DOMANDE SPARSE SUL CASO ALMASRI – CON QUALE AUTORIZZAZIONE IL TORTURATORE LIBICO VIAGGIAVA…
Monica Colombo per il “Corriere della Sera” - Estratti
Di ritorno da Pantelleria («raccoglievo olive») e prima di dare una lezione di team building a manager bancari, Fabio Capello, acuto osservatore del calcio italiano e internazionale per Sky, dopo otto giornate di campionato, due turni europei, un c.t. cambiato e un Europeo assegnato, fa un’analisi sullo stato del pallone.
Quanto la diverte questo campionato?
«È un torneo diverso rispetto a quello passato quando il Napoli e il suo allenatore avevano compreso subito quale fosse la strada giusta da percorrere per vincere. Il campionato attuale è più equilibrato: vedo in corsa l’Inter. È la squadra più forte, il Milan è più strutturato rispetto all’anno scorso e la Juventus che, senza coppe, può concentrare gli sforzi sullo scudetto».
Sorpreso dal Milan in vetta? In estate ha cambiato fisionomia con dieci innesti.
«Pioli può contare sul supporto di leader come Maignan e Giroud: possono essere utili per aiutare gli ultimi arrivati ad integrarsi. Sono rimasto colpito dai nuovi che si impegnano per mettersi in evidenza, sacrificandosi».
(...)
La peggior avversaria dell’Inter è se stessa?
«Sì, perché come già è successo in passato ogni tanto sbaglia a sentirsi troppo forte e sottovaluta l’avversario. Parlo per esperienza, l’aspetto più difficile quando si guida una squadra nettamente superiore alle altre è tenere i giocatori in tensione. In frangenti del genere devono essere i calciatori di maggior carisma a dare una mano all’allenatore: io ho avuto Raul al Real e Baresi con Maldini al Milan».
La Juve può dare fastidio?
«Per cominciare, Allegri ha sistemato la difesa. Ora pare aver ritrovato la solidità tipica delle sue squadre. Poi deve sperare di avere a disposizione i due attaccanti, Vlahovic e Chiesa, ottimi ma di salute cagionevole. Detto questo, la perdita di Pogba è pesante e a gennaio serve un innesto che dia fantasia. Berardi in tal senso è uno che garantisce qualità».
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Si aspettava il Napoli così nella bufera?
«No, ma Garcia ha voluto cambiare tutto, l’approccio alla gara, il tipo di gioco. I calciatori hanno faticato a digerire i mutamenti, così sono entrati in rotta di collisione con lui. È un vero peccato, perché la squadra è forte».
Lo considera già fuori dai giochi per lo scudetto?
«No, il tempo per riaggiustare la situazione c’è ma allenatore e squadra devono trovare un punto di incontro, anche se sarà fondamentale l’intervento della società. Quando i giocatori annusano che un tecnico non ha la fiducia del club, ciao. È finita, ti scaricano».
Lei sarebbe riuscito a convivere con un presidente dalla personalità prorompente come De Laurentiis?
«Ho sempre preteso rispetto e la possibilità di andare avanti con le mie idee».
Spalletti è l’uomo giusto per rilanciare l’Italia?
«Si sta dimostrando determinato a dare un indirizzo alla squadra. Mi piace il suo stile. Il suo discorso sull’atteggiamento in azzurro mi ha ricordato Herrera che diceva: “Ci si allena come si gioca”. E quindi con professionalità e serietà».
E l’addio di Mancini?
«Avrebbe fatto una miglior figura se avesse detto: “Ho ricevuto un’offerta che non posso rifiutare” invece di deviare l’attenzione sulle schermaglie con la Federazione per lo staff».
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Di recente aveva rivelato di non essere mai stato invitato dal centro tecnico di Coverciano a tenere una lezione agli allenatori. È arrivata ora la chiamata?
«No no, non mi hanno telefonato. Ho il vento contro a Coverciano. Ma, vede, ho così poca esperienza e so così poco di calcio...».
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