
DAGOREPORT – IL GOVERNO RECAPITA UN BEL MESSAGGIO A UNICREDIT: LA VALUTAZIONE DELL’INSOSTENIBILE…
Da OGGI
LE DOMANDE DI “OGGI”: CALCIATORI E ALLENATORI GUADAGNANO TROPPO?
RISPONDE
Umberto Zapelloni, vicedirettore della Gazzetta dello Sport
Se guardiamo la punta dell’iceberg, ossia Messi, Cristiano Ronaldo o il neo juventino Higuain, il più pagato del nostro campionato, verrebbe da rispondere no. Non sono
strapagati. Sono pagati come i grandi attori hollywoodiani con la differenza che devono recitare un paio di volte alla settimana (tra campionati nazionali e coppe, per tacere delle rispettive nazionali) e non possono ripetere una scena venuta male.
Sono sempre in diretta, sempre senza rete per una platea che anno dopo anno è cresciuta a dismisura grazie (o per colpa) delle televisione. Certo, parliamo di cifre impressionanti, stipendi che anche i più grandi medici si sognano pur contribuendo quotidianamente a salvare vite.
Ma va tenuto conto che il business attorno al calcio consente certe follie. La nostra serie A, per restringere i confini del fenomeno, coinvolge più di 30 milioni di appassionati e ogni anno versa all’erario 1 miliardo di euro tra Iva, Irpef e altre tasse permettendo a tutto il calcio minore, ma anche a tanti sport olimpici, di vivere. Potrebbe investire meglio i suoi soldi, questo è vero. Ma può ancora permettersi spese folli.
La risposta però si trasforma in un inequivocabile sì, questi calciatori sono strapagati, quando non si considerano soltanto i primi attori, ma anche le comparse. In un’inchiesta
della scorsa settimana sulla Gazzetta dello Sport abbiamo calcolato che la nostra Serie A spende quasi 1 miliardo in stipendi. Ingaggi attorno al milione di euro per giocatori che frequentano più la panchina del campo sono sì esagerati.
Il peccato originale è stato commesso molto tempo fa, quando il calcio cominciò a essere sommerso dai denari dei diritti tv. Invece di investire su impianti, strutture e settori
giovanili, si è pensato solo a gonfi are gli stipendi. Non solo delle stelle. Di tutti, dirigenti compresi. Una strada da cui ora non è facile tornare indietro.
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