CONTE FA I CONTI IN TASCA AI TIRCHI AGNELLI/ELKANN (“IL BAYERN VINCE PERCHE’ SPENDE”) E PREPARA LE VALIGIE…

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Emanuele Gamba per "la Repubblica"

Se si trattava di prendere le misure della distanza tra la Juventus e il tetto d'Europa, eccola: quarantotto milioni di euro. È un'unità di misura simbolica ma che rende l'idea, è il metro - tutto sommato oggettivo - usato da Antonio Conte: «Il Bayern può permettersi di spendere 48 milioni per un solo giocatore». Tra l'altro, nemmeno un fuoriclasse: è stato il prezzo pagato all'Athletic Bilbao per la clausola rescissoria del basco Javi Martinez, centrocampista difensivo, tutto sommato un pezzo di contorno.

Difatti, l'altra sera la sua assenza (era squalificato) non è stata rivelante. Ma quei soldi sono soprattutto il costo della superiorità del Bayern sulla Juve che, convertita in gol, fa 2-0. «Il nostro palazzo ha solo un anno e mezzo di vita, non si può costruire un grattacielo con paletta e secchiello », ha aggiunto l'allenatore: una metafora simile a quella delle nozze con i fichi secchi, anche se sono fichi pregiatissimi.

Con il suo budget, i suoi investimenti, le sue disponibilità e le sue idee (alcune azzeccatissime, altre meno) la Juventus ha potuto fornire a Conte i mezzi per risalire in 18 mesi dalle cantina del campionato ai piani nobili della Champions, e questa rimane un'impresa straordinaria. Ma arrivati sull'ultimo scalino, i bianconeri sono stati respinti: il club delle prime è esclusivo e, oggi come oggi, non è aperto alle italiane.

Riferendosi ai dati del bilancio chiuso al 30 giugno 2012, si può leggere come il Bayern abbia un fatturato superiore a quello della Juve di 160 milioni (373 a 216). I bianconeri ricavano più dei tedeschi solamente dai diritti tv, ma al botteghino incassano (incassavano: con il nuovo stadio, il margine si è ridotto) cento milioni e dagli sponsor trenta milioni in meno. Il Bayern muove 57 milioni soltanto con il merchandising, voce che in Italia è quasi irrilevante.

Così i tedeschi possono spendere molto e chiudere il bilancio in attivo (+11,1), mentre la Juve deve stare attenta ai costi per tentare di sforbiciare i passivi (-48,6). I soldi per un decisivo salto di qualità - sul piano economico - ci sarebbero in caso di qualificazione alla semifinale che, da sola, garantirebbe una decina di milioni: in pratica, una paletta più robusta, un secchiello più capiente.

L'alternativa è sacrificare un paio di star (Vidal e Vucinic) per incassare i soldi necessari per arrivare finalmente al top player: magari anche ai 60 milioni della clausola rescissoria di Cavani, il giocatore preferito da Conte assieme a Suarez, l'uruguayano del Liverpool. Di sicuro, il fatto di avere ormai una struttura solida consentirà di investire finalmente sul pezzo pregiato.

La Juve ha preso atto, anche se c'è chi sostiene che le misurazioni siano state imperfette. Chiellini, ad esempio: «Non è questa la reale differenza tra noi e loro, perché noi siamo rimasti al di sotto delle nostre possibilità. Non avrebbe dovuto succedere ma è successo: c'è quasi da essere contenti per il risultato, perché poteva tranquillamente finire 3-0. Invece siamo ancora in corsa: se giochiamo come facciamo di solito, la rimonta è fattibile». Prima di fare altre perizie, dunque, la Juve fa la conta delle speranze. Pensa di averne.

Bonucci ha twittato la sua voglia di rivincita, Buffon ha risposto all'acidità di Beckenbauer («Ha preso gol da 120 metri, sembrava un pensionato») con ironia graffiante: «Non posso obiettare nulla a quanto detto da quel vecchio saggio. Però posso ricordargli un adagio ricorrente: quando sei martello batti, quando sei incudine statti. Bisogna stare zitti e aspettare la prossima partita». Cioè ancora sei giorni, il tempo necessario per realizzare che il calcio è l'unico sport al mondo in cui i soldi non fanno sempre, regolarmente e matematicamente la felicità. All'assalto, armati di paletta e secchiello.

 

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