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Giancarlo Dotto per Dagospia
Calcio sbriciolato. Frustrazione non da poco per tutti quelli cresciuti con i blocchi stereofonici e compatti del concertone domenicale minuto per minuto. Aspettando Lazio e Torino, Fiorentina e Milan, Roma e Sampdoria, ne accadono di cose. La Juventus vince anche quando non vuole. La forza dei grandi? No, l’inerzia dei mediocri. A Palermo gli basta la giocata di Morata e poi mostrare dietro i canini al più floscio Palermo della stagione.
A Zamparini gli parte la vena per molto meno. Visti i suoi molleggiare pavidi, da licenziare tutti in tronco. Si giocheranno tutto i bianconeri mercoledì in Vestfalia al Signal Iduna Park, la tana del fantasmagorico Klopp. Ci si attendono cose enormi da Pogba e Tevez, magari forzando il recupero del pallone fatto carisma, ovvero Pirlo.
E, intanto, campionato che muore sopraffatto dalla noia. A tenerlo vivo è la corsa a perdere per il secondo posto. Terza sconfitta consecutiva in trasferta del Napoli, macellato anche a Verona, e inevitabile uscita scornacchiata dal campo di Benitez, masticando il suo amaro caramellone che lo fa vagamente scimmiesco.
Sta di fatto che il suo Napoli, due anni dopo, non ha uno straccio di coerenza, un giorno sulla carrozza e i cavalli alati, il giorno dopo sulla zucca trainata dai sorci. E’ bastato un trentottenne in calore, lunga vita a Toni, tipo meraviglioso, per farlo a pezzi. La faccia di De Laurentiis in tribuna è un manifesto della forca. Di sicuro, non se fa una malattia per l’addio praticamente certo del leggiadro e rubicondo ciccione.
Mentre il Parma manda in campo i suoi eroici zombie, continua la depressione della piazza milanese. Stavolta basta un onesto Cesena per irretire l’Inter. E rischiano pure tanto. Mancini ha ritrovato Guarin e Palacio, ma ha perso Kovacic e Vidic (Hernanes, perso da sempre). Umore nero, non l’ideale per tentare l’impresa giovedì con i samurai della Volkswagen.
Ah, una cosa. Occhio a questo Gregoire Defrel, 23 anni, francese, chissà perché con la maglia del Cesena addosso. Talento assoluto. C’era bisogno di pescare i Doumbia nella steppa?
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