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Antonio Riello per Dagospia
Ore 10 del mattino del 25 Febbraio 2021, sede di Christie's a New York. Inizia l'asta (che si protrarrà fino all' 11 Marzo) dell'opera "Everydays: The First 5,000 Days". Un super patchwork digitale piuttosto pesante: 319,168,313 bytes. Non ha nè formato nè dimensioni. Non è legato un proprio supporto fisico.
Si tratta di una vasta raccolta di immagini digitali che copre, una per ogni giorno, gli ultimi 14 anni (ricorda curiosamente la storia, nel film" Smoke", di Auggie - Harvey Keitel - che quotidianamente fotografa, per anni, lo stesso angolo di strada). Il suo "possesso", alla fine, avverrà attraverso un complesso algoritmo di verifica e trascrizione, molto simile a quello delle criptovalute. Solo nel primo giorno di contrattazioni ha già superato il milione di dollari.
L'autore è conosciuto come BEEPLE (al secolo Mike Winkelmann, un graphic designer di Charleston, nella South Carolina). A prima vista un ordinarissimo nerd che produce immagini al computer, come tanti altri. In una recente intervista dice di essere cresciuto a forza di videogames e dichiara candidamente che, prima che l'intervistatore puntualizzasse che era morto nel 1892, pensava che il Signor Louis Vuitton fosse ancora vivo e vegeto.
Ma è anche una figura di indubbio talento: sa rimescolare cronaca, cultura popolare, immaginario digitale, Techno-Kitsch, visioni post-apocalittiche di stampo New-Age.
Uno specchio terribilmente fedele di una parte importante della cultura Americana di questi ultimi anni, con le sue (piccole) glorie e le sue (grandi) contraddizioni. Non certo quella accademica delle elite di New York o di Los Angeles, piuttosto invece quella ingenuotta, goffa e maleducata (e anche un po' digital-fascista) propria di un ceto medio in piena crisi di identità.
Sorprendentemente perfino Sean Lennon (figlio di John Lennon e dell'artista Yoko Ono) sembra aver ingrossato le fila dei suoi numerosi accoliti. Nel Dicembre 2020 una immagine appartenente ad un altro lavoro di Beeple, "The Complete MF Collection" (fatto di 20 illustrazioni) ha raggiunto la bellezza di 777.777 dollari, sempre comunque in Bitcoin su Nifty Gateway's. Parliamo di un individuo che il mondo paludato della Arti Visive considerava una sfigatissima creatura aliena.
Lo staff di Christie's ha iniziato a pensarci su. Quando si inizia a parlare di un bel po' di soldi, l'artista "carino ma marginale" improvvisamente diventa (sempre) "brillante e decisamente interessante".
A volte per essere promossi parte del sistema bisogna percorrere strade contorte (anche se non totalmente imprevedibili). Un successo clamoroso ottenuto in qualche nicchia - in genere snobbata, come in questo caso - permette di sdoganare tranquillamente l'artista anche in ambiti molto più impegnati.
Quest'asta sottolinea, che piaccia o meno, un'importante novità: l'ingresso nel mercato "alto" dell'Arte di qualcosa che non solo usa la tecnologia digitale (roba che c'è in giro da parecchi anni) ma che è tout court tecnologia digitale, costruita per funzionare su canali dedicati e per investitori di un certo tipo.
Da quando Internet è diventata una realtà consolidata (quindi almeno da una ventina d'anni) il secondo e il terzo mercato dell'Arte Contemporanea si è manifestato prevalentemente attraverso una multitudine di aste online, gestite da innumerevoli realtà piccole/medio piccole.
Questo ha avuto, progressivamente, un effetto devastante sulle strategie classiche di controllo del mercato dell'Arte operato dal tradizionale triangolo che teneva felicemente banco almeno fin dagli anni '50 del secolo scorso: poche gallerie finanziariamente robuste (per lo più Americane, Tedesche, Inglesi e Svizzere), un paio di case d'aste internazionali, diversi musei sparsi nel mondo.
Il collaudato modus operandi, che permetteva operazioni di lancio e mantenimento dei prezzi per un certo numero di artisti accuratamente selezionati, ha conosciuto in effetti una crisi. I prezzi hanno iniziato paurosamente ad oscillare, come può facilmente verificare sui siti ArtPrice e ArtNet chiunque oggi si accinga ad acquistare un'opera d'arte. Chi aveva comperato a molto poco (magari tanto tempo fa) o semplicemente chi ha bisogno di liquidità veloce, può avere la tentazione di mettere in asta rapidamente opere a prezzi talvolta ridicoli. E naturalmente questo succede sempre più spesso. Difficilissimo e onerosissimo rimediare alle basse quotazioni, soprattutto quando avvengono a raffica.
Da una parte, ovviamente, questo nuova situazione può essere letta come il segno positivo di un mercato più trasparente e "democratico". Intendiamoci, non che ci fosse niente di illegale o particolarmente discutibile: come in tanti altri contesti economici non regolati da legislatore, c'era semplicemente una certa naturale tendenza, come si dice in gergo, a fare "cartello".
Dall'altra, comunque, chi ha comperato in passato a cifre molto importanti opere d'arte inevitabilmente vede in oggettivo pericolo il futuro del proprio investimento. Questo rende, in termini generali, molto meno allettante mettere i propri soldi sul mercato dell'arte. Il rifugio distinto, sicuro e spesso opaco (basta pensare alle favolose fortune stoccate silenziosamente nel misterioso Free-Port di Zurigo) rischia di diventare un possibile "bagno-di-sangue". Forse il cartello, alla fine, non era poi tanto male....
Insomma, prima che una nuova inquietante obliqua minaccia - la misteriosa giungla tentatrice delle criptovalute - possa indebolire ancora di più il mercato costituito dell'Arte Contemporaneamente c'è appunto chi, con una certa dose di intraprendenza, sta provando a trasformare un potenziale concorrente in un interessato complice.
PS In data 6 Marzo, con rialzi di 100 dollari alla volta, si parla della possibilità che l'opera superi ampiamente i 6.000.000 di dollari....
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