DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Michele Bocci per “la Repubblica”
Come un’onda che non si ferma mai. Parte dalla richiesta registrata su un server cinese, passa da un magazzino dell’Europa dell’Est, varca le Alpi sul camion di un corriere e entra in un appartamento di Roma o Milano, di Napoli o Bari. Poi ricomincia daccapo, migliaia di volte.
Viagra, Epo, anabolizzanti, anoressizzanti e antidepressivi taroccati o rubati non stancano mai gli italiani. In cinque milioni hanno scelto i canali online, prevalentemente clandestini, per reperire quei farmaci che un medico non prescriverebbe mai, perché inutili o vietati, o che si vergognano di chiedere. Circa 750mila sono i più affezionati a questi acquisti pericolosissimi.
Il problema è che questi numeri non accennano a scendere, malgrado le campagne che invitano a stare lontani dai siti che commerciano medicinali e nonostante i pericoli siano ormai segnalati da anni da più parti: ministero della Salute, medici, media di tutti i tipi. «Quella online resta la porta preferenziale per accedere a medicine per le quali non esistono indicazioni terapeutiche. E c’è uno zoccolo duro di italiani che davvero non riesce a cogliere quanto sia rischioso questo comportamento».
A parlare è Domenico Di Giorgio, responsabile dell’Ufficio qualità e contraffazione di Aifa. Da anni è impegnato a contrastare il traffico online. Talvolta è come provare a svuotare il mare con un secchio. Si stima che siano 40mila i siti che vendono medicinali, di cui appena lo 0,6% in regola. Qualche tempo fa Aifa e Nas ne hanno fatti chiudere 150. Una secchiata, appunto.
Il problema è tale che non ha senso affrontarlo da soli. Per questo l’Italia sta costituendo una rete con altri Paesi, per ora Spagna, Portogallo, Gran Bretagna e Serbia. Si chiama Fakeshare e mette in rete i dati del lavoro sui siti clandestini svolto nei vari Paesi. Nei giorni scorsi Aifa ha organizzato un convegno per fare il punto della sua attività. In quell’occasione sono stati presentati i dati di un sondaggio di opinione svolto da Claudio Barbaranelli, ordinario di Psicologia alla Sapienza di Roma, e dalla società Swg.
Circa il 20% dei 24 milioni di italiani tra i 18 e i 64 anni che va su internet almeno un’ora alla settimana ha comprato medicinali online. Il 3% lo fa spesso. «Le operazioni di polizia servono e diventano sempre più raffinate grazie agli strumenti che stiamo mettendo in piedi - dice sempre Di Giorgio -Però dobbiamo lavorare sulla domanda. Vanno convinte le persone che ancora credono non sia pericoloso comprare le medicine online. A volte entriamo nelle chat di chi acquista gli anabolizzanti e assistiamo a test da cavie. Ci sono giovani che si iniettano roba di provenienza incerta e dicono: “Vedete, non mi fa niente”.
Purtroppo gli effetti più gravi si possono vedere anche dopo molto tempo». I siti mettono in commercio farmaci contraffatti oppure rubati. I primi sono pericolosi perché non si sa bene come sono stati fatti e con cosa. A volte sono state sequestrate confezioni di medicinali con un tot di principio attivo (perché un po’ di effetto lo devono fare...), ma tagliate con sostanze tossiche. «Il procedimento è simile a quello usato con la droga», dice ancora Di Giorgio.
«Del resto internet è uno strumento a disposizione di tutti, anche delle grandi organizzazioni criminali». Proprio l’Italia è stata al centro, tra il 2013 e il 2014, di una serie di furti giostrati da gruppi ben organizzati, che facevano sparire interi tir di medicine. In tutto i grossi colpi sono stati 157 e buona parte degli autori sono stati arrestati in questi mesi in varie città italiane. Se i medicinali rubati erano molto costosi, venivano immessi su mercati di altri Paesi usando distributori fittizi. Quando valevano meno, erano rivenduti anche su internet. Andavano a rinvigorire la grande onda.
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