutte le squadre piccole come Siena, Novara, Empoli e Treviso sono rimaste a casa loro dopo aver risistemato lo stadio. Che i soldi necessari ce li mettano il comune e la società: fra Lega e diritti tv, con la promozione arriveranno circa 19 milioni».

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I carpigiani si sono sempre sentiti più vicini alla Reggiana e al Bologna, guarda caso rivali storiche del Modena, e l’interessamento del capoluogo non è piaciuto affatto: «C’è poco rispetto, il calcio ha senso se giocato nella città di provenienza, altrimenti diventa un circo che si sposta a seconda della convenienza».

 

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Il sindaco di Modena Muzzarelli ribadisce: «Modena offre disponibilità piena per un accordo, costruito tutti insieme e a vantaggio di tutte le parti». Più prudente il sindaco di Carpi Bellelli: «La ristrutturazione del Cabassi è una delle strade, ma noi non abbiamo risorse. Intanto fateci godere la promozione».

 

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