RIUSCIRÀ SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE LA…
Estratto dell’articolo di Lorenzo Lamperti per “La Stampa”
«Forse ora gli Stati Uniti si renderanno conto che non sono più i dominatori del mondo». Sono passati pochi minuti da quando l'Italia della pallavolo femminile ha battuto gli Usa nella finale olimpica. Poco prima, la sollevatrice di pesi Li Wenwen ha vinto l'oro numero 40 per la Cina.
I social della Repubblica Popolare trasudano orgoglio patriottico. Male che vada gli Stati Uniti possono pareggiare. Cosa che avviene, con il soffertissimo ultimo oro delle donne del basket: 40 a 40. Come ai Giochi di tre anni fa a Tokyo, il sorpasso cinese è sfuggito all'ultimo giorno.
Poco importa che aggiungendo argenti e bronzi gli Usa siano avanti ancora di 35 medaglie (126 a 91), per la Cina il pareggio negli ori va oltre il significato sportivo. Su Weibo, l'X cinese, c'è chi rievoca le 32 medaglie totali di Los Angeles 1984: «L'ascesa olimpica rispecchia l'ascesa cinese nell'economia, nel potere nazionale e in quello internazionale».
[…] Subito dopo i Giochi del 2000 a Sydney, viene messo a punto il cosiddetto «progetto 119», dal numero di medaglie disponibili tra alcune discipline messe nel mirino dal governo. L'idea di fondo è chiara: tutte le medaglie contano allo stesso modo, un oro nel tiro a segno vale quanto un oro nei 100 metri.
Tanti atleti entrano sin da giovanissimi nelle scuole sportive sponsorizzate dallo Stato, dove spesso trascorrono più tempo che a casa crescendo e allenandosi insieme nel tentativo di perfezionare le proprie abilità.
La Cina resta indietro in diversi sport di squadra, a partire dal calcio, ma sul resto migliora in modo travolgente. Compreso il nuoto, su cui in queste settimane si è consumata una battaglia di accuse incrociate con gli Usa su sospetti (non provati) di casi di doping.
Dopo l'exploit dei Giochi in casa del 2008 (51 ori), Pechino resta sempre sul podio. Dopo un secondo posto a Londra 2012 con 38 ori, a Rio 2016 arriva un deludente terzo posto con «appena» 26 ori. A Tokyo la Cina si avvicina moltissimo, 38 ori contro i 39 americani.
A Parigi, ecco il pareggio. Anche se, su alcuni account e blog nazionalisti, circolano medaglieri secondo cui il sorpasso sarebbe già avvenuto. In che modo?
Aggiungendo al conteggio i 2 ori di Hong Kong (che ha un proprio comitato olimpico) e i 2 di Taiwan, che gareggia come Taipei cinese. Totale riveduto e corretto: 44 ori.
Il medagliere «alternativo» non è adottato dai media statali, ma lascia intendere quanto l'affermazione sportiva sia anche una questione geopolitica. E allora, per chiudere il cerchio, c'è già chi pensa al 2028: «Faremo il sorpasso a Los Angeles, a casa loro […]
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