DAGOREPORT - TONY EFFE VIA DAL CONCERTO DI CAPODANNO A ROMA PER I TESTI “VIOLENTI E MISOGINI”? MA…
Marco Vigarani per corriere.it
Fra tanti volti noti del calcio italiano del passato impegnati nella prima edizione della “Illumia Padel Cup” di Bologna c’è sicuramente uno che spicca ancora per atletismo e grinta: è Paolo Di Canio. L’ex bandiera della Lazio gioca in coppia con Luca Marchegiani e non si risparmia, forse puntando al derby contro la squadra formata da Francesco Totti e Vincent Candela.
Cosa rappresenta per lei oggi il padel?
«Quando sei un agonista, lo resti per sempre. Fino alla morte e forse anche oltre. Il padel è un gioco molto psicologico in cui alla fine prevalgono gli istinti primordiali perché non c’è tanto tempo per riflettere. Ci sono poi i giochi di sguardi non solo con gli avversari ma anche con i compagni, la necessità di non inanellare errori cercando invece di risolvere la situazione».
Ritrovare tanti compagni e avversari poi è una festa.
«Ci divertiamo e ci arrabbiamo come quando giocavamo a calcio. Viaggiamo, beviamo qualcosa insieme, ci sfottiamo e ritroviamo quella sana rivalità che poi è solo un gran divertimento. Il bello è che stavolta ci mettiamo da soli la pressione che una volta veniva dall’esterno, dai tifosi, dalle aspettative della piazza. Credo che sia meraviglioso praticare sport sotto pressione, imparare a gestirla e superarla ti insegna tanto anche per la vita»
la sbroccata di paolo di canio su roma bodo 1
A proposito di vita, vuole mandare un messaggio a Sinisa Mihajlovic?
«Lui è un guerriero come Leonida, gli spartani, i vichinghi o gli antichi romani. Gli mando un grandissimo abbraccio. Sa che l’importante è combattere e che gli vogliamo bene perché è un uomo tosto, libero, che dice quello che pensa. Come faccio io. A volte quando parla mi viene da pensare che stia esagerando ma poi realizzo che io ho fatto anche di peggio. Ce ne vorrebbero tanti come lui»
Quale futuro vede per il suo Bologna?
«Ora aspettiamo di vedere come potrà operare Sartori sul mercato. Il Bologna ogni anno cede qualche pezzo importante che ha comprato a buon prezzo, plasmato e fatto rendere al meglio. È una società che deve cedere per confermarsi a buoni livelli, capisco che non sia facile per i tifosi che si aspettano di più. Negli ultimi anni a volte la squadra magari si è rilassata, con i giovani può capitare, ma la salvezza è sempre arrivata serenamente»
Vendere i migliori quindi ormai è una regola?
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«Capisco che si vorrebbero sempre tenere i pezzi pregiati della rosa per aggiungerne altri ma il calcio moderno è questo. Anche Juventus e Inter vedremo cosa faranno alla fine rispettivamente con De Ligt e Skriniar. L’unica eccezione è il Milan che in passato non ha investito 100 milioni su un solo giocatore ma su diversi profili da 20-25 e alla fine ha fatto qualcosa di straordinario. Oggi i rossoneri non devono vendere ma possono addirittura rafforzarsi»
Gli addii sono quindi inevitabili per il Bologna?
«Il Bologna fa parte di questa realtà e, per fortuna o purtroppo, deve stare alle sue regole. Tutti devono vendere. Non ci si può permettere di mantenere tutti i gioielli aumentando anche l’ingaggio. Però i rossoblù devono tenersi stretto Arnautovic, un lottatore come Mihajlovic. Una garanzia di gol. Ne ha fatti 15 fra infortuni e colpi di sfortuna: può salire ancora»
Quale è il peso dell’austriaco nel gruppo?
«Lui e Medel sono importantissimi. Riflettono il carattere di Mihajlovic. Sono uomini che lottano il doppio degli altri perché sanno assumersi le proprie responsabilità»
DI CANIO
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Da fcinter1908.it
In un'intervista rilasciata a Il Resto Del Carlino, Paolo Di Canio, ex attaccante e oggi opinionista di Sky Sport, come di consueto non ha usato mezzi termini nei confronti di Romelu Lukaku, tornato all'Inter dopo un anno deludente al Chelsea. Ecco le sue parole:
"Premessa: sono contento sia tornato, perché è un personaggio, crea entusiasmo e accende ancora di più la lotta scudetto. Ma questa operazione è lo specchio della serie A. Parliamo di uno che arriva in prestito, perché, a parte il Milan, le nostre squadre sono costrette prima a vendere, per poi prendere qualcuno. Perché l’Italia è fuori dal mondiale? Perché i nostri club non arrivano ai quarti di Champions? Perché l’élite del calcio gioca in altri paesi".
Quindi Lukaku non fa parte dell’élite?
"Lo dicono i fatti. Lo status te lo danno la Champions, gli Europei, i Mondiali. Parliamo di un gran bel giocatore, per carità, uno che in Italia farà tanti gol e sposterà ancora gli equilibri".
Ma…?
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"Ma rimango stupito quando la critica, tra cui molti ex calciatori, lo definisce un campione. Un campione è uno che va al Chelsea, si prende il posto da titolare, e alle prime difficoltà insiste per dimostrare che quel posto è suo. Lui, invece, è andato lì, in una squadra con gente che ha vinto tutto pensando di essere un fenomeno. Il problema è che in Italia gli abbiamo fatto credere di esserlo, con i titoloni
Gli è stato conferito un valore enorme per aver vinto uno scudetto. In Europa League buca la finale, in Champions non pervenuto nelle gare che contano. All’Europeo, contro di noi, ha sbagliato due gol clamorosi, dobbiamo ringraziarlo. Ci si deve domandare perché il Chelsea se ne libera così serenamente. Perché nessuno dei club che potevano spendere 80-90 milioni ha provato a prenderlo?".
I tifosi interisti, però, sono in delirio…
"E li capisco. Con Lautaro formerà una coppia super affidabile, insieme hanno dimostrato di essere fantastici. Ma attenzione: Inzaghi è diverso da Conte, magari vuole giocare di più a calcio e allora serve un centravanti che sappia stoppare la palla e dialogare coi compagni. Ecco, se Dzeko accetta di restare con un ruolo da comprimario, senza malumori, allora l’Inter ha un attacco perfetto".
Perché Dybala è ancora senza squadra?
"Mi dispiace davvero, è uno che ti fa stropicciare gli occhi quando fa quei due-tre numeri. Ma è evidente che si è persa ogni traccia del giocatore di 4-5 anni fa. Se tre tecnici diversi lo hanno messo in discussione alla Juve, se la società gli dice ‘sei libero’, un motivo dev’esserci. Spero resti in Italia, per godercelo ancora, ma è chiaro che se gli devo dare quei soldi, la fascia da capitano, il ruolo di leader, allora no: Dybala non ha quella statura, è un bambinone, buono, fin troppo. E’ proprio quello il problema".
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