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Giancarlo Dotto per Dagospia
Subito la buona notizia. Ci saremo. Azzurri in Francia con un turno di anticipo. Ce la giocheremo con Germania, Inghilterra, Spagna, Belgio, Francia e Austria, sì l’Austria. Sono i valori assoluti a fare la buona notizia. Un brasiliano naturalizzato, Eder, a oggi il miglior attaccante si fa per dire italiano, su millimetrico assist di Verratti.
Un altro italiano vero, Matteo Darmian, scappato dal nostro cortile, alla corte di Van Gaal al Manchester United. Anticipo e botta a colpa sicuro, assai bello il lampo del 3 a 1 che blinda la partita. Il terzo, Stephan El Shaarawy, suona sangue egizio, figlio di mamma svizzera e musulmana, negli ultimi due anni più che altro conosciuto per la pubblicità dei biscotti Ringo.
Tutta roba di Candreva il suo gol, ma fa niente. Pure lui fuggiasco, nel suo caso dal casino Milan, sembra rigenerato. Folgorante l’apparizione di Giovinco l’Amerikano, un quarto d’ora battente, con una traversa che sta ancora lì, nell’esotico mondo azero, con tutta l’emicrania del caso, a chiedersi cos’è che l’ha colpita con tanta brutalità in testa.
Segnalo l’Antonio Conte che esulta smodato al gol di Darmian, in groppa a Quagliarella, strattonato di brutto, il primo che gli capita a tiro. I malignazzi insinuano che tanta euforia starebbe per: “una di meno”. L’uomo non vede l’ora di svignarsela dal puteolente abbraccio di Tavecchio e dai, per lui ancora più insopportabili, tempi morti e rancori striscianti che fanno il basso continuo della sua esperienza in Nazionale.
La partita con la Norvegia, martedì all’Olimpico, servirà solo a essere primi nel girone e a guadagnare vantaggi in termini di coefficienti Uefa. Per il resto, due cose a malincuore sul Trap. La televisione è ormai un ferro vecchio da cui affiorano rumori inutili. Il suo disperato metodo di sopravvivenza sta ormai nel degradare tutto a macchietta.
Nel caso del Trap, quelli della Rai hanno fatto male i loro calcoli. S’illudevano di ritrovarsi al microfono un pirotecnico, scatenato gaffeur con cui guadagnarsi pagine di giornali. E, invece, quello che resta del Trap è un nonno crudelmente strappato via dalla sua tenda del crepuscolo.
Più che a rutilanti commenti, le incomprensibili mormorazioni di Nonno Trap somigliano piuttosto a quelle delle beghine in chiesa quando c’era il latino. Qua e là, nel rumore di fondo, filtra qualcosa di non memorabile, “Più gol si fanno, meglio è”. “Bene, molto bene”. “Grande, bello, bello”, “Mai dire mai”. La giaculatoria trapattoniana.
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