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Paolo Tomaselli per www.corriere.it
dusan vlahovic e max allegri 2
Composto, ma espressivo, con una faccia che era tutta un programma. Così — deluso, forse prima di tutto con se stesso, ma anche perplesso per il cambio — Dusan Vlahovic domenica ha lasciato il posto a Chiellini per difendere il 2-1 della Juventus con il Venezia ultimo in classifica.
Grazie a questi tre punti, Madama ha conquistato con tre giornate di anticipo la sicurezza di giocare la Champions, un obiettivo che a inizio febbraio quando è arrivato il talento serbo pagato 80 milioni alla Fiorentina non era così scontato.
dusan vlahovic e max allegri 1
Eppure tre mesi e sette gol dopo, l’ambientamento di Vlahovic nella «premiata palestra Allegri» procede con una certa fatica. Colpa dei numeri, certo, anche se possono un po’ fuorviare: DV7 è rimasto senza segnare 7 volte su 12 con la Juve e 9 volte su 21 con la Fiorentina, ma di mezzo ci sono anche 5 rigori calciati con la maglia viola.
Senza di questi, la media gol della prima parte della stagione coincide con quella della nuova vita juventina, ovvero un gol ogni 155 minuti. Anche gli altri parametri (assist, tiri a partita, palle perse, fuorigioco) sono del tutto simili. E allora perché quella faccia scura?
Vlahovic non sembra sempre a suo agio in campo, forse viene anche aiutato poco dal noto concetto allegriano secondo il quale gli attaccanti in sostanza si devono arrangiare. Il serbo gioca sul filo dei nervi e dopo il gol al debutto con il Verona e quello alla prima esibizione in Champions della sua carriera, dopo appena un minuto, allo stadio de La Ceramica di Vila-Real, sicuramente pensava a una strada più in discesa.
Invece le pressioni, la stanchezza generale della squadra e forse anche sua, senza dimenticare la situazione di Dybala ormai separato in casa, hanno creato un contesto meno favorevole per un ulteriore salto di qualità.
Sono arrivati altri gol pesanti, come quello da tre punti a Cagliari o quello del pari con il Bologna, ma il serbo di fronte a difensori come Demiral, Bremer, Skriniar, Igor o Albiol nel ritorno degli ottavi di Champions, ha fatto fatica a vincere duelli, a crearsi occasioni.
Ha ricevuto anche poco aiuto dai compagni, certo, ma ha perso qualche certezza: domenica anche il gallese Ampadu del Venezia, riadattato centrale di destra nella difesa a 3, lo ha neutralizzato.
Allegri, oltre a non risparmiargli panchine e sostituzioni, non gli ha mai fatto mancare — assieme agli apprezzamenti — anche le critiche. Fa parte del percorso di crescita che Max ha riservato in passato anche a Dybala, Pogba, Kean o Morata (domenica ripreso spesso) e tutto sommato anche a Chiesa.
Perché tutti possono ancora migliorare, figurarsi se si «gioca a calcio da un anno e mezzo» come ha detto Allegri di Vlahovic. «Ci parlo e gli dico che deve rimanere sereno, vuol sempre strafare — dice il tecnico —. È bravo a far gol e ha una buona media, per noi è un punto di riferimento. Come tutti quelli che fanno esperienza, deve trovare equilibrio. Giocare alla Juve è diverso rispetto alla Fiorentina, ma lui sta sopportando la pressione. Sono contento di cosa sta facendo e può solo migliorare».
Tanta palestra sarà utile per farsi trovare pronti ad agosto per la nuova stagione, quando Vlahovic avrà una spalla in più: con la qualificazione in Champions il riscatto di Chiesa diventa automatico.
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