DAGOREPORT – AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE…
Giancarlo Dotto (Rabdoman) per Dagospia
Novanta minuti sono niente per smollare sentenze. Ma abbastanza per indovinare profili e tendenze. Che Juventus e Roma sono, tanto per non cambiare, le due armate. Che il Napoli è, per ora, la disarmata, oltre che la disamorata. Nel doppio senso di disabitata e tradita in amore (dal suo panzuto eroe). Che l’Inter è fino al collo in una paludosa feccia, dove le teste sono di legno e le gambe di marmo e dove di cinese c’è ad oggi solo l’incomprensibilità della lingua calcistica.
Che Montella ci sa fare, che Bacca sa segnare, che Niang è micidiale talento, che Oddi e Inzaghi (Simone) sono giovani stregoni da seguire, che il Sassuolo è roba forte, da quinto e persino quarto posto, che Palermo e Crotone già sono corpi in affanno a pelo d’acqua e che l’Empoli si candida per essere la terza. Occhio alla Sampdoria, per me possibile squadra rivelazione. Ed ecco il pagellone.
DONNARUMMA 8. Lui è, canterebbe Guccini, le due cose mitologiche in una. Il gigante e il bambino. Diciassette anni. Che lo possino diciassette volte. Lo guardi tra i pali e sai cos’è la vertigine. Devi battere il rigore decisivo, meschino, e sei Belotti. Lo sanno tutti, a cominciare da te e dal tuo allenatore che lo sbaglierai. E’ scritto. Quel bestione farà sua qualunque palla tu scaglierai e sbaglierai. Lo sbagli. E nessuno nemmeno s’incazza. Anzi Sinisa ride. Lo sapeva.
RANOCCHIA e ROMAGNOLI (ma anche ALBIOL) 4,5. Monumentali tra Inter e Milan. Nel senso della staticità marmorea. Sanno appoggiare discretamente palla, tutto qui, ma quando vengono attaccati dal folletto adrenalitico di turno o dalla manovra rapida scalciano nel cemento che li mura vivi.
BACCA 8. Nel suo basso imperiale cupio dissolvi, in totale sintonia col suo totem Belusconi, il Milan cerca in tutti i modi di liberarsene. Di liberarsi cioè del miglior cecchino d’area del campionato, Higuain a parte. Se lo ritrovano quasi a dispetto e lui, tripletta, vince quasi da solo il non semplice match con il Toro.
PEROTTI 7,5. L’incantatore e il serpente nello stesso calciatore. Batte due rigori da demonio. L’esatto contrario della tarantella diarroica di Zaza e della spocchia da bar di Pellè. Sguardo da serial killer che t’inchioda come il ragno con la mosca. Fenomeno.
SALAH 7,5. E’ un cartoon. Il Beep Beep vanamente inseguito da tutti i coyotes della terra. Schianta nella ripresa i molossi dell’Udinese spuntando da ogni zolla dell’Olimpico. Loro, trafelati e terrorizzati. Si guardano oggi ancora intorno, tra le pareti domestiche.
DYBALA e HIGUAIN 7. Se trovano armoni e sintonie profonde sono cazzi per tutto il pianeta, altro che parrocchietta di casa nostra. Il primo è venuto al mondo per ricordare ai meno giovani cos’era Omar Sivori. In una versione meno demoniaca, ma non meno omicida. Il secondo, panza o non panza, ha il piede dei grandi trequartisti o seconde punte e il maniaco senso del gol di un Gerd Muller. Entra e dopo cinque minuti è già tutta Napoli che smadonna.
BERARDI 7. Vuole il Sassuolo piuttosto che la Juve. Dicono modestia o sfiducia nel proprio talento. Io dico (sana) arroganza. A oggi, con Verratti e Donnarumma, il più certificato talento del calcio italiano, con , in più e in meno, ma io dico più, una testa pazzoide, che lo spinge a fare cose non comunemente pensabili. Segna a ripetizione in questo inizio stagione. Suo anche lo sfregio al Palermo.
FRANK DE BOER 5. Ruba l’occhio in panchina, lui e i due suoi glamour compari ai fianchi. Viene dagli alati anche se decaduti lancieri dell’Ajax. La non ancora sua Inter è una signora bolsa prima di entrare in un centro Messeguè, ha le mollezze estetizzanti del suo ex Mancio, ma lui sembra un elegante e acuminato scienziato venuto a studiare la scissione dell’atomo e si ritrova invece a prendere atto di un indecifrabile corpo obeso, probabilmente stitico oltre che statico. Visto così, non si capisce proprio come tradurre in qualcosa che somigli al calcio giocato.
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