DAGOREPORT - PER LA RUBRICA “OGNI MATTINA S’ALZA UN FREGNO E LA SPARA A SALVE”, OGGI CI TOCCA…
Alessandra Mammì per Dago-art
Non si pretende di essere precisi come i Giapponesi che non solo hanno già scelto l'artista che li rappresenterà alla prossima Biennale (Chiharu Shiota) ma anche il titolo dell'installazione ( The key in the hand). Nè di mettersi in competizione con francesi, inglesi, olandesi, turchi o anche paesi lontani come Singapore, Hong Kong, Uruguay che hanno prodotto le loro scelte già a fine agosto. Ma sarebbe opportuno ricordare al Ministero dei Beni Culturali che si è fatta una certa ora e che l'Italia non ha ancora nominato neanche il commissario del padiglione. (Altro che artisti, temi e persino titoli di lavoro)
MichelangeloPistoletto -Padiglione-Italia
Il rischio, che ogni giorno che passa si fa più concreto è che last minute arriverà un trafelato curatore sopravvissuto ai veti trasversali da destra sinistra, alto basso, parenti e amici.
Last minute dovrà tirar su il padiglione nazionale più vasto di tutti con due lire e mezzascarpa, lottando contro spending review e inevitabili pressioni e raccomandazioni (anche se dopo Schettino è difficile dire che siamo un popolo di navigatori, restiamo però un popolo di artisti e non tutti bravi)
Dunque si rivolge qui preghiera al Ministro Franceschini di fare presto. E di fare bene. Perchè rivolgendo uno sguardo a largo raggio, di capaci e stimati curatori italiani ce ne son parecchi in giro, sia in Italia che in Europa. E più son bravi, più vogliono garanzie per non fallire. E la prima di tutte le garanzie è avere il tempo necessario.
Comunque avendolo citato ecco le due tre cose che sappiamo del Padiglione Giapponese ( anche questo da non perdere)
Nata a Osaka nel 1972 Chiaharu Shiota e dopo aver vissuto molti anni a Berlino, ha cominciato a realizzare installazioni ai confini dell'incubo, tessendo nello spazio ragnatele spesse e cupe, con cui costruisce labirinti, video e sculture che inglobano nei fili oggetti comuni grandi come pianoforti a coda o piccoli come un paio di scarpe. I suoi reticolati soffocano ogni centimetro quadrato di spazio, avvolgono i corpi dei performer e dei visitatori, si espandono come una forza sovrannaturale. Forte impatto emotivo, sempre. Effetto ai limiti della fantascienza. Sconsigliato ai claustrofobici (FOTO GALLERY)
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