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Laura Bandinelli per "la Stampa"
Le faccende del Milan tornano ad imperversare nelle stanze di Arcore con un summit d'urgenza convocato ieri in tarda serata da Silvio Berlusconi. Proprio dall'entourage del Cavaliere è trapelata, infatti, la notizia di un secondo incontro con l'amministratore delegato Adriano Galliani e il tema dell'incontro pare essere stato lo stesso di sabato scorso: il futuro di Clarence Seedorf e del nuovo Milan. La bufera ha coinvolto direttamente anche la squadra e infatti, sempre in serata, è rimbalzata l'indiscrezione che oltre all'ad rossonero fossero stati invitati a raccontare il «mondo di Clarence» il vice Mauro Tassotti e un paio di giocatori.
Nessuno si sarebbe immaginato uno scenario simile a distanza di due mesi dall'insediamento del nuovo allenatore ma la tensione negli ultimi giorni ha toccato i livelli di guardia e si è reso necessario un altro chiarimento.
Perché ciò che più preoccupa il presidente rossonero non sono soltanto le scarse prestazioni della squadra ma alcuni racconti piuttosto dettagliati sul modo di porsi dell'allenatore e della sua manager Deborah Martin intenzionata a farsi sentire anche in società , al punto da chiedere un incontro con gli azionisti.
Non tutte le invasioni di campo hanno un lieto fine. Perché un conto è rivendicare ciò che ti spetta di diritto per questioni di eredità come aveva fatto Barbara quando ha ottenuto un ruolo di primo piano nel Milan, un conto è provare a comandare a casa degli altri. I nervi quindi sono saltati.
Sabato prima della sfida contro il Parma il problema è stato affrontato nella club house rossonera con toni piuttosto accesi. Da qui la necessità di andare ad Arcore per chiarire le competenze di ciascuno. La sconfitta contro il Parma ha contribuito ad alimentare il caos.
Ciò che è successo nelle ultime ore non ha rasserenato l'ambiente perché Seedorf ha continuato a chiedere con insistenza al presidente totale autonomia gestionale senza relazionarsi con chi gli sta intorno e soprattutto senza mai mettersi in discussione. Inoltre il suo approccio al lavoro risulterebbe fin troppo innovativo: ad esempio è arrivato in ritardo alla riunione tecnica prima della sfida contro l'Atletico Madrid e non ha diretto l'allenamento che si è svolto nella palestra dell'albergo il mercoledì successivo.
Le stanze di Milanello ormai sono piene di spifferi esce di tutto. Qualcuno ha ironizzato anche sul ruolo di certi membri dello staff di Seedorf trasformati all'occorrenza in camerieri per improvvise voglie di uova strapazzate. Nessuno però ha voglia di ridere. A partire da Galliani, considerato dagli ultrà il principale responsabile del declino del Milan e alle prese con una delicata questione che riguarda anche il suo futuro.
Perché l'ultima parola spetta ancora una volta a Berlusconi che deve decidere se è davvero il momento di sganciarsi dal passato per affidarsi ad un uomo nuovo che tra l'altro non piace neppure alla figlia. Galliani ieri pomeriggio ai microfoni della Rai ha tuonato: «Io non mollo assolutamente. Sono con Berlusconi da 35 anni e finchè vorrà starò sempre al suo fianco». Quando Barbara provò a metterlo da parte disse più o meno le stesse cose. Silvio allora, tirò fuori dal cilindro la soluzione del doppio amministratore delegato. Stavolta non sono ipotizzabili altri sdoppiamenti.
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