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Alessandra Mammì per Dagospia
E va beh. Di nuovo la moina. Da festa era stato promosso a Festival di Roma e oggi apprendiamo che è tornato ad essere una Festa. Coi fichi secchi però. Solo quaranta film ovvero un terzo di Torino e San Sebastian. Niente sale in città. No Barberini, no Quattro Fontane, no Farnese. Niente giuria ma il popolo sovrano che vota uscendo dalla sala ( se se lo ricorda).
Muller bulimico com'è, non deve essere tanto contento. Lui che stremava i critici per la quantità di film lunghi/corti/improvvisi con cui inzeppava i suoi Orizzonti veneziani, ad averne soli quaranta di sicuro già sbadiglia.
checco zalone al festival di roma news
Vien da sbadigliare anche a noi a pensare a questa festa tutta chiusa nell'Auditorium e arroccata intorno ai baretti. Con nove milioni di euro di budget sembra che non si possa fare di più . Però ben cinque se li mangia da sola la struttura Fondazione Cinema per Roma tra stipendi e affitti, il resto va alle sale e solo la sala Santa Cecilia osta 300mila euro da pagare all'omonima Accademia. Insomma per la festa non c'è tacchino solo patate. Anche se con le patate Muller era riuscito l'anno scorso a fare signori eventi dall'arrivo trionfale di Checco Zalone al campeggio spontaneo delle ragazzine che aspettavano all'addiaccio Jennifer Lawrence, eroina con arco e frecce della prima di “Hunger Games”.
ferilli serata apertura festival di roma
Ma soprattutto (per quel che riguarda Artspia) finalmente c'era un bel lavoro di unione arte e cinema, con un vero CineMaxxi che univa l'Auditiorium e via Guido Reni , dando un'immagine della potenzialità di quel quartiere delle arti che dal villaggio Olimpico scende giù fino al Ponte della musica con tanto struscio di menti creative che si spostava dal cinema d'autore a quello d'artista.
Ragazze in delirio per Jennifer Lawrence
Tutto distrutto dal comunicato di stamattina. Niente CineMaxxi, un bel taglio dei 300mila euro, quel che costava far vedere un film di un giovane artista di talento come Luca Trevisani o Yuri Ancarani, così come un "Riverbero" del collettivo torinese o la discesa agli inferi del documentario "Atlas" che viaggia fra i bordelli del mondo. Roba rara e preziosa che a Roma difficilmente qualcuno proietta. Infatti CineMaxxi dava l'illusione di essere in una metropoli contemporanea che non si limita a quei film facili cari ai Cda o ai politici che vogliono “ La festa” perchè “il cinema è arte popolare”.
Per carità chi lo mette in dubbio. Il dubbio semmai è che 9 milioni di euro son davvero tanti per fare un Festa,(e non chiamiamolo più festival visto che proietta un terzo dei film di Torino). Tanti soprattutto se 5 milioni di quei 9 se li mangia una struttura permanente pagata per una Festa di dieci giorni con soli 4o film. ( e niente artisti)
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