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ALLEGRI È RIUSCITO A SMOSCIARE PURE VLAHOVIC - DUSAN, CHE ALLA FIORENTINA ERA UN'IRADIDDIO, ALLA JUVE È RIMASTO A SECCO 7 VOLTE SU 12 (CONTRO LE 9 SU 21 IN MAGLIA VIOLA) ED È USCITO RABBUIATO CONTRO IL VENEZIA: IL SUO AMBIENTAMENTO VA MALE ANCHE PER IL GIOCO DI ACCIUGHINA, CHE DICE AGLI ATTACCANTI "ARRANGIATEVI" - L'ALLENATORE HA ANCHE PUNZECCHIATO MISTER 80 MILIONI: "VUOLE SEMPRE STRAFARE"

Paolo Tomaselli per www.corriere.it

 

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Composto, ma espressivo, con una faccia che era tutta un programma. Così — deluso, forse prima di tutto con se stesso, ma anche perplesso per il cambio — Dusan Vlahovic domenica ha lasciato il posto a Chiellini per difendere il 2-1 della Juventus con il Venezia ultimo in classifica.

 

Grazie a questi tre punti, Madama ha conquistato con tre giornate di anticipo la sicurezza di giocare la Champions, un obiettivo che a inizio febbraio quando è arrivato il talento serbo pagato 80 milioni alla Fiorentina non era così scontato.

 

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Eppure tre mesi e sette gol dopo, l’ambientamento di Vlahovic nella «premiata palestra Allegri» procede con una certa fatica. Colpa dei numeri, certo, anche se possono un po’ fuorviare: DV7 è rimasto senza segnare 7 volte su 12 con la Juve e 9 volte su 21 con la Fiorentina, ma di mezzo ci sono anche 5 rigori calciati con la maglia viola.

 

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Senza di questi, la media gol della prima parte della stagione coincide con quella della nuova vita juventina, ovvero un gol ogni 155 minuti. Anche gli altri parametri (assist, tiri a partita, palle perse, fuorigioco) sono del tutto simili. E allora perché quella faccia scura?

 

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Vlahovic non sembra sempre a suo agio in campo, forse viene anche aiutato poco dal noto concetto allegriano secondo il quale gli attaccanti in sostanza si devono arrangiare. Il serbo gioca sul filo dei nervi e dopo il gol al debutto con il Verona e quello alla prima esibizione in Champions della sua carriera, dopo appena un minuto, allo stadio de La Ceramica di Vila-Real, sicuramente pensava a una strada più in discesa.

 

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Invece le pressioni, la stanchezza generale della squadra e forse anche sua, senza dimenticare la situazione di Dybala ormai separato in casa, hanno creato un contesto meno favorevole per un ulteriore salto di qualità.

 

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Sono arrivati altri gol pesanti, come quello da tre punti a Cagliari o quello del pari con il Bologna, ma il serbo di fronte a difensori come Demiral, Bremer, Skriniar, Igor o Albiol nel ritorno degli ottavi di Champions, ha fatto fatica a vincere duelli, a crearsi occasioni.

 

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Ha ricevuto anche poco aiuto dai compagni, certo, ma ha perso qualche certezza: domenica anche il gallese Ampadu del Venezia, riadattato centrale di destra nella difesa a 3, lo ha neutralizzato.

 

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Allegri, oltre a non risparmiargli panchine e sostituzioni, non gli ha mai fatto mancare — assieme agli apprezzamenti — anche le critiche. Fa parte del percorso di crescita che Max ha riservato in passato anche a Dybala, Pogba, Kean o Morata (domenica ripreso spesso) e tutto sommato anche a Chiesa.

 

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Perché tutti possono ancora migliorare, figurarsi se si «gioca a calcio da un anno e mezzo» come ha detto Allegri di Vlahovic. «Ci parlo e gli dico che deve rimanere sereno, vuol sempre strafare — dice il tecnico —. È bravo a far gol e ha una buona media, per noi è un punto di riferimento. Come tutti quelli che fanno esperienza, deve trovare equilibrio. Giocare alla Juve è diverso rispetto alla Fiorentina, ma lui sta sopportando la pressione. Sono contento di cosa sta facendo e può solo migliorare».

 

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Tanta palestra sarà utile per farsi trovare pronti ad agosto per la nuova stagione, quando Vlahovic avrà una spalla in più: con la qualificazione in Champions il riscatto di Chiesa diventa automatico.

 

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