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MONDIALE IN BRASILE - INFORTUNIO A NEYMAR 7
1 - O’NEY COME PELÉ. ARBITRI, DOV’È FINITA LA TOLLERANZA ZERO?
Gigi Garanzini per “la Stampa”
Povero Neymar, ora sì che è più vicino al grande Pelé. Quel che è successo al campione di adesso, dover cioè dire addio ad un Mondiale da protagonista, accadde per ben due volte al fuoriclasse di allora. La prima nel ’62 in Cile, quando stava tra l’altro per compiere i 22 anni di Neymar, la seconda quattro anni più tardi in Inghilterra. Con due differenze che val la pena ricordare.
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La prima è che il Brasile ’62 era fortissimo e riuscì a vincere il titolo anche senza il suo fenomeno, con Amarildo a farne le veci sotto rete e l’irripetibile Garrincha ad aprire le difese avversarie come scatolette. La seconda è che se in Cile fu uno stiramento alla seconda partita del girone a eliminare O’ Rey, nel girone di Liverpool furono invece i colpi scientificamente proibiti degli avversari. Nella prima partita Pelé segnò alla Bulgaria dopo meno di un quarto d’ora e uscì da lì a poco per una zampata a tradimento di Zhechev.
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Nella seconda provò a tornare in campo, ma quella benda poco sotto il ginocchio fu un richiamo troppo forte per il portoghese Morais che lo liquidò per il conto totale.
Era un calcio violento quello di allora, basti pensare che fu il picchiatore Nobby Stiles più ancora di Bobby Charlton l’uomo simbolo dell’Inghilterra finalmente campione.
È un calcio da tolleranza zero quello del Mondiale 2014, o forse doveva esserlo e poi qualcosa strada facendo si è perso. Lo fosse stato avremmo visto sventolare molti più cartellini gialli, soprattutto in queste ultime partite. Più un rosso inderogabile al francese Matuidi che al povero Onazi ha rotto tibia e perone e che lo statunitense Geiger si è ben guardato dall’espellere.
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Anche Neymar è stato a sua volta vittima dell’arbitraggio. Per la semplice ragione che il mediocre e casalingo spagnolo Velasco Carballo ha tollerato troppo a lungo il gioco intimidatorio dei brasiliani, ebbene sì, nei confronti di James Rodriguez. Dopo almeno tre entratacce su di lui nel primo tempo, due di Fernandinho e una di David Luiz, il primo cartellino è arrivato quasi a metà ripresa e non per gioco violento. In quell’atmosfera permissiva è maturato un agonismo eccessivo che alla fine ha prodotto la sua brava vittima.
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Con una componente decisiva di fatalità, questo è sicuro, perché l’intervento di Zuniga è duro ma non brutale e da lì alla frattura di una vertebra il passo è enorme. Neymar era certamente stanco, oltre che in serata-no, forse gli è mancato il riflesso di irrigidirsi per prepararsi all’impatto. Di sicuro il prezzo da pagare è altissimo, per lui innanzitutto, per la Seleçao, per l’esito di un Mondiale che sino a ieri era splendido e adesso è come offuscato da un trauma tanto scioccante.
E adesso pover’uomo? Il pover’uomo è Scolari che si sarebbe comunque divertito poco a preparare una semifinale con la Germania. Figurarsi senza i suoi totem, Thiago Silva e Neymar. Oltre che il regista difensivo e l’ispiratore offensivo, il Brasile ci rimette pesantemente sul piano della personalità, che in sfide come queste è spesso decisiva. Proverà a supplire con la volontà di ribellarsi a un destino che sembra mettersi di traverso. Questa anche i gregari la conoscono.
2 - INSULTI E MINACCE DI MORTE, ZUNIGA DIVENTA IL MOSTRO
M.Cr. per “la Repubblica”
Lo vogliono in galera, lo vogliono inchiodato dalla prova tv, lo vogliono squalificato per mesi, e soprattutto non vogliono rivederlo mai più in Brasile. Qualcuno addirittura lo insulta e lo minaccia di morte via Internet. Il mondiale ha un nuovo mostro, ben più cruento del cannibale Suarez, perché Juan Camilo Zuniga ha commesso un crimine sportivo inaudito: ha fatto fuori Neymar. In pratica, un regicidio.
«Ma io non gioco a calcio per rompere la schiena agli altri, è stata una normale azione di gioco», si difende lui mandando a Neymar una lettera di scuse. «Spero che con l’aiuto di Dio possa tornare presto in campo, io non volevo fargli male». Pochi gli credono. «Ho molti dubbi che dica la verità», commenta Fabio Cannavaro. «Un colpo violentissimo e intenzionale» è invece il parere di Ronaldo, mentre il Jornal do Brasil scrive senza mezzi termini: “Per un fallo del genere, la prigione sarebbe il minimo!».
il ballo di oscar del brasile e di ivan rakitic della croazia
La Fifa ha aperto un’inchiesta, la federcalcio brasiliana ha inoltrato formale protesta non solo per l’intervento su Neymar («Neanche ammonito, è incredibile», afferma Scolari) ma per gli arbitraggi nel loro complesso: avrebbero finora penalizzato la Seleção. Le immagini sono contro il colombiano, già autore di un pesantissimo intervento con il piede a martello sul ginocchio di Hulk.
Nel contrasto finale con Neymar, si vede Zuniga avanzare a ginocchio alto e poi spingere l’avversario. Un’entrata feroce. Non può mancare il commento di Maradona: «Un arbitro disastroso, il peggiore che abbia visto negli ultimi dieci anni ». Ma Diego, per non smentirsi, non dice neppure una parola su Neymar: «L’arbitro doveva espellere Julio Cesar e Hulk, il Brasile ha colpito i colombiani dall’inizio alla fine e David Luiz ha commesso almeno sette falli intimidatori su James Rodriguez».
Pure i colombiani si lamentano dello spagnolo Velasco per la mancata espulsione di Julio Cesar, mentre Scolari protesta per il cartellino giallo che costerà la squalifica al capitano Thiago Silva: «Ammonito mentre a Zuniga è stato permesso di tutto, non ci sono parole».
Fino a quella terribile ginocchiata, il laterale del Napoli aveva disputato un mondiale eccellente e la Colombia di Yepes e Zapata era stata, anche, un modello di riscatto. In una manciata di secondi, però, Zuniga è tornato Zuniga, un comprimario, l’onesto lavoratore rimesso in sesto da Mazzarri e rimasto fuori, quest’anno, oltre sei mesi a causa di un’operazione al ginocchio: la sua parte del corpo maledetta.
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