DAGOREPORT – IN POLITICA IL VUOTO NON ESISTE E QUANDO SI APPALESA, ZAC!, VIENE SUBITO OCCUPATO. E…
“Mi ritengo un uomo con molto culo”. Nel documentario 'Generazione di Fenomeni- La miglior squadra di pallavolo del XX secolo", che racconta l'epica storia dell’Italvolley anni ‘90, si ritrova traccia dell’intervento stracult nel 1995 di Julio Velasco nella trasmissione “Il laureato” condotta da Piero Chiambretti.
Il ct che ha portato la nazionale femminile a vincere uno storico primo oro olimpico ai Giochi di Parigi di questa estate era sulla panchina della nazionale maschile di volley e si mise a raccontare i segreti di quella che nel 2001 venne nominata la "Squadra di Pallavolo più forte del XX secolo".
Dalle abitudini alimentari (“In 10 giorni in Russia abbiamo mangiato solo cavoli e “topi fritti”. Non ci portiamo la pasta dietro, mangiamo quello che si trova. Non è possibile che un giocatore pretenda di vincere in situazioni avverse e poi sia così debole da non farcela senza gli spaghetti della mamma”) al “rifiuto della cultura della pastiglia”: “Ai giocatori non diamo neanche le vitamine”, Velasco non appare come il ginnasiarca engagè che scriveva saggi su Micromega di Flores d’Arcais ma anche il cazzone che rivela di essersi ubriacato dopo la vittoria agli Europei del 1989: “Abbiamo festeggiato e bevuto così tanto che a momenti prendevo un pullman che andava in Finlandia”.
JULIO VELASCO DOPO LA VITTORIA DELLA NAZIONALE FEMMINILE DI PALLAVOLO ALLE OLIMPIADI
Poi scherza sulla celebre definizione di “Occhi di tigre” (“Ma quando non c’è grinta, né agonismo dico ai ragazzi che hanno gli occhi della mucca”) e ricorda che la fortuna non basta, si vince col lavoro duro. “E’ vero che ho molto culo, però lo faccio anche gli altri”.
Il ricordo che fa più male resta la finale olimpica persa a Atlanta: “Se noi facciamo una bella partita e poi perdiamo per una palla come è successo a Barcellona (17 a 16 all’ultimo set), abbiamo perso. Pochi si ricorderanno se abbiamo perso per molto o per poco. Ed è giusto così, lo sport è così. Ma la vita non è così. La vita non è un campionato. E nella vita, come nello sport, bisogna imparare a perdere…”
JULIO VELASCO E PAOLA EGONUjulio velasco julio velasco julio velascovelascoBERNARDI VELASCOjulio velascovelascoZORZI LUCCHETTA VELASCOgiovanni malago con julio velasco
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