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Pierluigi Panza per “corriere.it”
Quando vedo entrare in campo il Buffon mi si trasfigura nella Boldrini (anzi no, Boldrini senza l’articolo determinativo femminile, il Buffon e Boldrini). Spiego perché. Una volta il Gigi era proprio uno dei quei ragazzi da amici al bar, che metteva la maglietta Boia chi molla senza conoscerne il significato. Ma era un gatto tra i pali. Poi lo prese, con il maldischiena, anche una certa malinconia e iniziò la sua metamorfosi. Si convertì, un po’ superficialmente, al politically correct facendone la sua ragione sportiva. Che ora applica con la foga del convertito.
Inizia il collegamento e lo vedi scherzare nel tunnel degli spogliatoi con gli avversari, specie con quelli che vorresti si slogassero la caviglia salendo i gradini. Poi incomincia a scherzare con il bambino per mano. Parte l’inno e lui lo canta con agitazione. Io mi commuovo quando sento l’inno, e la commozione mi fa chiudere gli occhi, interiorizzarlo. Lui no, sembra uno all’Oktober Fest che canta con il boccale davanti. Poi inizia la cerimonia di abbraccio con tutti, avversari, arbitro, invasore di campo…Pronti via, fa una bella parata. E cosa fa il Buffon convertito, rilancia? No, corre a cercare l’attaccante che ha tirato per complimentarsi con lui.
Se c’è un angolo, di quelli che Piccinini definisce “mucchio selvaggio”, lui è in mezzo a ridere e a dare pacche sulle spalle. Poi i greci colpiscono e fanno gol. Tanto che importa, dice il Buffon? È un gioco. Così, con il Lecce faccio un dribbling mettendo in forse lo scudetto, con il Bayern prendo un gol al secondo minuto da trenta metri, con l’Olimpyacos butto la palla in angolo perché intanto “ho pensato: è solo un angolo”, con l’Italia mi faccio passare il pallone tra le gambe, buffo no?
Il massimo, però, è poterci mettere la faccia a fine partita. Gli devono aver spiegato che è elegante prendersi le colpe anche quando non sono proprie. E così, ogni volta che va male qualcosa, anche se lui non c’entra niente, si precipita al microfono scagionando gli altri. Se c’è una rissa, la sua recita raggiunge il vertice: lui è da premio Nobel per la Pace.
In compenso non para più, ma che importa? Buffon, fai una cosa: torna te stesso e para. Oppure fai l’alto rappresentante Onu.
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