AAA CERCASI LEADER PER IL MILAN, DISPERATAMENTE – BALO TROPPO SVALVOLATO PER ESSERE "UN CAPITANO": NON È TOTTI MA NEMMENO HIGUAIN, TANTO MENO GATTUSO O MALDINI (E NON LO DIVENTERÀ MAI)

Alberto Costa per "Il Corriere della Sera"

Se il Milan ha deciso che Mario Balotelli debba essere il suo lider maximo, il rischio è quello di trascorrere un'altra stagione a metà del guado, nella vana attesa di una stella cometa dispersa chissà dove e rintracciabile chissà quando. Ci sono stati i tempi delle vacche grasse, in cui l'argenteria di famiglia rossonera risultava caratterizzata da pezzi unici. Ancelotti ad esempio sguazzava in mezzo a un gruppo di talento ma anche tosto: Pirlo, Nesta, Seedorf, Gattuso, Maldini, Rui Costa, Ambrosini, Inzaghi. Tutti campioni, tutti numeri uno.

Oggi, dopo la traumatica estate di un anno fa, la situazione è quella che è: AAA cercasi leader, disperatamente. Per le sue qualità tecniche ma certamente anche per l'appeal mediatico che lo ha trasformato in un'icona planetaria nonostante al Manchester City del suo main sponsor Roberto Mancini facesse sostanzialmente tappezzeria, il piccolo Milan di oggi, forse il più sparagnino dell'epopea berlusconiana, ha individuato in SuperMario la sua possibile guida, il condottiero in grado di infondergli coraggio, forza, certezze, anche se la scommessa resta in bilico sull'asse d'equilibrio.

Un vero trascinatore, ad esempio, possiede innato il senso della squadra, ovvero quell'attitudine a muoversi in un'ottica che non sia quella del tornaconto personale. Un leader corre con i compagni e si sacrifica per loro. Higuain è un riferimento carismatico, Balotelli non ancora, e chissà se lo diventerà mai. Anche quando, indispettito per il rigore sprecato, si è preso tutto il Milan sulle spalle, Mario ha agito (e reagito) in maniera istintiva, individuale, brutale.

Mario gioca come un tennista, non come un calciatore in un contesto collettivo. Visto il ruolo (attaccante), ovviamente gli avversari non gli stendono tappeti di rose: ma se davvero si sentisse parte integrante di una squadra e non soltanto il referente di se stesso, non andrebbe a cercarsi, con ottuso cinismo, espulsioni come quelle dell'altra sera. Devastanti per la sua immagine e per le sorti del club.

 

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