DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Gianni Mura per “la Repubblica”
Nel doppio pugno che Nibali tira all’aria, nel suo urlo ripetuto, c’è molto più della gioia per l’impresa che ha compiuto. È come se volesse dire a tutti: guardate, io sono questo, non quello che avete visto prendere colpi quasi ogni giorno, come un pugile suonato. Non quello scivolato talmente in basso nella classifica da non poter nemmeno più immaginarsi sul podio a Parigi.
Finalmente una giornata di luce, per Nibali: ci ha messo tutto il suo orgoglio da guerriero, tutta la voglia di non finire in modo anonimo un Tour che l’anno scorso l’aveva visto dominare e vincere quattro tappe. E forse c’era anche un po’ di rabbia perché la condizione, la pedalata giusta, tutto quello che fin qui aveva inseguito, l’ha raggiunto sì, ma a due giorni dalla fine. Nella giornata di luce per Nibali arrivano le ombre, non leggere, che butta Froome. Prima i fatti, poi le parole.
L’Astana ha in mente qualcosa, lo si capisce quasi subito, da come fa l’andatura in partenza sul Col de Chaussy. E si capisce un’altra cosa, non secondaria: che per Thomas, il super gregario di Froome, quello che Froome sognava accanto a sé sul podio, proprio non è giornata. Si stacca e va progressivamente alla deriva. Arriverà a 22’ da Nibali, nel gruppetto di Sagan. Il discorso del podio è chiuso, in classifica rotola in quindicesima posizione.
Già sul Col de Chaussy Nibali dà un paio di scrolloni, tanto per vedere cosa succede. Succede che a tappare il buco provvede Valverde, e questo rafforza la convinzione che alla Movistar vadano bene il secondo e il terzo posto, oltre al primato nella classifica a squadre. La tappa è corta, ma con tanta salita, la Croix de Fer è un’ascesa seria, supera i duemila metri, pendenze che toccano i 10%. Il gruppetto della maglia gialla è sempre più piccolo. Con Froome rimane un solo gregario, e neanche dei più forti: Poels.
Da questo gruppetto esce Rolland, che quassù aveva vinto tre anni fa, ma per lui non è una settimana fortunata: giovedì aveva trovato Bardet, stavolta trova Nibali. Vincenzo scatta deciso quando mancano 4 km alla cima. In quel preciso momento, Froome è in fondo al gruppetto per levare dagli ingranaggi un pezzo di bitume. Ed è questo che Froome non perdona a Nibali: l’attacco alla maglia gialla, attardata, anche se per pochissimi secondi, da un piccolo guasto meccanico.
Parla Nibali: «Dopo l’arrivo Froome mi ha detto parole così pesanti che non è il caso di ripeterle. Io credo che a fine tappa tutti dovremmo darci una calmata e far funzionare il cervello. Io Froome non l’ho visto, stavo parlando con un mio compagno, Kangert, che era alle mie spalle. L’attacco sulla Croix de Fer era stato pianificato. Non potevo aspettare l’ultima salita, sarebbe stato troppo tardi».
Qui Nibali dice una piccola bugia, perché rivedendo le immagini in tv, resta l’impressione che abbia scelto proprio quel momento per attaccare. È anche quello che sostiene Froome: «Aveva tutta la salita per attaccare, perché proprio in quel punto? Può dire quello che vuole, gli altri corridori m’han detto che mi ha visto, eccome. Questo per me è un gesto antisportivo. L’ho detto a Nibali e gli ho detto quello che pensavo di lui».
Nessuno dei due, secondo me, ha tutta la ragione dalla sua parte, ma Nibali ne ha una fetta più grossa. Si giustifica dicendo che in corsa succedono tante cose, che non esistono regole scritte. Rievoca l’episodio di qualche anno fa, tra Andy Schleck e Contador, quando il lussemburghese scattò sul salto di catena dello spagnolo. Potrebbe anche aggiungere, Nibali, che nella tappa olandese, quando lui era caduto, non si era fermata la corsa. Penso che Froome abbia ingigantito l’episodio. Non era caduto: non aveva forato, avrebbe potuto annullare la fuga di Nibali in pochi chilometri, volendo o potendo.
Il suo nervosismo aveva anche altre spiegazioni, oltre alla scarsa presenza dei compagni: quando è rimasto staccato uno spettatore dai capelli bianchi, su un tornante, gli ha fatto tre volte sotto il naso il gesto dell’ombrello, e già questo non è simpatico. Qualche altro sputo lo ha raggiunto nell’ultima salita. L’impresa di Nibali, anche ammettendo la macchia iniziale, resta, ed è una delle poche in questo Tour dominato da calcoli ragionieristici.
Ha dato retta all’istinto, all’orgoglio, a quello che volete, ha attaccato a 59 km dal traguardo, percorsi quasi tutti in solitudine se si eccettua la passeggera compagnia di Rolland, mollato nei primi km di salita verso il traguardo. Un bel numero, e infatti anche i commentatori della tv dicono chapeau con ammirazione, salvo poi aprire un dibattito sul fair play. Ancora Nibali: «C’erano molti italiani sul percorso e il loro tifo mi ha dato la carica. Ma tantissimi incoraggiamenti li ho avuti anche dai francesi, e mi fa molto piacere, ci tengo a ringraziarli.
Ora mi chiedete se sia possibile arrivare al terzo posto. Sinceramente non lo so, mi ritrovo quarto, a 1’19” da Valverde. Non è un’impresa impossibile, ma difficile, perché ho speso molto. La tappa è corta, solo 100 km, ma piena di difficoltà. Bisognerà vedere come si mette in partenza».
Intanto, c’è da salutare il repentino cambiamento d’abito del ragionier Quintana. A poco più di 5 km dal traguardo il colombiano scatta e stavolta usa la spada, non l’ago. Impazziscono di gioia i molti colombiani arrivati fin quassù, con striscioni molto fieri: «Compatriotas presentes». Froome cerca di prendergli la ruota, non ci riesce, e allora fa la cosa più intelligente. Lo lascia andare controllando che non prenda troppo distacco.
Bella lotta, tra il piccolo colombiano quasi sempre dritto sui pedali e il lungo anglo-kenyano quasi sempre seduto. Froome ha 3’10” di vantaggio, Quintana gli mangia 30”. Tenendo conto degli abbuoni a Froome restano 2’38” di margine. Può bastare, se non va in crisi nera. Lui sa cosa deve fare: «Marcherò un solo avversario, Quintana. Mi piacerebbe vincere all’Alpe, ma è più importante difendere questa maglia e portarla a Parigi».
Ultimi Dagoreport
DAGOREPORT - BENVENUTI AL “CAPODANNO DA TONY”! IL CASO EFFE HA FATTO DEFLAGRARE QUEL MANICOMIO DI…
DAGOREPORT: BANCHE DELLE MIE BRAME! - UNICREDIT HA MESSO “IN PAUSA” L’ASSALTO A BANCO BPM IN ATTESA…
FLASH – IL GOVERNO VUOLE IMPUGNARE LA LEGGE REGIONALE DELLA CAMPANIA CHE PERMETTE IL TERZO MANDATO…
FLASH – IERI A FORTE BRASCHI, SEDE DELL’AISE, LA TRADIZIONALE BICCHIERATA PRE-NATALIZIA È SERVITA…
DAGOREPORT – MARINA E PIER SILVIO NON HANNO FATTO I CONTI CON IL VUOTO DI POTERE IN FAMIGLIA…