DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Alessandro Pasini per il “Corriere della Sera”
Ci sono le parole e ci sono i fatti. C' è Giampiero Ventura che - un po' convinto e un po' per dovere istituzionale - dice di non credere che il campionato sia già segnato: «Fino a sabato si parlava di quanto bene giocasse il Napoli, è bastata una sua sconfitta e il campionato sembra chiuso. In realtà non è così.
La Juve parte in vantaggio perché dispone di una rosa che è la più importante in assoluto ma questo non dà certezze». C' è però la classifica, chiara, senza equivoci e addirittura terribile per le avversarie dei bianconeri se incrociata con altri dati.
Intanto, il confronto con l' anno scorso. Dodici mesi fa, dopo 7 giornate, la Juventus aveva 8 punti (10 meno di oggi) e navigava al 12° posto a 10 punti dalla Fiorentina prima e a 8 dall' Inter seconda. Sembravano i prodromi di una rivoluzione, erano solo i capricci di una Signora in ritardo: una volta ripresasi, colmato l' handicap, la Juve ha vinto senza problemi il quinto scudetto consecutivo. La domanda metafisica allora è: se è successo questo all' epoca, che cosa possiamo aspettarci di diverso adesso che gli Allegri' s sono evidentemente più forti?
Quella bianconera è anche la partenza migliore nei primi cinque campionati europei. Se la Juve è a più 4 sul Napoli, solo il Bayern Monaco in Germania le si avvicina, a più 3 sull' Hertha Berlino dopo 6 gare. Poi equilibrio totale. In Inghilterra, 7 giornate come da noi, il Manchester City di Guardiola ha solo un punto sul Tottenham; in Francia, all' ottava, il Nizza di Balotelli ne ha uno sul Monaco; in Spagna, alla settima, guida la coppia madrilena - Atletico e Real - con un punto sul Siviglia.
A ciò si può aggiungere, per chiudere il cerchio, che la Juve ha il secondo attacco della serie A, la migliore difesa, la migliore differenza reti e, soprattutto, sta dove sta avendo perso uno scontro diretto con l' Inter, che nonostante ciò è a meno 7 dalla capolista.
L' ultimo aspetto è forse il più importante e conferma un vecchio classico del nostro calcio: la differenza la fanno le vittorie obbligate . La Juve infatti ha battuto Fiorentina e Lazio (avversari complessi, ma non antagonisti per il titolo) e non ha fallito con Sassuolo, Cagliari, Palermo e Empoli.
«Chi sbaglia meno lotta per lo scudetto», ha ricordato ieri Claudio Marchisio, prossimo al rientro dopo la sosta (già, manca pure uno come lui...). Il manifesto andrebbe studiato bene dal Napoli che con l' Atalanta è inciampato nella prima sconfitta stagionale e nel terzo errore grave dopo Pescara (2-2) e Genoa (0-0): proprio l' opposto di quello che fa la Juve.
Consapevole di questa difficoltà nell' imporre la propria superiorità tecnica quando si deve - oltre che della sindrome da trasferta e dell' imperdonabile incapacità di ricaricare le pile dopo la Champions - Maurizio Sarri domenica a Bergamo ha ribadito un suo vecchio credo: «La Juve è di un' altra categoria e a meno di sciocchezze non può perdere lo scudetto». L' uscita, per molti, ha sinistramente evocato certe arrendevolezze di Rafa Benitez, il quale metteva spesso sul tavolo anche il tema dei fatturati differenti.
Sarri adesso non parla di soldi, ma il senso è lo stesso: la Juve è ingiocabile, meglio mettere le mani avanti, e chissà cosa ne pensa De Laurentiis. «Chi dice che siamo già in fuga - sostiene ancora Marchisio - vuole solo metterci pressione sperando che sbagliamo».
Forse invece è solo realismo: l' anti Juve al momento non c' è perché non può esistere neanche il concetto. Esiste casomai, ben distante alle sue spalle, un campionato equilibrato, confuso, anarchico e, come ha dimostrato Roma-Inter, pure spettacolare.
ALLEGRI DURANTE INTER JUVENTUS
Forse, nel calcio ai tempi della dittatura bianconera, può bastare.
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