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CALCIO MARCIO, LOTITO TREMA - CONTRIBUTI E INTIMIDAZIONI: NEL MIRINO IL SISTEMA DI POTERE DEL PATRON DELLA LAZIO - LOTITO SI DIFENDE: “CAMPAGNA DIFFAMATORIA CONTRO DI ME, CHI MI ACCUSA SARÀ ACCUSATO” - MA RISCHIA DI USCIRE DI SCENA

Guglielmo Buccheri per “la Stampa”

 

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Quattro uomini della Digos nella sede della Federcalcio a Roma, altrettanti in quella della Lega Pro (ex C1) a Firenze e, poi, a casa. Claudio Lotito, patron della Lazio e della Salernitana e membro del governo del nostro pallone, è indagato dalla procura della Repubblica di Napoli con l’ipotesi di accusa di tentata estorsione.
 

Perquisizioni anche a casa
Perquisizioni lunghe, dettagliate, attente a non tralasciare il minimo particolare. Lotito è indagato perché i pm napoletani vogliono capire se dietro all’appoggio politico del dirigente laziale all’attuale vertice della Figc nell’agosto scorso ci sia un suo personale accrescimento di potere e forza d’urto all’interno della stessa federazione e del calcio italiano. «Ho la massima fiducia nella magistratura e confido che in breve tempo possa chiarire la mia posizione al fine di trasformare i miei accusatori in accusati», così Lotito.

 

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I suoi accusatori sono i presidenti di un gruppo di squadre (almeno dieci) della Lega Pro che, nelle settimane scorse, hanno raccontato agli inquirenti delle intimidazioni subite dal patron della Lazio e della Salernitana perché non voltassero le spalle alla governance in carica, non votando il bilancio nell’assemblea dell’ex serie C1. Il calcio subisce una nuova spallata e si divide.

 

C’è il partito di chi guarda alle ultime mosse dei pm di Napoli come il segnale di un percorso irreversibile e destinato ad accendere ulteriori, pericolosi, scenari. E c’è chi ricorda come Lotito non abbia mai avuto un ruolo da tesoriere, in quanto la Figc non elargisce contributi alle società professionistiche o alle leghe che compongono la nostra federazione. 
 

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Rischio decadenza
Lotito si difende e parla di «una campagna diffamatoria contro di me il cui fine è ostacolare l’opera di risanamento del calcio che sto contribuendo, faticosamente, a portare avanti...». Presto, però, il patron della Lazio e consigliere Figc potrebbe essere chiamato a difendersi nelle aule dei tribunali sportivi: l’inchiesta del procuratore della Federcalcio Stefano Palazzi è infatti praticamente chiusa e nei prossimi giorni arriverà il verdetto.

 

Nel caso in cui Lotito dovesse finire a processo (sportivo) potrebbe rischiare una sanzione tale da costringerlo a dimettersi da tutte le cariche e, praticamente, uscire di scena (i contatti fra Palazzi e la procura di Napoli sono continui anche in queste ore).
 

Le indagini delle toghe del pallone così come quelle dei pm napoletani hanno avuto avvio dalla telefonata del febbraio scorso, un colloquio fra Lotito e il direttore generale dell’Ischia Pino Iodice durante il quale il presidente della Lazio parlava di come sarebbe arrivato un «anticipo di cassa» dalla Lega di A all’ex serie C, ma solo in presenza di un accordo. Lo stesso Lotito, nel dialogo registrato di nascosto dal dirigente campano, raccontava di avere in mano «17 o 18 voti...» su venti tra i club di A.

 

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Nella interminabile trasferta romana degli investigatori napoletani c’è stato spazio anche per fare qualche domanda al presidente della Figc Tavecchio e per riempire le borse di carte relative alle assemblee elettorali o a quelle per il voto dei bilanci. «L’ho fatto per il bene del calcio», dice Iodice. «I miei accusatori diventeranno accusati», ripete Lotito, che oggi non volerà a Spalato sull’aereo dell’Italia per la partita di domani con la Croazia.

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