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CIAK! GRANDE, GROSSO E GIALLOROSSO – VERDONE: VORREI GIRARE UN FILM SU DE ROSSI E TOTTI. SONO DEI CASI UNICI. POTEVANO ANDARE IN ALTRI CLUB E HANNO SCELTO DI RESTARE A ROMA – DE ROSSI: “PECCATO PER LA CURVA VUOTA. PJANIC? TENIAMOCELO STRETTO"

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Francesco Persili per “Dagospia”

 

VERDONE DE ROSSIVERDONE DE ROSSI

Grande, grosso e giallorosso. Oppure Capitani coraggiosi. Potrebbero essere alcuni possibili titoli per il film che Carlo Verdone ha in mente di girare su Totti e De Rossi. «Mi piacerebbe un giorno raccontare la storia di questi due ragazzi – confessa il regista a gazzetta.it – Non vorrei soffermarmi sui calciatori, vorrei descrivere gli uomini. Potevano andare in altri club e hanno scelto di restare a Roma. Sono e saranno dei casi unici».

 

VERDONE TOTTIVERDONE TOTTI

Vite da romanisti, storie da cinema. Per portarsi avanti col lavoro Verdone ieri sera era a cena con De Rossi nel giorno in cui il centrocampista ha festeggiato le 500 partite con la Roma. «Noi sappiamo cosa vogliano dire. Grande Daniele», scrive Totti nel suo messaggio di auguri.

 

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Capitan Futuro chi? De Rossi è l’eterno presente della Roma. Testa e cuore. Lui c’è sempre. C’è da quasi 14 anni, da quando Capello lo buttò nella mischia in Champions League contro l’Anderlecht. 500 partite lì nel mezzo o anche più dietro, centrocampista o difensore centrale all’occorrenza. DDR risponde presente. Uno striscione dei tifosi al Colosseo e un gol all’Empoli per festeggiare. De Rossi 500 cin cin: «Una serata perfetta. Peccato per il gol sotto la curva Sud vuota. Il più bel regalo per le 500 presenze sarebbe la risoluzione di questo problema», spiega DDR, riferendosi alla protesta della Curva Sud contro la decisione di dividere le due curve dell’Olimpico per ragioni di sicurezza.

 

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Testa e cuore, De Rossi non si tira indietro. Parla di Pjanic («Sta diventando sempre più costante. Teniamocelo stretto e coccoliamolo un po’ di più») e di Castan («Felice di averlo visto in campo ma non è ancora il difensore insuperabile che conosciamo. Giocando tornerà quello di un tempo»). Pensieri mai banali, coraggio di mostrarsi senza ipocrisie. Come quando c’era da difendere Luis Enrique o da attaccare chi lo accusava di guadagnare troppo («Io il più pagato della serie A? C’è un mercato, c’è un valore, non rubo. Gioco per chi mi paga di più»).

 

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Ma quando gioca, De Rossi è il tifoso che scende in campo. Una scarica di adrenalina, il fuoco negli occhi, la vena che esplode, le lacrime a Catania dopo lo scudetto perso all’ultima giornata nel 2008. Una delle grandi delusioni della sua carriera insieme a Roma-Sampdoria del 2010: «Una partita particolare. C’era un rigore per noi. Avremmo vinto il campionato…». Ma finora De Rossi i successi più grandi li ha raccolti con la Nazionale: un campionato del mondo, un titolo europeo Under 21 e un secondo posto a Euro 2012. Senza considerare che è il centrocampista della storia azzurra moderna ad aver segnato più gol (17). Gli manca lo scudetto, ma farà di tutto per conquistarlo prima di salutare.

 

Alla sua ombra sta crescendo un altro centrocampista romano e romanista destinato a scrivere la storia della Roma e della Nazionale: Alessandro Florenzi. «Fino a qualche mese era molto sottovalutato – spiega De Rossi - ora si sono resi conti di che razza di giocatore abbiamo in casa». Diretto, duro, rock. «Se un cantante gira in Jaguar è figo mentre se ci gira un calciatore è stronzo». Come fai a non fare un film su un tipo così?

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